Troppi i condizionamenti delle diverse anime, e solo 850 giorni a disposizione: per fare cosa? Chi stabilirà le priorità? Saranno concordate o sorgeranno problemi sin dal rpimo giorno di nozze su chi deve portare fuori il cane e chi andare a gettare la spazzatura?

 

di Angelomauro Calza

Evvabbè, se proprio si deve fare, si faccia stò Governo! …ma a nessuno venga in mente di dire che sarà solido solo perché lo ha messo su Mario Draghi! Nasce all’insegna del “volemese bene”, non per solide convinzioni politiche. Del “a questo punto meglio dentro che fuori” e non del mantenimento degli impegni da ciascuna forza politica presi con l’elettorato. Dell’imitazione dei cattivi esempi di Renzi, fautore del “cicero pro domo sua” e non dei virtuosi insegnamenti di chi nel passato politico e statista era veramente. Un Governo del “mettiamoci qua poi si vede”. L’autorevolezza di Mario Draghi è indiscussa, sia chiaro, ed è riconosciuta dalle Alpi alle Piramidi e oltre, ma l’uomo esperto di economia e finanza le politiche le ha sempre indirizzate, consigliate, a volte imposte, ma solo quelle rientranti nella sfera delle sue competenze specifiche, tecniche: mai ha avuto a che fare con la politica sempre più difficile dei partiti dello “stare insieme per ora” e “a quale costo”. Lui doveva forse essere scelto in un’altra epoca, non buttato oggi nell’arena contro belve della peggiore specie, non ammaestrate, che se da una sua mano prendono cibo scodinzolando appena si gira sono già pronte a mordergli l’altro braccio (no, Zingaretti no, i denti li tiene sempre ben stretti in un sorriso smagliante: digrigna, ma non morde). Mario Draghi, per la sua statura nel suo campo, è stato abituato a parlare con banche, banchieri e capi di Stato, a governare processi di stabilizzazione dell’economia che si ripercuotono sull’intero sistema mondiale, non a concedere contributi come palliativi per le economie di uno stato. Gli Stati gli hanno sempre chiesto e lui recepiva, ora dovrebbe essere lui a chiedere ad altri stati in nome del suo: come si sentirà? Non si è mai trovato a dover umiliare la sua autorevolezza piegandosi a ragionare e contrattare con mendicanti di ministeri, con voltagabbana che ne chiedono uno e ne vogliono due…

Farà tutto Draghi?

Di Battista... russò

Di Battista… russò

Non è poi che alla fine si troverà a dover fare tutto lui, novello interprete delle mille attività di Totò nei suoi film? Insomma, la domanda è: durerà? E quanto durerà? E se durerà poco come magari già si prevedeva, che senso ha o avrà avuto spendere (perdere?) tempo per comporre la squadra? Non è l’elogio – questo – della Meloni, che ha rifiutato di impegnarsi con la formazione ipotizzata ad oggi, no: anche lei ha fatto questa mossa solo in funzione crescita di consensi (che le stanno già arrivando copiosi) per poter poi contare di più domani. E’ la critica ad una soluzione quantomeno ardita, l’ultimo tentativo del Presidente Mattarella per scongiurare le elezioni in questo periodo emergenziale: Draghi non ha potuto dire di no, conscio anche che probabilmente questo gli costerà proprio la corsa al Colle, ma almeno non ha mendicato in cambio una nomina a senatore a vita come fece Monti.  Una soluzione dettata da giusti timori che si fondano su esperienze del passato. Cinquestelle e Lega, dopo essersi promessi amore eterno, dopo 461 giorni si sono separati. Ognuno per la sua strada: matrimonio terminato. Ecco che allora si prova con la famiglia allargata: Cinquestelle, Partito Democratico, Leu e Italia Viva. Promessa di convivenza comune temporalmente infinita, e invece… famiglia spaccata dopo 483 giorni. Sì, 22 giorni in più è durata, ma è finita allo stesso modo. Ora ci si riprova con una “comune”: tutti dentro tranne Fratelli d’Italia (e quel poco che resta della Bonino & c.). Teoricamente il Governo Draghi in terze nozze avrà circa 850 giorni (un mese dalla fine del Conte 2 se ne è già bello e andato) per “fare”. Ma fare cosa? Chi stabilirà le priorità? Saranno concordate o sorgeranno problemi sin dal rpimo giorno di nozze su chi deve portare fuori il cane e chi andare a gettare la spazzatura? Le questioni in sospeso sono tante e la pandemia la fa da padrona, ha creato e si è impossessata dell’emergenza, Renzi si è impegnato a sostenere le lotte per la conquista di due Ministeri da dare alla Boschi e alla Bellanova, Grillo a far creare un nuovo, altro Ministero nelnome della difesa dell’ambiente, Berlusconi a sostenere le politiche per l’Europa, LeU a difendere la continuità nelle politiche sanitarie, Salvini, novello Robin Hood, a chiedere in cambio del suo sostegno interventi che favoriscano la diminuzione delle tasse: pare che Draghi abbia detto di sì a tutti. Ah… dimenticavo (pure io…) Zingaretti. Poverino. Politicamente imberbe ha sempre continuato a guardare attonito tutti sfoggiando il suo smagliante sorriso, quello dei migliori giorni in cerca di qualcuno che gli spiegasse cosa stesse accadendo, quantomeno per annuire senza intervenire nella discussione a rischio di far capire… che non aveva capito. La piattaforma grillina che ha determinato la spaccatura di un movimento già abbondantemente disastrato, con un sopravvalutato Di Battista che dopo aver girovagato in lungo e in largo per il mondo a dorso d’asino manda tutti a quel paese, con il Paese che spera che riprenda presto il viaggio intorno al mondo a dorso d’asino e si levi dalle scatole (qualcuno pare sia disposto pure a pagargli le spese): come dire di lui come di colui che “russò”. Insomma, a farla breve, anche questo matrimonio collettivo non sembra nascere sotto i migliori intendimenti: è un matrimonio di interessi che si intrecciano, interessi che riguardano le diverse anime partitiche, i personaggi che le rappresentano, ma non gli italiani. Insomma, noi poveri cittadini sembriamo essere spettatori di uno spettacolo di pupi, in pieno stile siciliano, di quegli spettacoli a lieto fine, che terminano magari con un bello sposalizio, però al cerimoniere Draghi, qualcuno di sicuro farà osservare che “matrimonio di pupi fu: sugnu di legnu e nun ponnu figliari”. Peccato che quando vai a vederli, stì spettacoli, durino sempre troppo poco.

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