Il Segretario regionale della Cgil a margine della Conferenza di Organizzazione della Cgil lucana parla del mancato uso corretto dei fondi del recovery plan e invoca l’intervento della Magistratura dimenticando forse la forza politica del sindacato che migliaia di lavoratori gli danno

di Angelomauro Calza

Ieri lo ha fatto ancora una volta: al microfono della Tgr, a margine dell’assemblea organizzativa della Cgil di Basilicata, il segretario generale lucano, Angelo Summa ha dichiarato: “Il mancato uso corretto dei fondi del recovery plan non sarà perdonato. Credo che la magistratura anche debba indagare per vedere questo patto stretto tra sindaci ed ex sindaci sulle gestioni clientelari al di là dei proclami”. Ma come? Ancora una volta tira in ballo la Magistratura? Ha iniziato già all’indomani della vicenda giudiziaria che coinvolse nel 2018 l’allora Presidente della Giunta regionale, Marcello Pittella ed altri tra burocrati e funzionari regionali.

Un momento dell’Assemblea Organizzativa della Cgil a Potenza

Espresse soddisfazione, e – se non ricordo male, altrimenti mi scuso e sono pronto alla rettifica – dichiarò anche alla stampa che lui stesso si era augurato da tempo un intervento dei giudici. Io, garantista sfegatato e impenitente, ogni qualvolta sento o leggo di una persona tratta in arresto senza che ancora sia stata accertata la sua colpevolezza nei tre gradi di giudizio mi sento male. Che ci posso fare? So’ socialista (non del PSI, che è altra cosa), mi sento garante e paladino della libertà, quella praticata, e Pertini è il mio faro. Non riesco a concepirlo un uomo chiuso in una cella per un certificato sbagliato o per aver messo una buona parola. Fino a che non c’è sentenza di condanna definitiva io non lo concepisco e non lo accetto. Forse è anche questa la differenza tra socialismo e comunismo? Non lo so, conosco tanti comunisti che la pensano come me sull’argomento, non posso certo generalizzare. ma torniamo a bomba. Da allora più volte ha espresso le sue convinzioni giustizialiste, l’ultima, prima di ieri, in occasione qualche settimana fa degli avvisi di garanzia emessi nei confronti di diversi rappresentanti regionali, politici e burocrati (ancora una volta).

Ad Angelo Summa voglio bene, lo considero un amico, è persona amabile, ma spesso non mi ritrovo con la sua linea, e questo accade sempre quando mostra quella sua vena che veicola sangue e giustizialismo. Ne ha tante, di vene, tutte apprezzabili, ma questa, così come si fa con quelle varicose, andrebbe estirpata. Le soluzioni – come diceva Craxi durante il suo periodo di esilio – devono essere politiche, è la politica che deve affrontare e risolvere i problemi, non la Magistratura.

Un momento dell’Assemblea Organizzativa della Cgil a Potenza

E così il sindacato: deve risolvere con la trattativa politica, alzare la voce, minacciare di andare nelle piazze e poi, disattesa, andarci pure e per davvero. Deve esercitare la pressione dell’autorevolezza che gli è data dalla forza dei lavoratori che ha alle spalle nei confronti dei rappresentanti nelle Istituzioni. Gli deve stare alle calcagna, mordergli i garretti, non mollare mai la presa, ma deve farlo lei, non i giudici. I problemi che viviamo come società e come lavoratori sono tanti, ma solo i populisti giustizialisti possono in maniera molto sbrigativa dare una parvenza di discussione e poi rivolgersi alla Magistratura, in una sorta di scaricabarile per tentare di risolverli là dove lei non è riuscita o non si è applicata! Nella stessa intervista Summa ha affermato anche che “la mentalità politica deve cambiare”. Certo. Concordo. Soprattutto perché quella attuale è una mentalità politica che di politica intesa come termine nobile, classico, ha ben poco. Ma se la politica è incapace, il segretario regionale del sindacato più forte in Italia deve approfittarne per imporre la sua, di politica, senza chiedere l’intervento della Magistratura, e non omologarsi alle incapacità: le questioni politiche vanno risolte con la politica, quelle giudiziarie devono necessariamente avere un’altra corsia. Quindi, caro Angelo, ritorno ad essere il tuo amico e non più il tuo censore: fermati un attimo, respira intensamente, caccia fuori l’aria e riprendi le tue battaglie da politico, da rappresentante di quei lavoratori che ripongono in te e nel sindacato in generale la speranza di essere rappresentati e difesi senza ricorrere ai giudici che – tra l’altro – stretti da vincoli, lacci e lacciuoli, imbrigliati nell’attuale sistema giudiziario inadeguato alla contingenza manco potrà mai produrre i frutti che speri. Lo so, la situazione in Basilicata è quella che è, gli altri parlano poco o non parlano e solo tu ci metti la faccia, te lo riconosco e ti stimo per questo, ma proprio perché sei unica voce nel silenzio approfittane, dici ciò che vuoi, si ascolterà solo te. E però, proprio per questo, attira l’attenzione sulla politica, praticala, diffondila, rifuggi da quel populismo giustizialista che non porta a via Anzio! Lascia stare giudici e denunce, “sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie…appartenimmo à morte”! Ovviamente, caro Angelo, hai a disposizione tutto lo spazio che vuoi per replicare, correggere o precisare: importante è chiarire ai lavoratori e ai cittadini. In serenità e senza vis polemica.

 

© copyright www.angeloma.it – è consentita la riproduzione anche parziale a scopo di critica, confronto e ricerca purché con citazione