di Ghino di Punta

 

Oh, ma scherzate che è successo alla Regione Basilicata? Finalmente la Giunta regionale ha proceduto alla nomina dei vertici di cinque enti sub-regionali. Margherita Sarli Direttore generale dell’Apt, Maria Rosaria Sabia Direttore generale dell’Arlab, Giuseppe Giuzio, Direttore generale dell’Ardsu, Antonio Di Sanza, Amministratore unico del Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Matera e Vittorio Restaino Commissario dell’Alsia. Alea iacta est! Decisione finalmente assunta e per ora non si torna indietro, sul Rubicone come sul Basento, con Cesare come con il Gladiatore! E non fa niente se come accade da sempre per ogni nomina i Jalisse del momento spendono fiumi di parole e però a Sanremo vengono ignorati: ormai si va avanti. Si deve, e ogni considerazione a questo punto – sorretta o meno nel bene e nel male da elementi probanti – è da considerarsi un pourparler. Per esempio, clamore ha destato la nomina di Margherita Sarli all’Apt, ma non perché sia una persona incapace, no, anzi: il suo curriculum non è stato messo in discussione da nessuno! (del resto non offre appigli, non ha falle)  Il fatto è che lei è la compagna di Marcello Pittella, il Presidente del Consiglio regionale! Beh, onestamente, una nomina come quella di Margherita Sarli, fatta in democrazia e alla luce del sole e non fatta passare sottobanco, per quanto possa sembrare a qualcuno antipatica, a me fa solo sorridere, altro che scandalo! Ecchè, allora solo perché si è compagni di qualcuno che conta nelle Istituzioni l’altro o l’altra sono destinati almeno per cinque anni a fare la calzetta a casa? Specie se si è una donna e dopo anni di studi e di attività finalizzati a conquistarsi legittimamente uno spazio nel difficile mondo maschile? Vogliamo accontentarci delle sole quote rosa mettendo al bando le capacità e i meriti?  Vogliamo fare una modifica dello Statuto regionale e stabilire che se uno aspira a queste postazioni deve essere scapolo o nubile, non avere legami ed ancora meglio se frate o suora e pure senza parenti? Vogliamo dire che spesso a far parlare è l’invidia? A me personalmente entrare in un ufficio non caratterizzato da vecchiume e trovare nella stanza che più conta una giovane professionista non potrà che fare piacere e se mi dirà di no a qualche eventuale istanza ci resterò male, sì, ma lo accetterò molto più volentieri. E poi, come cantava Pippo Baudo: Evviva le donne, viva le belle donne! E il sessismo stavolta non c’entra: giudichiamo semmai il lavoro che sarà svolto, se e quando sarà il momento, non facciamo processi alle intenzioni fermandoci alle apparenze.

 

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