La storia del declino del San Giovanni, struttura fondamentale per l’Area Sud della Basilicata, ma anche punto di riferimento per l’Alta Calabria e il Salernitano. Soldi buttati negli anni per la costruzione di un nuovo nosocomio che probabilmente non vedrà mai la luce. Popolazione, Amministratori e operatori sanitari incazzati: la situazione potrebbe essere esplosiva.

di Angelomauro Calza

Continuiamo il discorso iniziato ieri sull’Ospedale di Lagonegro.

L’Ospedale di Lagonegro

Scrivevamo di come in questo momento Lagonegro sia presidio sanitario fondamentale nell’Area Sud della regione e depotenziarlo significa depotenziare la zona, anche sotto il punto di vista della microeconomia locale, dei soldi e del commercio che gravita intorno a un ospedale. Bene informati riferiscono di una situazione esplosiva, con la miccia che potrebbe essere accesa da un momento all’altro. Gli attori primari hanno recepito e realizzato che una riforma come quella ipotizzata significa un significativo declassamento dell’Ospedale, e per questo c’è tensione. Pare si vogliano organizzare incontri riservati per iniziare a trovare linea comune, elaborare strategie di protesta, per poi probabilmente passare anche a manifestazioni pubbliche. Insomma, a Lagonegro non stanno fermi, se non si ricevono segnali rassicuranti potrebbe succedere davvero il finimondo. Spesso accade che ci si dimentichi di fatti e situazioni, ma giova in questo contesto ricordare la vicenda dell’Ospedale Unico di Lagonegro, la struttura che avrebbe di fatto potenziato e rilanciato definitivamente a livelli più alti la sanità dell’intera area.

Marcello Pittella e Rocco Leone in una vecchia foto

Dopo anni di storie e tanti soldi, progetti diventati esecutivi, dopo guerre e guerriglie tra Lauria e Lagonegro fatti di discussioni sulla localizzazione del’Ospedale Unico (si fa sulla Sinnica! No, si fa a Lauria! Si fa a Lagonegro! Si amplia l’ospedale esistente! No, si fa nuovo!) finalmente si acquista l’area, si iniziano i lavori e poi si interrompe tutto senza sapere perché (finiti i soldi? La ditta ha lasciato?). Dopo qualche tempo Marcello Pittella Presidente della Regione si adopera per riprendere il discorso, e lo fa in maniera tanto risoluta infondere certezza che tutto fosse imminente, arrivando ad indire addirittura una conferenza stampa in cui veniva presentato il plastico di questa megastruttura “bellissima”, che si poteva realizzare “in tempi non lunghissimi”. Tutto a posto, allora? Macchè! Poco dopo si ferma di nuovo tutto perché a sorpresa il sito individuato si rivela ingestibile per seri problemi geologici, e così i lavori vengono sospesi di nuovo. Intanto erano stati spesi tanti di quei soldi che si è iniziato a capire che non ce ne sarebbero stati più abbastanza per realizzare la struttura: l’Ospedale Unico che da realtà è diventata chimera. Ora non se ne parla proprio più. Da manie di grandezza siamo arrivati all’opposto: all’ipotizzato ridimensionamento drastico (a che serve n BAsilicata l’ospedale unico… se non è l’unico ospedale?). L’Assessore Leone potrebbe riuscire a rilanciare il vecchio progetto? A costruire la nuova struttura, così come progettata all’epoca? Ci sono margini per questo nella bozza di riforma allo studio? E, soprattutto, si riusciranno a trovare i soldi necessari? Ma poi: vuole farlo o no? Qualcuno glielo ha chiesto ufficialmente o no? Magari lo stesso Marcello Pittella, anche in nome di consolidati e vecchi rapporti, all’epoca tali da fargli riuscire a dissuadere anni fa Leone dal continuare uno sciopero della fame? Sai tu… boh? Staremo a vedere.

L Ospedale di Sapri

L’Ospedale di Sapri

Fatto sta che Lagonegro quando si parlava di Ospedale Unico aveva potuto godere, sfruttando quell’onda favorevole che voleva il rafforzamento del San Giovanni, anche del potenziamento del personale: si capiva all’epoca che si voleva fare sul serio, era un segnale chiaro. Il periodo è coinciso con il declino di Maratea, la chiusura di Praia a Mare, alcune difficoltà degli ospedali di Sapri e Polla, per cui a Lagonegro arrivava gente dalle aree limitrofe extraregionali. Dall’Alta Calabria, per esempio, e anche da Sala Consilina arrivavano pazienti: tutti andavano a partorire a Lagonegro, e così per il ricorso al Pronto Soccorso.

l'Ospedale di Praia a Mare

l’Ospedale di Praia a Mare

Il San Giovanni di Lagonegro era diventato riferimento interregionale, quindi puntare su di lui era una scelta strategica, oculata, produttiva. Oggi sta accadendo il contrario: tutta quella utenza si tra rendendo conto che Lagonegro non regge, quindi vanno fuori, preferiscono Sapri (che pian piano si sta riproponendo e sta facendo un gran movimentismo). A Polla si agitano, in Calabria hanno capito che forse sull’Alto Tirreno cosentino manca un punto di riferimento, Paola e Cetraro si rivelano essere troppo lontani, quindi forse potrebbe servire ripuntare su Praia a Mare (questo per sottolineare che altrove rivalorizzano le periferie, le ripensano così come erano, e magari le potenziano pure, invece in Basilicata le mortificano). Bisogna evitare di sprecare ancora una occasione. Non si può fare una riforma riproponendo una sorta di gioco delle tre carte, peraltro già giocato senza vincere dalla Giunta precedente, si fanno danni. Non può essere che ogni nuovo assessore rimescola le carte e tutto il puzzle riparte daccapo.

