Intervista al senatore leghista che confessa: “nel 2010 volevo lasciare la politica attiva”. “Nessun leghista è in Parlamento per grazia ricevuta”. “Marzio Liuni sta facendo bene, non abbiamo fretta che vada via”

di Angelomauro Calza

 

In convalescenza da qualche settimana Pasquale Pepe, il sindaco senatore lucano, scambia volentieri qualche battuta, rilasciando ad Angelomà una intervista a 16 mesi dal suo primo giorno a Palazzo Madama.

Siamo a quasi un anno e mezzo dall’ingresso in Senato. Un giudizio sul tuo operato?

Tra l’inesperienza e il modo in cui sono entrato in Senato, cioè un’entrata lampo, la situazione difficile in cui abbiamo lavorato, la maggioranza innaturale che si è costituita, penso di aver discretamente rappresentato il popolo lucano in aula e discretamente svolto il mio ruolo. Il giudizio è positivo ma io sono strutturalmente fatto così: non mi accontento mai e cerco sempre di migliorarmi.

Anche perchè stai svolgendo un doppio mandato, avendo continuato a fare il sindaco…

Certo, io dò un giudizio positivo ma chiaramente bisogna migliorare e andare avanti col tempo sempre meglio. Tra l’altro a me non bastano le statistiche di Open Data, che registra la mia presenza del 99 per cento delle sedute, a me interessa che nel ruolo istituzionale io non dimentichi il legame con il territorio, quella è la parte più difficile.

Il Sen. Pasquale Pepe con Matteo Salvini

Il Sen. Pasquale Pepe con Matteo Salvini

Un territorio che si è trovato nel giro di pochi mesi ad essere stravolto politicamente con un tracollo della sinistra in favore di un centrodestra che è rappresentato principalmente dalla Lega. Che è successo?

Esatto, questo è il lato positivissimo del mio lavoro, quello che mi gratifica maggiormente, un lavoro che è stato sino ad ora ripagato e ritengo sia positivo soprattutto per questo, per mia gratificazione. La gente mi ha percepito come affidabile, come sempre presente, e mi ha ripagato in queste tre tornate elettorali, alla grande. Però miglioriamoci, nel prossimo anno magari raggiungendo altri risultati.  Non mi basta stare in Senato a presentare disegni di legge e a fare le altre cose che ho fatto, ma è importante starci con un piede nel territorio, non perdere questo legame e soprattutto portare nel Palazzo il mio territorio. Questa è la mia sfida.

Ma avresti mai pensato, nel momento della tua elezione a sindaco, che nel giro di pochi mesi saresti diventato uno di quelli che decidevano, di quelli con il potere decisionale politico e anche amministrativo, uno di quelli che delinea il futuro della nostra Regione?

L’ho sempre sognato. Nell’ottica di comunità e di squadra. Ho sempre sognato di poter essere un punto di riferimento che non fosse soltanto la mia comunità comunale, ma più ampia. Possiamo lavorare invece per essere non solo punto di riferimento per la Basilicata, ma addirittura anche punto di riferimento per tutto il Sud Italia per quanto concerne il progetto della Lega. C’è stato un momento in cui avevo riposto in un cassetto i miei sogni, nel 2009/2010 a distanza di sei mesi ho preso due “scoppole” politiche esagerate che avrebbero tramortito chiunque. In quel momento a dir la verità avevo immaginato che l’unico percorso poteva essere quello della mia attività politica quale militante, simpatizzante e studioso. Per il resto avrei fatto l’avvocato. Quell’annata mi aveva fatto abbandonare questo sogno.

