Si rafforza l’ipotesi “election day” che potrebbe confermare quanto da noi già ipotizzato e condiviso da Vittorio Sgarbi e Carmen Lasorella: conviene a destra e sinistra spostare in avanti la data, e serve a tastare il polso dell’elettorato in chiave “tenuta” del G0overno nazionale

di Angelomauro Calza

Sardegna, Abruzzo e Basilicata: tre regioni, tre Parlamentini da rinnovare, quasi certamente una stessa data: il 10 o il 17 febbraio 2019. Un election day che possa essere qualcosa in più del momento elettorale del Molise, importante per capire davvero dove stia andando l’elettorato, un banco di prova numericamente significativo, con esiti che possano influire su ragionamenti finalizzati anche alla ricerca di ragioni di divorzio o di ritrovata pax familiare tra Salvini e Di Maio. In poche parole, dovrebbero e potrebbero essere le urne delle Regionali a decidere non solo le sorti delle regioni interessate, ma addirittura quelle dell’attuale Governo gialloverde, e, se questo è, non si può frammentare il voto in momenti diversi, serve un dato congruo e compatto. La Basilicata da sola, con i suoi 550.000 abitanti rappresenta ben poca cosa per poter “capire il voto” e “quantificare il vento che tira”, ma insieme ad Abruzzo e Sardegna gli abitanti diventano 3milioni e 500mila circa, ed allora sì che i numeri iniziano a fare tendenza, a rispecchiare il ben più ampio pensiero comune della Nazione, quindi “no” allo spezzatino elettorale, “sì” all’election day. Questo è un ragionamento e non una notizia, precisiamolo, che serve a ribadire, condendolo con ulteriori elementi probatori, quel che avevamo scritto già il 18 agosto (https://www.angeloma.it/politica/regionali-si-vota-a-marzo-le-ragioni-ci-sono-le-convenienze-pure/ ): “quale capo del Viminale decreterebbe le elezioni a gennaio, con una campagna elettorale da svolgere in pieno periodo di festività natalizie?

Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi

E quale capo del Viminale azzarderebbe di votare a gennaio in una regione dove le intemperanze atmosferiche di un mese nevoso potrebbero mettere a rischio la partecipazione al voto? E quale capo del Viminale farebbe votare il giorno dopo le cerimonie ufficiali per l’inizio dell’anno da Capitale della cultura di Matera, sapendo che il giorno prima, in piena cerimonia, ci sono i seggi da insediare e i politici in giro per campagna elettorale? E, infine, quale capo del Viminale non vedrebbe le cause sopra dette come preziosa occasione per dare altro tempo ad un “partito” già in ascesa di accrescere ulteriormente i consensi? Sarebbe cosa stranissima! Nessuno alla fine vorrebbe che si rimandasse il voto a gennaio per trovarsi in queste condizioni, a tutti invece converrebbe procrastinare ulteriormente la data. Ecco spiegato allora che potrebbe aver ragione chi ipotizza uno slittamento addirittura a fine febbraio o inizi di marzo”.

Carmen Lasorella menter presenta "Luci Lucani Insieme"

Carmen Lasorella mentre presenta “Luci Lucani Insieme”

Dello stesso avviso, come dichiarato il 6 settembre ad Angelomà, anche Vittorio Sgarbi (https://www.angeloma.it/politica/sgarbi-de-filippo-mi-dice-che-si-vota-a-gennaio-io-dico-marzo-ma-sono-pronto-a-fare-le-vacanze-di-natale-a-matera/ ) che sarà presente alla competizione con la sua lista Rinascimento, e, con una dichiarazione al Quotidiano del Sud di qualche giorno fa, anche Carmen Lasorella. Ora, con l’accorpamento delle elezioni abruzzesi e sarde, prende quota la possibilità che a loro si aggiunga anche la Basilicata: l’ultimo elemento tecnico e di buon senso è che quale Ministro degli Interni consentirebbe (anche per questioni di ordine pubblico) due momenti elettorali regionali a distanza di 20 giorni l’uno dall’altro rispetto alla più sensata giornata unica del voto? La legge dice al massimo entro il 20 gennaio, certo, ma basta un decreto apposito per poter stabilire una data diversa che superi questo termine, che di sicuro  non è perentorio.