di Giuseppe Giudice

 

 

DA QUALCHE PARTE HO LETTO CHE CON LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO E’ COME SE SI FOSSE PASSATI DAL MEDIOEVO AL RINASCIMENTO.

Senza ovviamente addentrarmi sui rapporti tra storia medievale e storia moderna. Dopo l’89 non si è avuto nessun Rinascimento. E lo dice un socialista democratico di sinistra che si è sempre contrapposto al modello sovietico quale negazione dei valori socialisti e democratici, e che è fallito dopo molti anni di decadenza per cause interne. Ma equiparare il post-89 con la travolgente avanzata del finanzcapitalismo al Rinascimento , è veramente una bufala colossale. Infatti è iniziato un periodo di profonda regressione sociale e civile, con la crescita spaventosa di disuguaglianze ed ingiustizie (fino alla comparsa di nuove forme di schiavitù – lo dice pure Papa Francesco) , all’interno di un modello di globalizzazione che ha profondamente svalutato il lavoro, inferto danni enormi all’ambiente, ridotto fortemente gli spazi democratici (anche nei paesi dove si erano più forti storicamente). Naturalmente occorre una analisi più dettagliata e complessa del fenomeno, ma i fatti sono quelli. E’ stato poi un periodo in cui si sono accresciuti i conflitti bellici (in gran parte per il controllo di risorse fondamentali per il funzionamento dell’economia odierna (basti pensare a minerali come il cobalto, il litio, il coltan), l’accaparramento di terre (Land Grabbing ) da parte di multinazionali e di stati, il controllo delle risorse idriche. Se questo è Rinascimento è meglio non essere mai nati. E poi c’è stata la grave crisi sistemica del 2008 i cui effetti permangono . E nella parte “più ricca” del mondo (che ormai non sono più solo gli USA, L’Europa e Giappone) ha continuato ad espandersi un modello di un iperconsumismo fortemente intriso di un individualismo asociale ed a tratti violento nella lotta di una competizione esasperata. Ed in questo quadro si aggiunge un fattore esogeno come questa brutta pandemia. E’ un futuro che delinea tinte fosche. Da socialista però credo sempre che una via di uscita sia possibile, per quanto difficile ed in salita. Quella di un nuovo socialismo democratico che si ponga chiaramente in alternativa al modello economico e sociale esistente. Basato sull’idea “lombardiana” di una “società diversamente ricca” che rimarca la fuoriuscita da un modello puramente economicisto di socialismo. In buona sostanza il Muro di Berlino è un atto puramente simbolico. Del resto quelli che scesero in piazza e l’abbatterono erano in gran parte motivati da un ideale di socialismo democratico, che sostituisse la tirannia della SeD. Il problema è che dopo non venne affatto il socialismo democratico, ma quell’enorme sistema di ingiustizia, disuguaglianza, sfruttamento che Gallino ha denominato “finanzcapitalismo” . A cui i veri socialisti hanno il dovere (anche se il compito fa tremare i polsi) di costruire una alternativa (e non cadere nella subalternità , come hanno fatto molte socialdemocrazie, che hanno perso molto elettorato popolare, soprattutto dopo il 2008). Quindi nessuna nostalgia per regimi che hanno soppresso libertà e democrazia e sono crollati per le loro forti contraddizioni interne.