Bibi Bianca, palermitano, è scrittore, autore per il teatro, regista e attore. Tra le sue opere teatrali: E fecero l’Italia; Opera buffa; il Decamerone. Tra i suoi scritti: Da papa Damaso a Clemente IX. Il godurioso regno di infallibili peccatori, santi ed eretici; Il ladro di Palermo, Briganti, Pensiero Bandito, Cartouche, Il ladro di cannoli. Vive tra Palermo e il Brasile


      di Bibi Bianca

 

Ezio fece una pausa per prendere l’acuto, ma rapido s’infilò il Monaco e chiuse la canzone steccando in maniera grossolana.

Ezio rimase a bocca aperta, sorpreso e insieme risentito; Ino si portò le mani agli orecchi con una smorfia di disgusto, le canzoni napoletane non gli piacevano e le stonature lo inorridivano.

Il Monaco scoppiò a ridere, battendo le mani come quegli orsetti che sbatacchiano i piattini, agitandosi buffi.

Quei giorni erano particolarmente caldi, un gradito anticipo dell’estate.

I tre erano andati a fare il bagno all’Addaura, nella zona che tutti chiamavano Acapulco. Era stato Ezio a organizzare il programma: bagno ed escursione alle grotte. Non aveva ancora compiuto sedici anni, ma quando organizzava voleva comandare lui e gli altri, anche se più grandi, dovevano andargli appresso.

Erano entrati in acqua, attenti a non sbattere contro gli scogli, poi si erano sdraiati al sole come morti, con le gambe magrissime spalancate e le braccia aperte. A ora di pranzo avevano preso la via della pineta di fronte al mare, lungo le falde del monte Pellegrino.

Avevano percorso il piccolo sentiero che zigzagava in salita e si erano accampati a 70 metri sul livello del mare davanti la grande caverna. L’aria era calda e umida e uno strano odore aleggiava intorno.

– Odore di morte… – sentenziò cupo il Monaco.

– È la merda secca delle vacche! – rispose Ezio storcendo il naso.

Ino assunse un’espressione sbalordita

– Ma dove mi avete portato?  in un vacchile?

Fece una pausa, poi sembrò turbarsi.

E se spuntano le mucche? e se arrivano i tori?

– Ma smettila…qui non c’ è nessuno!

– Qui vivevano gli uomini primitivi… – fece il Monaco con grande enfasi. – I primi palermitani abitavano quassù.

Ino scrutò la grotta enorme che superava in altezza le cime degli alberi.

– Chissà com’erano le donne primitive…

– Come gli uomini  – sparò sicuro Ezio, – nane e pelose!

Ino trasalì e disse la sua frase ad effetto.

Sicilia. Tutti al mare. 1969

Sicilia. Tutti al mare. 1969

– Orrido orror dell’orridezza orrenda!

Il Monaco iniziò a ridere sgangherato e gli altri gli andarono dietro.

All’ una in punto, aprirono gli zaini. Presero i panini con la frittata, avvolti nella carta stagnola, e i contenitori di plastica.

– Anelletti?

– Pennette! – rispose orgoglioso Ino.

– Sugo?

– E melanzane.

– Per me? – chiese il Monaco speranzoso.

– Niente! – rispose acido l’altro, affondando la forchetta.

Mangiarono seduti sui sassi piatti, si passarono il bidoncino di acqua con anice e conclusero con le pesche affogate nel vino bianco.

– Si entra di qua… – disse Ezio indicando una cavità al lato sinistro  della caverna. – Questa è la vera grotta. E non avete visto ancora niente.

Quindi si rannicchiò, infilò nell’apertura la gamba destra, poi si spostò di fianco e infilò la gamba sinistra.

– Ma dov’ è andato? – chiese il Monaco, apprensivo.

– Allora venite – urlò quello da dentro. E dovette ripeterlo altre due volte visto che gli altri, poco convinti, facevano finta di non sentire.

Alla fine il Monaco, controvoglia e con molta circospezione, si calò dentro.  Ino si guardò attorno irrequieto; col cavolo che io m’infilo in quel buco pensò; poi, siccome non voleva restare da solo, fece una smorfia rassegnato, raccolse le briciole del suo coraggio, brontolando entrò nella grotta sotterranea.

Una volta all’interno, la galleria si allargava in un ampio antro che portava ad altri tre budelli. Ma una sola era la fenditura giusta, quella che attraversava tutta la montagna per sforare dalla parte opposta, lato Palermo. Così almeno raccontava Ezio.

– Una volta era un fiume sotterraneo, perché dove siamo entrati noi, non c’era la pineta. C’era il mare.

Ino sgranò gli occhi.

– E come è salito il mare in montagna?

– Il mare non è salito. Era già qui. È sceso dopo.

– E gli uomini primitivi stavano in riva al mare… – sentenziò il Monaco con la sua solita sicurezza.

– Alla foce del fiume.

– Ovvio.

– Le famose palafitte.

– Logico.

– Ma stavano nelle caverne o nelle palafitte? – chiese Ino affascinato, ma sempre intimorito.

– Alternavano – rispose Ezio alzando le spalle. – In inverno nella caverna e in estate…

–  Palafitte! È ovvio – concluse il Monaco.

– Bene… – disse Ino e tenendosi sempre a breve distanza dall’apertura, aggiunse  irrequieto: – ora possiamo andare.

Ezio si voltò deluso.

– Di già?  Non vogliamo esplorare un po’ ?

– Ma dove ? – protestò il Monaco a voce alta, con l’aria e il tono di chi considera la proposta una pazzia.

Ezio accese la torcia e s’inoltrò per altri due metri.

– Vedete? la strada giusta è questa… – e indicò la parete dove era stata tracciata una freccia con la vernice verde. – Venite?

– No, no. Vediamo bene da qui ! – disse Ino che non si era mai spostato dal suo angolo. – Magnifico, super… è una cosa…come dire… ce ne possiamo andare.

Uscirono dopo avere raccolto una decina di stalagmiti piccole e tozze che qualche visitatore in precedenza aveva abbandonato e le conservarono con cura dentro gli zaini. Ripresero il sentiero con passo veloce e strepitando si trovarono sulla strada che costeggiava Acapulco.