Poi è arrivato De Luca eletto sindaco a Potenza che decide di chiamare Pasquale Pepe a far parte della sua Giunta…

Poi c’è stata questa occasione che a quanto mi risulta ho sfruttato alla grande perchè dall’affetto che mi è stato manifestato, mi pare proprio che i potentini abbiano un ottimo ricordo di me, tutti gli interlocutori hanno un ricordo positivo della mia attività che è durata esattamente nove mesi, dopodiché decisi, nello stupore di tanti, di dimettermi da assessore prima di essere eletto sindaco. Ritenevo che questo gesto potesse essere d’esempio e invece il contrario sarebbe stata una mancanza di rispetto per i potentini. Fare l’assessore a Potenza e il sindaco a Tolve non sarebbe stato corretto.

il sen. Pasquale Pepe con l'on. Marzio Liuni

il sen. Pasquale Pepe con l’on. Marzio Liuni

Abbiamo assistito negli anni a una Lega che era Bossi-dipendente, anche se alle spalle di Bossi c’era tanta gente, a iniziare dall’ideologo Gianfranco Miglio. Ora invece c’è Salvini. Ma è una Lega ora Salvini-dipendente o una Lega in qualche modo diversa rispetto al passato?

Noi abbiamo Salvini che è un leader indiscusso, un leader illuminato che sa cosa è la fatica, sa cosa significa conquistare il voto dei cittadini con il lavoro, la fiducia e le risposte. Non dimentichiamo che lui nasce come consigliere comunale a Milano, si è misurato tante volte con il consenso dei cittadini, quindi da questo punto di vista è un leader forte. Ha dimostrato in questi mesi di essere anche uno stratega dal punto di vista nazionale e internazionale, i tempi li detta lui, lo fa non solo sugli slogan come qualcuno in malafede ritiene, ma lo fa invece coniugando messaggi profondi della politica con la concretezza della Lega. Questo è Salvini, il leader che tutti riconosciamo che è dotato di grande umiltà, di tanta responsabilità, della voglia di essere sempre in sintonia con i territori, con la comunità nazionale.

Quindi oggi c’è più democrazia nella Lega?

Qua arriva la seconda fase, per questo ho detto prima che sono super soddisfatto del mio operato e del riuscire a portare nel Palazzo la mia Terra. C’è molta gente che è favolosa nella Lega, ci sono degli organismi istituzionali di partito, c’è un organigramma di partito che funziona e che svolge il suo ruolo bene. La cosa che tengo a dire è che io ho conosciuto una classe dirigente diffusa in tutto il nord che è fantastica, che è una classe dirigente che si muove con esperienza negli enti locali, con uno spirito di aggregazione che emoziona perchè hanno la capacità di mettersi a disposizione delle comunità di loro provenienza sia per le grandi opere infrastrutturali ma anche per il piccolo problema che affligge magari la vecchietta o la persona comune. Questa è la forza di Salvini: una leadership forte, autorevole, illuminata, un partito strutturato che funziona nei suoi organismi e una classe dirigente diffusa sul territorio che lui ama ascoltare. Salvini sta ascoltare allo stesso modo in cui sta a parlare, anzi: penso che stia più ad ascoltare che a parlare. Questo è il fenomeno Lega che si sta estendendo tra tante soddisfazioni e naturali difficoltà nel centro e nel sud Italia.

Tu parlavi di questa straordinaria forza e capacità che ha il gruppo dirigente nel settentrione. Forse è per questo che è stato inviato in Basilicata un commissario piemontese?

Guarda, io lo ho detto anche a Lagopesole alla festa del consigliere Coviello, Marzio Liuni è un esempio di ciò che ho appena descritto: una persona che ha fatto militanza, che ha vissuto nella struttura di partito in vari ruoli, ad esempio ora è segretario provinciale a Novara, conosce la pubblica amministrazione essendo stato assessore provinciale, e ha amministrato aziende pubbliche. Oggi un soggetto che ha questa storia immagino possa essere un punto di riferimento per una comunità politica ma anche territoriale. C’è cursus honorum che fa paura e così sono tutti, e io lo vedo in Parlamento. In Parlamento non c’è gente che è stata catapultata alla Camera o al Senato per grazia ricevuta, ma c’è gente che ha fatto un percorso di sacrificio nel partito, per il partito e magari in tante istituzioni locali, e adesso ha avuto l’opportunità grazie a Salvini e alle sue scelte di vivere l’esperienza massima a cui aspira un politico, cioè quella parlamentare.

il commissario della Lega in Basilicata, on. Marzio Liuni

il commissario della Lega in Basilicata, on. Marzio Liuni

Quanto tempo ancora la Basilicata avrà Marzio Liuni a coordinare l’attività della Lega?

