La titolare della delega alle Pari Opportunità spiega l’equivoco sorto dopo il comunicato stampa di ieri e precisa che il progetto è internazionale e a Potenza coinvolgerà una quarantina di bambine delle elementari
di Angelomauro Calza

Ieri ho pubblicato un corsivo riguardante una iniziativa nelle scuole di Potenza presentata dall’Assessore alle Pari OpAssessore, cosa vuole inizialmente chiarire?

Io ci tengo a chiarire che il progetto non è stato assolutamente una mia invenzione, questo progetto che inizialmente nasce da uno studio americano, viene portato avanti in tutto il mondo dalla Casa Mattel, Casa di Barbie. Io personalmente conoscevo già il progetto e ho pensato bene, trattandosi di pari opportunità, di portarlo nella città di Potenza. Per fare tutto questo ho sentito Casa Mattel per capire se potevo utilizzare il loro nome e il loro materiale informativo. Casa Mattel dopo una serie di colloqui avuti mi ha accordato questa situazione dicendo che innanzitutto loro erano molto entusiasti che qualcuno delle istituzioni prendesse in esame un progetto di questo tipo e quindi sposando la causa ha avallato tutta una serie di attività che andremo a portare nelle scuole con materiale informativo da loro realizzato e con il loro benestare.

Quindi l’equivoco sulla paternità dell’iniziativa che risultava invece essere del Comune di Potenza con la collaborazione di Mattel, nasce dal fatto che qualcuno che ha curato la comunicazione evidentemente ha commesso una leggerezza?

Più che accusare qualcuno io preferisco accusare me stessa per non aver prestato abbastanza attenzione nel riportare queste informazioni. A me non piace accusare chi giustamente non ha pensato che una cosa del genere potesse essere travisata, non mi sento di dire che è colpa di qualcuno.

Va bene, allora alla fin fine parliamo solo di un comunicato forse scritto in maniera un po’ leggera?

Si, quindi chiarisco questa cosa: il progetto non è una mia invenzione, il mio unico merito è quello di aver pensato di portare questo progetto a Potenza attraverso il filtro della scuola perché penso che parlando con i diretti interlocutori, quindi i bambini, si possa avere un risultato ottimo.

Okay. Quindi per gli stessi motivi è inutile parlare dei due o tre periodi copiati da internet, sorvoliamo. Però a questo punto chiariamo anche un altro punto che forse è un po’ più spinoso: qualcuno ha abbinato questa cosa della Mattel che produce giocattoli a quello che è il suo lavoro. Cosa ha da dire in merito?

Davvero mi fa sorridere un pensiero di questo tipo, perché noi andremo a lavorare su circa 40 bambine. Lei pensa che 40 di queste bambine possano davvero fare la differenza su una attività commerciale? Magari avesse una risonanza così grande, significherebbe per me diventare famosa, ma assolutamente no, io ho ben pensato di portare quella che era una mia conoscenza sulla materia dato che per tanti anni mi sono occupata di questo, portando appunto la mia esperienza nel pubblico e facendolo con un progetto di questo tipo. La Casa Mattel è l’unica che, a mia conoscenza, ha sposato un tema di questo tipo e quindi ho pensato di poter contattare loro per gestire l’operazione.

Una curiosità: la Mattel. Non è che fornisce lei alle scuole queste bambole? Le devono comprare i ragazzi, le scuole, il comune?

No, di commerciale non ci sta niente. Siamo in una fase embrionale e il progetto sta nascendo man mano grazie a diversi incontri. Inizialmente la mia volontà era quella di poter omaggiare queste bambine di una Barbie che vada a rispecchiare le carriere affidate di solito all’universo maschile e non al femminile, ad esempio la Barbie astronauta, la Barbie dirigente, Barbie politica, tutto questo però non conosce ancora quello che sarà l’iter. Al momento non so dirle se sarà il comune di Potenza a sostenere la spesa, se chiederemo a Casa Mattel di omaggiarci di queste bambole: ancora siamo in fase costruttiva, non c’è nulla di commerciale e comunque non faremo pubblicità, se ci riusciamo sarà un omaggio per le bambine che faranno parte del progetto.

Un’ultima domanda più di merito. Nel comunicato si legge che “ci sono degli stereotipi che vanno un po’ abbattuti riguardo alla donna che si dice in una situazione di inferiorità rispetto all’uomo”. Lei ritiene davvero che di questi tempi la situazione sia ancora questa?

Penso proprio di si, a cominciare dal mondo della politica dove le presenze femminili sono ancora molto risicate fino ad entrare nelle posizioni dirigenziali, molto spesso affidate a uomini. Credo che ancora ci sia molto lavoro da fare in merito, non a caso stiamo parlando proprio di questo, bisogna lavorare sui bambini affinchè crescano con una visione completamente diversa da quella che purtroppo ancora oggi persiste.

E secondo Lei una donna come si sente dentro nel momento in cui le viene assegnato un compito ritenuto da sempre “maschile”, non in virtù delle proprie capacità ma in virtù dell’essere donna? Esempio su tutte le quote rosa.

Io credo che quando vengono fatte delle scelte si facciano in base alle capacità e alla meritocrazia. Non bisogna nascondersi, oggi è semplice dire vabbè tanto poi scegliamo una donna perché dobbiamo farlo per rispettare le quote rosa. Non è così, perchè di donne capaci ce ne sono tantissime. Il problema non sussiste, così come si può incappare poi nell’incapacità dell’uomo facendogli ricoprire determinati ruoli. Non vedo perchè soffermarsi su una questione di questo tipo. Poi sono convinta che le donne siano molto più precise, lige al dovere, diligenti, quindi è difficile ritrovarsi davanti all’incapacità totale.