di Angelomauro Calza

Ah!… Bei tempi quando la politica era una cosa amata… non dico seria, sennò qualcuno di oggi potrebbe offendersi, ma amata sì: posso dirlo. Perché amare qualcosa o qualcuno significa impegno, rispetto, passione, sfidare, difendere e soprattutto assunzione di responsabilità ad agire. Era chi riusciva ad esprimere al meglio e più di altri queste caratteristiche che veniva riconosciuto come “uomo politico” e da qui ne derivava poi anche il potere che riusciva a conquistare ed esercitare. Il potere che arrivava dal basso, dalla gente che glielo conferiva in virtù del suo saper essere politico.

Ed ecco che chi decideva di intraprendere questa strada entrava nell’agone della politica, pronto a sfidare, combattere, competere contro altri pretendenti animati alla pari di lui dalle stesse motivazioni.

Le armi erano le stesse per tutti, anche se alcune più affilate, altre più spuntate: idee, proposte, azioni. Ed era così, su questi argomenti, che si sviluppava l’agonismo delle campagne elettorali, con sfide all’ultimo comizio, all’ultimo voto.

Assistendo oggi a quel che sta accadendo in Basilicata, tra le attese del Centrosinistra, le titubanze del Centrodestra, i Cinquestelle che girano per i bar, con i giudici legittimati giocoforza proprio dalla politica a decidere le sorti di questioni che un tempo erano solo politiche (perché i politici avevano le palle di assumersi responsabilità anche pesanti, pur di riaffermare il confine tra Magistratura e politica, l’indipendenza delle due Istituzioni), ecco che nell’agone della politica l’agonismo sta lasciando definitivamente il passo alla sua agonia. Ma può essere che tanto popolo e tanti dirigenti, vecchi e nuovi, di centrosinistra soprattutto, non reagiranno e subiranno in silenzio, senza reagire? Possiamo prevedere, come sempre accade, che, come l’Araba Fenice, venga alla luce una nuova stagione degna dell’appellativo “politica”. I tempi pare proprio siano ormai maturi.