Noi non abbiamo fretta che vada via. Il tempo lo decide Salvini, lui deciderà, così come ha fatto adesso in maniera corretta, la seconda fase della Lega Sud. La prima fase la ha “azzeccata” e “azzeccherà” anche la seconda quando deciderà i passi avanti che riterrà di fare.

Gira una battuta: un punto del programma del Presidente Bardi, quello di provocare un’inversione del fenomeno dello spopolamento lucano, sta avvenendo perchè sta chiamando come collaboratori ai diversi livelli un sacco di persone, dirigenti, autisti, giornalisti, dalla Campania. E questi accettano e vengono in Basilicata. Ora, a parte la battuta, come giudichi questi primi tre mesi dell’azione di Bardi fatto salvo che tre mesi sono molto pochi?

Il Governatore Vito Bardi

Il Governatore Vito Bardi

Io i tre mesi li giudico sicuramente nel senso che vanno giudicati, cioè tre mesi di una squadra di governo che prende per la mano una Regione dopo venticinque anni di monocolore e di malgoverno. Tre mesi che hanno richiesto tempo per conoscere persone, uffici, atti, problemi, quindi il punto da cui partire. Tre mesi di assestamento del tutto naturale. Quello che non bisogna perdere è però lo spirito con cui e per cui i lucani ci hanno votato, cioè andare lì e rivoltare tutto come un calzino, con il sorriso, con democrazia, con tenacia, p senza violentare persone e senza violentare leggi, per fare quella bella rivoluzione democratica che i lucani ci hanno chiesto. Bisogna non farsi fottere dall’assuefazione e non farsi fregare dall’omologazione. Io sono convinto che Bardi in testa porterà alta la bandiera del cambiamento e sono convintissimo che questo governo conseguirà importantissimi risultati tali che i lucani confermeranno a questa parte politica la fiducia per i prossimi vent’anni.

Te lo chiedo in altro modo: Bardi ha pescato fuori regione un bel numero di collaboratori. Utilizzando una metafora calcistica potremmo dire che ha inserito degli stranieri nella rosa della squadra. Cosa ne pensi?

Penso, sempre continuando nella stessa metafora, che io pesco fuori, se da fuori porto Maradona, con l’auspicio che Maradona possa lasciare un insegnamento sul territorio, uno scudetto, ricordi positivi e risultati, va benissimo, altrimenti preferisco utilizzare i tanti talenti che ho nella mia rosa, che se vengono allenati e stimolati faranno sicuramente bene. Tanti potenziali fuoriclasse hanno bisogno di fiducia.  Volete Maradona? Io Maradona lo porto, vinco lo scudetto e poi lo lascio libero.

Emotivamente ti ha provocato più emozione l’aver vinto in coalizione le elezioni Regionali o essere riuscito a esprimere un sindaco leghista per il capoluogo di regione?

Emotivamente la seconda, mandare Mario (Guarente ndr) al Palazzo di città è stato il massimo soprattutto quando mi passavano per la mente i tanti gufi che speravano che Mario non ce la facesse.

Il sen. Pepe con il sindaco di Potenza, Mario Guarente, e l'assessore regionale Francesco Fanelli

Il sen. Pepe con il sindaco di Potenza, Mario Guarente, e l’assessore regionale Francesco Fanelli

In conclusione, cosa dici ai lettori di Angelomà?

Dico che sono super soddisfatto del mio lavoro, però la sfida è portare nelle istituzioni il mio territorio. Bisogna lavorare, andare avanti, senza arroganza ma con umiltà: essere punto di riferimento decisorio è bello ma è soprattutto motivo di responsabilità. La gente si aspetta tanto e non bisogna mollare.