Bibi Bianca, palermitano, è scrittore, autore per il teatro, regista e attore. Tra le sue opere teatrali: E fecero l’Italia; Opera buffa; il Decamerone. Tra i suoi scritti: Da papa Damaso a Clemente IX. Il godurioso regno di infallibili peccatori, santi ed eretici; Il ladro di Palermo, Briganti, Pensiero Bandito, Cartouche, Il ladro di cannoli. Vive tra Palermo e il Brasile

 

Il Vecchietto aveva 34 anni, ma era stato sempre vecchietto sin da quando, divenuto maggiorenne, aveva iniziato la sua attività di venditore ambulante di dolciumi e giocattoli.

Si piazzava su un sedile di pietra del lungomare, all’altezza del Bar del Sole. Camicia rigorosamente a quadri, pantaloni di tela, scarpe grosse da contadino. Viso bruciato dal sole.

Arrivava sempre lentamente con una bicicletta che appoggiava con delicatezza a  un albero dal grosso fusto; scaricava quindi la scatola di legno colore azzurro e apertala come un portafoglio, scopriva la mercanzia. Barattoli di vetro contenenti mentine, caramelle gommose, pastiglie al surrogato di latte. Liquirizie e chewing-gum a pacchetti e a dadini.

Quindi il delirio: pistole ad acqua, soldatini di plastica, yo yo, fionde fasulle, biglie colorate per pista con dentro la foto del ciclista, macchinette da corsa, figurine, bracciali, collanine, girandole.

Sul marciapiede di fronte, quell’estate, approdò il signor Gambino, venditore di noccioline. Alto, magrissimo, stempiato, con un occhio che se ne andava per conto suo alla Marty Feldman nei panni di Igor.

Passava il tempo a disegnare con una penna BIC piante ramificate di cactus, ippogrifi mostruosi e filari ossessivi di palme. Poi appendeva a una cordicella i fogli protetti in buste di plastica e sembrava apprezzare chi piuttosto delle noccioline gli chiedesse dei suoi disegni.

I due non si salutarono mai, irrigiditi e indifferenti tennero ognuno nei confronti dell’altro un’espressione neutra, priva di qualsiasi forma di coinvolgimento.

Salvino restava al centro della strada tra i due venditori. Noccioline o gommose, si chiedeva indeciso, poi il clackson di un’auto, arrivatagli alle spalle, lo faceva sobbalzare e saltare sul marciapiede. Se finiva dal lato del vecchietto erano gommose, viceversa, dal lato di Gambino, noccioline.

Paolo scuoteva la testa e seguiva il fratello con lo sguardo, sino a quando si sedeva sulla panchina con le caramelle in mano e due coetanei attorno.

Poi, tutti insieme, arrivavano a piedi alla spiaggia libera. Una camminata sotto il sole con la sosta obbligatoria davanti alla zona attrezzata del Palace Hotel per spiare dietro la rete metallica le straniere in bikini.

Poi, i piccoli sciamavano sulla riva del mare tirandosi la sabbia e rotolando nell’acqua bassa.

Paolo trovava sempre qualcuno con cui attaccare bottone.

– Le vede le alghe? Ci aveva fatto mai caso?

L’altro sorrise, diffidente.

– A giugno, erano qui, davanti al paese, poi sono scomparse. Giorni fa c’ è stato un po’ di mare mosso e sono riapparse, prima di fronte alla Sirenetta, poi più giù sino all’ultimo baretto. A ferragosto si sposteranno nella zona del Lauria dove ci sono i ricchi. E lì resteranno. Giustizia proletaria! La vedi anche nelle più piccole cose.

L’uomo aveva annuito, ma dentro di sé aveva pensato questo è scemo. Se i ricchi trovano le alghe sulla riva, si prendono le loro barche e se ne vanno al largo…in culo ai proletari.

Ma il suo rimase solo un pensiero, rimase in silenzio con la piega perenne di un sorriso perché non gli andava di deludere quel ragazzino che invece di buttarsi a mare se ne stava lì a chiacchierare sulla sabbia, tutto rosso e con i capelli che gli sgocciolavano di sudore.