di Angelomauro Calza

Gli Italiani lo ricorderanno in tivvù alla Domenica del Villaggio, al fianco di Davide Mengacci, con i suoi immancabili occhiali da sole, il taccuino e la parlantina con un leggero accento dialettale sciorinare numeri e ruote. Io lo ricordo, come i tanti che lo conoscevano personalmente, semplicemente come “una brava persona”, espressione che oggi vuol dire davvero tanto: rarità! Antonio Manfredi, Totò per tutti, da qualche ora non è più tra noi. L’esperto del Lotto di Maratea si è spento al San Carlo dopo una fastidiosa malattia.

Totò Manfredi con Davide Mengacci durante una untata della Domenica del Villaggio

Era una delle persone più conosciute di Maratea da anni: soprattutto dopo le sue numerose apparizioni televisive, ospite fisso per lungo tempo della trasmissione di Mediaset era riferimento dei turisti amanti del Lotto, cui non rifiutava mai una previsione, una giocata, raccomandando sempre di non esagerare con le cifre puntate. Nel Tabacchi-ricevitoria del Lotto facevano bella mostra cartelli scritti con un pennarello: i numeri di Totò, Totò suggerisce di giocare, il terno studiato da Totò e così via, con sotto i numeri della previsione. Abitava in una casa che era forse quella con la scalinata più infiorata di Maratea, quella più bella, che d’estate, che attrae l’attenzione di chi passeggia nei vicoli della Perla del Tirreno.

L’annuncio della sua morte, con un post commovente lo ha dato Pippo Schettino, medico di Maratea, suo grande amico, “quasi fratello”, come ha scritto e come vi riproponiamo. Intanto saluto anche io l’amico Totò.

“Giovedì me ne ero tornato dal San Carlo con la morte nel cuore… Ero passato a trovarti, avevamo parlato, ti avevo incitato a non mollare perché era in piazza buraglia che ci saremmo dovuti di nuovo incontrare. Ma era chiaro ai miei occhi di medico che ciò non sarebbe stato possibile. Troppo precarie le tue condizioni di salute. E mentre ti osservavo facendo finta di niente, le immagini, i ricordi, i frammenti di tanta vita trascorsa insieme, da fratelli più che amici, hanno iniziato a farsi spazio dentro di me come ad annullare un destino ineluttabile che l’altra parte di me non avrebbe mai accettato… E alla fine sono “scappato” , perché i tuoi occhi consapevoli, velati di lacrime ma pieni di gratitudine per la mia visita a sorpresa , erano troppo “intensi” per essere “partecipati” anche per me, abituato da sempre a dominare le emozioni. E ci hai lasciati, nello sgomento e nella solitudine. Lontano. Forse per fare finta di esserti nascosto come in uno dei tuoi tanti proverbiali scherzi ai quali spesso ho contribuito in maniera diretta. O forse per far sembrare tutto uno spiacevole sogno dal quale svegliarci e rivederti di nuovo nella nostra piazza buraglia. Purtroppo però non è così e da oggi Maratea, la tua Maratea non sarà più la stessa e anche noi faremo fatica ….. Riposa in pace “fratello mio”, insieme alla tua dolcissima mamma”.