Il movimento “ittico” annuncia momenti di riflessione dopo aver contribuito alla vittoria del centrosinistra in Emilia. In Calabria Callipo non ce la fa.  Berlusconi e Meloni argini al sovranismo dello “squalo” Salvini. In Basilicata invece il Centrosinistra non sa proprio che pesci prendere.

di Angelomauro Calza

Chi avanza il sospetto che dietro alle sardine ci possa essere Romano Prodi può darsi che abbia ragione, ma può anche darsi che non ne abbia. La versione ufficiale dei quattro fondatori è che hanno deciso all’improvviso, nel giro di pochi giorni, di mettersi in gioco ideando un simbolo: “le sardine, piccoli pesci che si stringono e si spostano in gruppo.

Il manifesto di Jole santelli

Il manifesto di Jole santelli

Di fronte allo “squalo” ex Ministro dell’Interno – hanno dichiarato – le sardine rappresentano pesci piccoli e indifesi, che insieme però si muovono compatti e fanno quindi massa”. Non potevano assolvere in Calabria allo stesso compito che gli era stato assegnato in Emilia Romagna: ubi maior minor cessat! E’ una questione d’onore tra pesci… azzurri: non sia mai che un tonno si faccia aiutare da comuni sardine! E le sardine? Erano già impegnate a contrastare lo squalo in Emilia, a Marina di Ravenna, al Pepeete… che gli importa dei tonni calabresi? E così, autoeliminatosi i pesci, finiti entrambi inscatolati sott’olio, è rimasto l’azzurro… che ha vinto! E così Callipo ha annunciato ai suoi dipendenti: “Tutti a lavorare, tonno subito”! Pare che incrementerà la gamma dei prodotti in scatola: dopo sgombro e salmone, anche con sardine.

Pippo Callipo

Pippo Callipo

In realtà, metafore e ironia a parte, la minitornata elettorale ha agitato ancor di più le acque invece di portare bonaccia nei diversi partiti. Il dato politicamente più significativo (ed è quello che più di ogni altro conta) è il segnale netto e preciso dell’elettorato che, messa da parte la protesta che negli ultimi anni si è tradotta in diserzione delle urne e consenso alle disproposte populiste, si è presentato in massa a votare, grazie agli appelli a recarsi nei seggi rivolti dai partiti tradizionali, dando fiducia a chi nel bene e nel male rappresenta una proposta politica e di governo attuale, sì, ma che trova ristoro in impegni assunti e strategie attuate da sempre, che affonda comunque radici in ideologie e valori troppo spesso e a torto rinnegati perché ritenuti vetusti e anacronistici rispetto all’evoluzione dei tempi. Alle promesse di cose nuove da fare millantate strumentalmente, l’elettore ha deciso evidentemente di dare fiducia a chi ha promesso di fare le cose di sempre, le stesse cose, ma in un nuovo modo.

Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini

Lucia Borgonzoni

Lucia Borgonzoni

Ci riusciranno? Sarà davvero così? Eggià, perché la domanda va posta ad entrambi gli schieramenti, vittoriosi l’uno in Calabria, l’altro in Emilia. La differenza sta ora solo nel “come” le attuali alleanze si svilupperanno all’interno della stessa coalizione. Il centrodestra ha a che fare con la necessità di ridimensionare il sovranismo salviniamo ritenuto dai moderati di destra pernicioso, operazione in certo qual modo riuscita in Calabria grazie a Forza Italia che lì è il primo partito in percentuale (anche se in molti oppongono – più che un ritorno di voglia di Berlusconi – l’automatismo tecnico di tale dato, derivazione obbligata del maggior numero di liste presentate). In Emilia invece l’elemento di contenimento e di resistenza al sovranismo è rappresentato dal grande successo di Fratelli d’Italia, con la Meloni che con atteggiamenti moderati fa da cuscinetto alle posizioni più estremiste della Lega di Salvini. Intanto già da qualche giorno prima del voto Giuseppe Conte presagendo la debaclè dei pentastellati aveva messo le mani avanti: “Quale che sia l’esito dello scrutinio non si avranno ripercussioni sulla tenuta del Governo”. Evvabbè’, ma con la disfatta dei Cinquestelle il Presidente potrà pure non mettere in discussione nulla, lui, ma i suoi alleati? Il Partito Democratico vorrà in qualche modo far valere il successo dell’Emilia?

Mario Polese mentre parla con i giornalisti (ph. Luisa Calza)

Mario Polese mentre parla con i giornalisti (ph. Luisa Calza)

Vorrà pure stigmatizzare i nuovi rapporti di forza, posta anche la forza reale di Italia Viva, forse ottimisticamente alla pari oggi con il M5S intorno al 4,5 per cento? E il dopo Di Maio come verrà gestito adesso? E da chi? Chi rappresenterà il M5S nelle riunioni di verifica? Si attenderà l’investitura di Patuanelli (più che Di Battista) o si procederà a ritmi serrati accettando l’interlocuzione con Crimi dettata dalle necessità dei tempi rapidi? Zingaretti e i suoi dovranno comunque sin dalle prossime ore interrogarsi su due questioni: come si può recuperare il rapporto del PD con i cittadini? E come si potranno gestire al meglio i rapporti con il Movimento

Zingaretti a Potenza per Carlo Trerotola - Foto di Giacomo Silvano

Zingaretti a Potenza per Carlo Trerotola – Foto di Giacomo Silvano

Cinquestelle nel tentativo di costruire insieme un percorso che consenta di impedire la nuova ascesa del Centrodestra?

E in Basilicata? Cosa accadrà? Il Governo di centrodestra non sembra avere problemi, ma più per assenza di antagonisti credibili. E allora le domande sono: con chi si incontreranno (con quanti) i tre facilitatori Cinquestelle? In quanti cittadini risponderanno? E il Centrosinistra come si comporterà? Al momento la situazione è che il PD regionale è commissariato da un commissario… “mascherato”, e vive grazie all’animosità (da molti Piddini ritenuta financo “eccessiva”) del segretario provinciale di Potenza Maura Locantore. Fedelissimi di Marcello Pittella come Braia e Polese hanno enfatizzato come un grande passo in avanti l’uscita (suggerita? Studiata? Pianificata?) dal PD e la loro adesione al progetto di Italia Viva di Renzi, da sempre punto di riferimento, guarda caso, proprio di quel Marcello Pittella che invece ha preferito non seguirli (strategicamente? vuoi vedere che ce li ha mandati? Certo che no!… ).

Matteo Renzi e Marcello Pittella

Matteo Renzi e Marcello Pittella

Pare che alcuni ex centrosinistra transitati al centrodestra siano ritornati da figliuol PRODIghi già alla casa madre (strategicamente? Certo che no!) e che altri strizzino l’occhio al meno sovranista Presidente Bardi (strategicamente? Certo che no!). Insomma, nel Centrosinistra lucano regna sovrana la confusione (strategicamente? No, anche stavolta: no!), con il dubbio che forse a una parte del centrosinistra sta bene adesso un governo di centrodestra. Strategicamente? Diciamo che tra sardine, tonni, squali e capitoni non sa proprio che pesci prendere! Ahhh….. dimenticavo: e Trerotola?