Riportiamo di seguito l’articolo apparso su “RIF day”, il mattinale di informazione per il farmacista, che ieri mattina ipotizzava come probabile la firma dell’accordo già ieri sera, così come poi avvenuto. L’accordo prevede una remunerazione per i medici di famiglia di 12 euro se il tampone rapido antigenico viene effettuato al di fuori dallo studio (ad esempio nelle Case della Salute, in locali predisposti dalle Asl, nei tendoni della Protezione Civile, etc.) mentre saranno riconosciuti 18 euro se il test viene effettuato nello studio del medico. Studi che chiaramente dovranno essere organizzati. È previsto anche che si possano fare al domicilio del paziente.

Procede il percorso verso  l’intesa che di fatto “arruola” i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, per tutta la durata dell’emergenza Covid, nelle attività di testing & tracing finalizzate a controllare e contenere la diffusione del coronavirus. Mmg e pediatri dovranno garnatire, insieme alla loro abituale attività professionale, l’effettuazione dei tamponi rapidi o di altro test di sovrapponibile capacità diagnostica, prevedendo l’accesso dei pazienti su prenotazione e previo triage telefonico.

Già oggi (ieri ndr) le parti potrebbero essere convocate dalla Sisac (cono state poi convocate)  per firmare l’accordo, che prevede una remunerazione per gli Mmg e i pediatri pari a 12 euro se il tampone rapido antigenico viene effettuato al di fuori dallo studio (ad esempio nelle Case della Salute, in locali predisposti dalle Asl, nei tendoni della Protezione civile, eccetera), e di 18 euro per i test effettuati nello studio del professionista. Ma dall’incontro cui hanno preso parte ieri le Regioni, la Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), il Sindacato nazionale autonomo dei medici Italiani (Snami), Intesa sindacale e Sindacato medici italiani (Smi) sono scaturite anche difficoltà e criticità. La prima riguarda la volontarietà da parte dei medici di base: fare i test rapidi per tutti i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta non può essere in alcun modo obbligatorio, cosa che  peraltro farebbe entrare le nuove disposizioni nell’Accordo collettivo nazionale stralcio (il contratto di lavoro dei medici convenzionati), scavalcando l’adesione volontaria.

“Abbiamo già un carico di lavoro non da poco” afferma al riguardo il  segretario nazionale dello Smi Pina Onotri (nella foto di copertia). La volontarietà sarebbe importante e le adesioni ci sarebbero di sicuro. Anche perché rischiamo che tutti i pazienti affetti da altre patologie e i cronici non potendo utilizzare gli ambulatori presso Asl e ospedali a causa dell’epidemia confluiscano dai medici di base.  Per questo abbiamo chiesto alla Conferenza di rinforzare gli uffici di sanità e igiene pubblica su tutto il territorio nazionale, l’istituzione delle Usca (le unità che dovrebbero fare i tamponi e gli accertamenti domiciliari) nelle Regioni dove non sono mai partite, come nel Lazio, e la messa in campo di medici giovani visto che l’età media attuale è di 60 anni”.

Altro punto critico sono le sedi dove fare i tamponi rapidi, che – a sottolinearlo è  Fp Cgil – “non possono essere certo i singoli studi medici visto che non hanno le caratteristiche opportune per far restare separati gli assistiti non-Covid dai sospetti contagiati“.

Su questo punto sembra esserci un’apertura poiché potrebbero essere messi a disposizione locali delle Asl. L’attività però dovrebbe essere organizzata al di fuori dell’orario di ricevimento e degli appuntamenti per il vaccino antinfluenzale, con un notevole aggravio orario.

“Per il momento”  riferisce Onotri “l’unica cosa che abbiamo ottenuto è la rassicurazione da parte del ministero della Salute sulla dotazione di dispositivi di sicurezza che ci dovrebbero essere consegnati a breve”.

In ogni caso, l’accordo prevede anche che i  tamponi si possano fare al domicilio del paziente e che potranno inoltre essere coinvolti nell’effettuazione dei tamponi anche i medici di continuità assistenziale, dei medici di medicina dei servizi, dei medici dell’emergenza sanitaria territoriale nonché dei medici operanti in altre strutture organizzative dell’assistenza territoriale quali, ad esempio, le Usca. (Secondo l’accordo firmato per tutta la durata dell’emergenza Covid i mmg integreranno tra i loro compiti (e quindi saranno obbligati se sussistono le condizioni per farlo) l’effettuazione dei tamponi rapidi o di altro test di sovrapponibile capacità diagnostica prevedendo l’accesso dei pazienti su prenotazione e previo triage telefonico ndr).
La remunerazione di medici e pediatri, secondo le assicurazioni del  ministero della Salute, troverà con ogni probabilità capienza  nel Decreto Ristoro con uno stanziamento dedicato di 30 milioni di euro fino al 31 dicembre 2020. La previsione, dunque, è quella che Mmg e pediatri di libera scelta effettuino circa due milioni di tamponi rapidi, che saranno in ogni caso forniti (così come tutti i dispositivi di protezione individuale) dal commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri.

Secondo la tempistica riferita da un’anticipazione di quotidianosanità.it, una volta raggiunto l’accordo in Sisac con i sindacati, il dossier passerà nuovamente al Comitato di settore Regioni-Sanità, che dovrà approvarlo. Il testo passerà poi alla Corte dei conti per approdare infine in Conferenza Stato-Regioni per il via libera definitivo. L’intenzione è di portare a termine l’iter entro la fine della settimana, così che la possibilità di effettuare tamponi rapidi da medici di famiglia e pediatri diventi operativa già dalla prossima settimana.