La crisi del centrosinistra, il fallimento del gruppo dirigente dem accusato pubblicamente dal segretario cittadino Pessolano, la realpolitik di Speranza che prepara il rientro nel PD (già raggiunta lò’intesa con Zingaretti?)

 

 

di Angelomauro Calza

 

Evvabbè, che almeno in politica, a Potenza, in questo momento, si faccia tesoro degli studi del Liceo, si rispolveri il Decamerone e si rilegga Chichibio e la gru, che se – come il nobile Currado – manco Tramutoli e Guarente gridano, l’anatra (che le gru qua non volano, si montano) manco la caccia fuori la seconda zampa! Hai voglia a restare zoppa! … Massì… che poi che devono gridare? Di questi tempi il pericolo è opposto, perché con questa moda che c’è di saltare da una parte all’altra, l’anatra corre il rischio di ritrovarsi con tre zampe. Certo, sempre dovrebbe imparare a camminare in un modo diverso, perché tre zampette intralciano alla pari di una sola e l’altra sostituita da una stampella, ma abundare melius est quam deficere, per cui… meglio tre: non si sa mai, metti che nei cinque anni a seguire una si rompe…

Mario Guarente (ph. Luisa Calza)

Mario Guarente (ph. Luisa Calza)

Metafore a parte, il dato di fondo di questo ballottaggio al Comune di Potenza tra il candidato leghista di centrodestra e quello indipendente di sinistra di Basilicata Possibile sta nelle motivazioni di chi voterà per loro e per loro chiederà un voto: chi sostiene il primo chiede di votare “per far vincere Guarente”, dall’altra parte, sostenitori diretti di Tramutoli a parte, chi ha deciso di sostenere e far votare Tramutoli, non sta chiedendo un voto per il professore, ma “per non far vincere Guarente” sbandierando lo spauracchio Lega.

Valerio Tramutoli

Valerio Tramutoli

Ecco, allora, che vien fuori ancora più prepotentemente la crisi profonda che il centrosinistra ed il PD stanno attraversando: un momento di grande vuoto propositivo, programmatico e politico, di “non-decisionismo” e prolungata attesa che ha portato anche alle Comunali di Potenza a scegliere il candidato sindaco all’ultimo momento, come avvenuto per le Regionali, con risultati analoghi. Il vero punto politico di questi giorni, al di là delle pure questioni legate alle strategie elettorali, è che il gruppo dirigente del centrosinistra e del Partito democratico più in particolare, in Basilicata è stato spazzato via in 60 giorni, collezionando batoste alla Regione, alle Europee e alle Comunali, dove unici baluardi del centrosinistra che fu sono rimasti, in provincia di Potenza, Giovanni Lettieri a Picerno e Graziano Scavone a Tito, dove gira la battuta che ha vinto facile perché la segretaria provinciale del PD potentino, Maura Locantore, titese, non lo ha appoggiato.

Vito Santarsiero

Vito Santarsiero

Il voto a Tramutoli, quindi, è sostanzialmente un voto che archivia il gruppo dirigente del centrosinistra nella sua totalità, eccezion fatta probabilmente per Vito Santarsiero, che anche nelle ultime ore ha addossato pubblicamente pesanti responsabilità della disfatta ai segretari e all’intero gruppo dirigente, e Carlo Chiurazzi a Matera, che ha sostenuto candidati che hanno vinto a Nova Siri, a Rotondella e a Bernalda.

Carlo Chiurazzi

Carlo Chiurazzi

E il dopo-voto amplifica e complica ancora di più la vicenda politica ed elettorale di Potenza, con le segreterie regionali e provinciali del PD e articolo Uno sicuramente consci delle responsabilità proprie negli insuccessi degli ultimi mesi, con il Presidente del partito democratico, Vito Giuzio, che da buon padre di famiglia avrà sicuramente fatto votare per il figlio, schierato in lista in favore di Tramutoli, e con il segretario cittadino Donato Pessolano, politicamente ancora ingenuo, ma onesto e sincero, che rilascia una intervista in cui, come Asia Argento con Harvey Weinstein, denuncia di essere stato sedotto e abbandonato, ma dice anche verità che altro non fanno che confermare lo “stato di liquidazione” del partito. Due mesi, si diceva, 60 giorni di silenzio politico, spesi a duellare l’un contro l’altro, a combattere come leoni marini che si azzannano ferendosi e stancandosi per conquistarsi il diritto di fecondare la femmina, senza rendersi conto che nel frattempo la femmina l’ha già fecondata un altro: in 60 giorni, dal 9 per cento delle regionali, Tramutoli ha triplicato i consensi, altro che riproduzione!

Roberto Speranza (ph. Luisa Calza)

Roberto Speranza (ph. Luisa Calza)

Intanto anche Roberto Speranza, nel nome del “necesse est” della realpolitik pare abbia deciso di preparare il rientro nel Partito Democratico (si vedrà in quali forme), sacrificando il gruppo di Articolo Uno, la stessa Bianca Andretta e il suo amico Giampiero Iudicello, sulla base di una intesa che sembrerebbe essere stata già raggiunta con Nicola Zingaretti. Di sicuro, se le cose dovessero restare così, per la seconda volta Speranza potrebbe ottenere un seggio alla Camera fuori dalla Basilicata, dove per il centrosinistra sembrerebbe non esserci più “aria”.