Il centrodestra lo vuole sistemare, promuoverlo per sbarazzarsene: è diventato ingombrante e di ostacolo ai progetti politici della coalizione. Chi saranno i candidati a prendere il suo posto? Mica uno solo!

di Angelomauro Calza

 

E come si fa a lasciare nel frigo la parmigiana di melenzane con mozzarella di bufala? E’ un peccato mortale lasciarla aspettare per essere gustata, si offende! E così ieri sera due pezzettini me li sono mangiati: “le melenzane favoriscono il sonno” mi ha detto Franco Simone. Ed è vero! Ho dormito di sasso, ma ho pure sognato. Vito Bardi riceveva una telefonata in cui, a viva voce, Tajani, Meloni e Salvini gli dicevano che non si doveva ricandidare a Presidente. Lui insisteva: “e’ un impegno che ho preso con i lucani!” gridava al cellulare sotto lo sguardo di Mariniello. “Tu non puoi continuare così, stai facendo troppe cose di t4sta tua. Se te ne vai noi ti diamo di più” dicevano i tre “E che cosa ci danno? Presidè chie

Antonio Tajani

dete che cosa ci danno” gli suggeriva Mariniello. “Cosa ci date in cambio?” Chiese allora Bardi. “Cosa vi diamo a chi? Quanti siete? Chi siete?” ha ribattuto Salvini “Io e Mariniello” risponde Bardi. E Tajani categorico: “Noi a te conosciamo, un posto ti diamo, chi è stò Mariniello? Chi lo conosce?” Bardi capitola: “Evvabbè, che mi date?” “Ti facciamo Sottosegretario, ti va bene?” Bardi barcollò sulla sedia, si passò la mano sulla fr

onte e coraggiosamente disse: “No, non mi va bene” “E perché?” dissero all’unisono e increduli i tre “perché se cade il Governo finisco di fare il Sottosegretario. Alla Regione invece il mandato è di cinque anni. Voglio di più”.

Nel sonno la scena cambiò di botto con Tajani che iniziò a passeggiare nervosamente nella stanza, una mano in tasca l’altra sulla fronte, la Meloni stesa semisvenuta sulla poltrona, le braccia pendenti e gli occhi smarriti mentre Salvini tracannava un mojito con tutti i cubetti di giaccio. Poi si ripresero, confabularono e Tajani propose: “ti va bene una Presidenza?” “Di quale regione?” chiese Bardi. “No, un ente, qualcosa di importante, uno dei posti ancora non saturato da Draghi…

matteo salvini

te lo diamo noi che ne so? Trenitalia?” “Non ti sbilanciare” gli disse Salvini “tieniti sul vago che qua non sappiamo quanti ne dobbiamo accontentare”. Apparve Margiotta: “Quello era il posto mio!” Bardi lo ignorò, ci pensò e rispose: “Va bene, ma quanto tempo devo aspettare? Se deve essere deve essere prima possibile” “Essì, mò vediamo come dobbiamo muoverci e in primavera votiamo e tu vai a fare il Presidente” “…o il Sottosegretario, non vi scordate” disse Bardi, che evidentemente voleva tenersi una porta aperta. Intanto come per incanto la notizia veniva diffusa da giornali, radio, televisioni e social.

GIORGIA MELONI

Immediatamente venne stilato una sorta di calendario con i derby in programma nei vari partiti: chi vince viene candidato a Presidente. Primo incontro: Pepe-Fanelli; secondo: Quarto-Latronico; terzoa: Margiotta Cifarelli; quarto  Pessolano-Pittella, quinto e ultimo Cupparo-Moles. La scena cambia ancora: Bardi in poltrona con una pipa davanti alla tv, Mariniello gli porta un brandy e il telecomando. L’accende, il telecronista annuncia le formazioni e lui si prepara ad assistere agli incontri. L’arbitro fischia l’inizio. Fischia forte, fortissimo, così forte che mi sveglio e… vado al frigorifero per prendere un’altra porzione di parmigiana: chissà che mi riaddormento, sogno di nuovo e vedo pure come finisce.

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