l'Ospedale Curto di Polla

l’Ospedale Curto di Polla

Quando le Alte Autorità del Regno delle Due Sicilie salivano in visita a bordo delle navi della Real Marina, tutto l’equipaggio doveva rispettare l’ordine “Facite ammuina”: “tutti chilli che stanno a prora vann’a poppa e chilli che stann’a poppa vann’a prora; chilli che stann’a dritta vann’a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta; tutti chilli che stanno abbascio vann ‘ncoppa e chilli che stanno ‘ncoppa vann’abbascio, passann’ tutti p’ò stesso pertuso; chi nun ten’ nient’a fa’, s’ arremeni a ‘cca e a ‘lla”. Beh, era un ordine del 1841, ora il Regno delle due Sicilie non c’è più, navi e flotte la Basilicata non ne ha mai possedute, ma in quanto a soluzioni per la Sanità dal 1975 altro che ammuina!!! Per quella che è l’orografia non si può dire che basta solo un piccolo punto di riferimento, per il primissimo soccorso e poi con le ambulanze si trasferiscono gli ammalati a Potenza. E’ impensabile! Ci vuole troppo tempo, salvo non ritrovarsi con davanti un camion che ti rallenta, perché le superstrade sono a doppio senso di marcia.

L Ospedale di Matera

L’Ospedale di Matera

Già da Maratea a Lagonegro, da Maratea a Chiaromonte, da Lagonegro a Chiaromonte sono distanze che rappresentano un vero e proprio viaggio, non un semplice trasferimento. I numeri dell’utenza sono tali da rendere impensabile una simile riorganizzazione. Qualcuno vuole (perché può) o non vuole (anche se può) rendersi conto che la nostra regione non è la Pianura Padana? Qualcuno vuole (perché può) o non vuole (anche se può) rendersi conto che le distanze sono quelle che sono e le infrastrutture dei trasporti interni rendono queste distanze ancor più ardite?  E nessuno dei pensatori della riforma può credere alla favola che ormai i malati si trasferiscono in tempo reale da un ospedale all’altro via mail o con un whatsapp! Il problema vero è che non si può pensare di centralizzare tutto a Potenza e Matera: il San Carlo non può essere tuttologo, un ospedale dove fai un intervento di unghia incarnita e poi fai anche un trapianto!  E’ un sovrapporsi al territorio e dequalificare la struttura. A Matera, quando l’allora Governatore Filippo Bubbico capì che il San Carlo stava diventando dominante, una sorta di “assopigliatutto”, intervenne come per duplicarlo, in un certo senso, e a Matera, un nuovo ospedale si è costruito in cinque anni. Come Bubbico è stato capace di realizzare in cinque anni una struttura meravigliosa sulla Città dei Sassi, anche di qualità, e che per certi aspetti compete col San Carlo, nel Lagonegrese doveva e poteva essere fatta la stessa cosa: si poteva realizzare un ospedale in cinque anni. Se poi si tiene conto che il discorso è iniziato da quando c’era Vito De Filippo come Presidente, allora ci si rende conto che gli anni avuti a disposizione sono stati 15: “Figurati”! Avrebbe detto Marisa Laurito.

Filippo Bubbico

Filippo Bubbico

Così si sarebbe avuto un polo per l’Area Sud. Nel Vulture Melfese ci stanno gli ospedali di Melfi e Venosa e il Crob di Rionero, che possono essere interconnessi con Pescopagano. Nell’altra provincia c’è l’Ospedale di Matera, e se si riusciva a strutturare bene Policoro e Tinchi, con Lagonegro e Potenza  la rete ospedaliera era bella e fatta, con Villa d’Agri che, essendo baricentrico, aveva e ha un suo perché, in quanto ha grossa utenza per situazioni legate alle migliaia di lavoratori che gravitano nella zona sia per attività agricole che per attività legate al mondo delle estrazioni petrolifere. E questa rete però doveva salvaguardare le giuste competenze: se hai un politrauma non lo tratti a Villa d’Agri, ma a Potenza, però un parto si tratta là dove hai stabilito siano i punti nascita. La protesi d’anca non la devi fare in competizione tra le strutture: a Potenza si deve praticare una ortopedia di livello superiore, negli ospedali minori, per esempio, si possono trattare protesi di anca o di ginocchio. Invece ora tutti fanno la stessa cosa e nessuno effettua interventi di qualità. Ecco, per questo motivo, per salvare l’Ospedale, pare che ci si stia organizzando, tutti insieme anche nel Lagonegrese: medici, operatori sanitari, cittadini, amministratori, operatori economici (insomma, volgarmente e praticamente: è gente che i voti li dà e li leva, e le elezioni sono tra poche settimane). L’assessore Leone li sosterrà? Gli indizi portano sempre e comunque alla stessa conclusione: per ora non si farà nulla. Tutto rimandato a dopo le elezioni di autunno. (2° – fine)

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