Sanità lucana prudente e virtuosa? Una ipotesi di lettura positiva dei dati che la vedono tra quelle che hanno somministrato meno vaccini rispetto alle quantità ricevute

 

di Angelomauro Calza

I vaccini arriveranno. In Basilicata e anche nel resto d’Italia. Non può essere altrimenti. Le case farmaceutiche hanno in mano il pallino e cospicue prenotazioni da tutto il mondo. Ma quando? Resta da verificare la loro capacità produttiva (o la volontà a soddisfare rapidamente la bisogna): riusciranno cioè a consegnare (vorranno?) le dosi necessarie (miliardi!) in tempi tali da non consentire al virus di mutare, con il pericolo che i vaccini già effettuati non abbiano più efficacia? L’osservazione appare pertinente, perché essendo quello del Covid-19 un virus RNA, “potrebbe – dice un esperto biologo – anche essere sfuggente al vaccino perché può mutare nel tempo, soprattutto perché ci saranno individui che non si vaccineranno, e quindi potremmo assistere anche a delle forme differenti, mutate, perché il virus si svilupperebbe tra questi individui. Per esempio – ci dice a mò di esempio – il virus influenzale, che è un cugino stretto del virus del Covid-19, ogni anno ci costringe a preparare un vaccino nuovo proprio perché muta nel tempo e quindi si è costretti a risintetizzare altre formule di vaccino”. C’è bisogno di dosi di vaccino, quindi, tante, ma c’è bisogno anche che l’operazione-immunizzazione venga effettuata rapidamente, proprio per non dare modo e tempo al virus di mutare. E allora, se così fosse, le polemiche sul numero di vaccini somministrati con accuse alla politica, alla organizzazione, vengono a perdere di efficacia se si guardano i numeri. Che ci incazziamo a fare perché sono state somministrate poche dosi? Quelle erano, quelle sono arrivate. Quelle hanno mandato le case farmaceutiche, e le programmazioni di chi si trova a dover gestire la campagna dei vaccini non possono che essere subordinate agli invii delle “multinazionali della salute”. E se per caso ci sono ritardi nella consegna? Metti che una regione si trovi nella necessità di averne per poter procedere alla seconda dose, quella di richiamo, e non ne ha? Se trascorrono tempi lunghi potrebbe vanificarsi l’effetto della prima dose. Allora sotto questo punto di vista possiamo pensare che la Basilicata insieme ad altre regioni che hanno utilizzato più o meno il 50 per cento delle dosi arrivate sia virtuosa, siano virtuose? Cosa accadrà in Campania dove sono state inoculate il 92 per cento delle dosi ricevute nel momento in cui entro 25-26 giorni non arrivano 100.000 dosi, ma 60.000 (per esempio)? Accade che 40.000 prime dosi si sono rivelate sprecate in assenza della fiala di richiamo? E se tutti i TG e i giornali stanno enfatizzando da giorni che stanno per arrivare un milione e mezzo di dosi (quindi per 750.000 cittadini), calcolano anche che in Italia siamo 60 milioni di abitanti (e che perciò ci vogliono 120 milioni di dosi)? Cioè arrivano dosi bastevoli per l’1,25 per cento della popolazione: quanto manca per arrivare a 100? Stesso discorso sull’enfasi di Arcuri nell’annunciare che entro il 31 marzo saranno stati vaccinati 6 milioni di italiani (non si capisce però se già è calcolato anche il richiamo o no, ma diamo per buono il numero). Ok, e i restanti 54 milioni (cioè 108)? Se i tempi sono questi il virus va in brodo di giuggiole: ha tutto il tempo per mutare e rendere inutile tutto quanto si sta facendo! Ovviamente questo è un calcolo puramente aritmetico, in realtà il numero delle dosi di vaccino che arriveranno da qui a giugno dovrebbe esser tale (come annunciato) da non far sì che ci vogliano 30 mesi per vaccinare potenzialmente tutti gli italiani, ma è necessario riflettere bene sui numeri, non cedere con favore ai sensazionalismi, sia positivi che negativi, e tener ben presente che la situazione nazionale si ripercuote naturalmente sulle realtà regionali. In Basilicata, Report o non Report, la situazione va letta asetticamente, senza tifoserie a favore o contrarie, senza forzature. Sia l’assessore al ramo, “Sua Sanità Leone” che il Direttore generale Esposito ostentano fiducia e rassicurano che tutti i lucani saranno vaccinati nei tempi previsti, prima di lanciare strali contro di loro diamogli un altro po’ di tempo, tutte le regioni vivono situazioni similari. Aspettiamo. Ma solo ancora un po’ sperando che non ci siano altre, antipatiche corsie preferenziali. E non scandalizziamoci più di tanto manco per l’episodio di monsignor Ligorio che si è sottoposto a vaccino “saltando la fila”: va letto in due modi, anche qui uno a favore uno contro. Quello contro è che è sembrato sconveniente se non il vaccinarsi, sicuramente l’essersi fatto fotografare mentre lo faceva. Il pro: la sua giustificazione. Tutto sarebbe avvenuto solo per convincere la gente a sottoporsi al vaccino. Una sorta di spot “pubblicità progresso” che qualcuno gli ha proposto di realizzare e che lui in buona fede ha accettato di “girare”. Ciascuno si formi la convinzione che crede, in libertà, solo che questa pubblicità, in assenza di un numero sufficiente di vaccini, potrebbe rivelarsi quantomeno intempestiva, come se spinti dagli spot ci recassimo tutti nei bar a comprare una lattina della bevanda del momento e ci sentissimo rispondere che è finita e che si attende che arrivino nuove forniture. Che delusione le pubblicità ingannevoli!

© copyright www.angeloma.it – è consentita la riproduzione anche parziale a scopo di critica, confronto e ricerca purché con citazione degli autori e linkando la fonte