Per le Regionali 2024 si ipotizzano due Liste del Presidente. IV ha praticamente chiuso con il centrosinistra, ma Forza Italia potrebbe replicare l’“operazione Molise”
di Angelomauro Calza
“Al centro le proposte. Al centro il confronto. Al centro i bisogni dei cittadini. Questo muove la nostra azione politica e oggi, noi di Iv alla Regione, insieme a tre consiglieri regionali moderati che preferiscono il sorriso all’invettiva, proviamo a mettere la buona politica al CENTRO del campo”.

Mario Polese
Così Mario Polese il 31 maggio annuncia su Facebook la nascita di questa nuova “Santa Alleanza” alla Regione Basilicata. In effetti, quando guardiamo i nomi che rispondono a quelli di Dina Sileo, Vincenzo Baldassarre, Gino Giorgetti, Luca Braia e –appunto – Mario Polese, di sicuro parliamo più di Santi che di rivoluzionari. Embè, rivoluzionari no, ma ribelli sì, dai! Come dite? Non è così? E allora procediamo con ordine. La Sileo ha lasciato prima Forza Italia e poi la Lega con cui è stata eletta. Giorgetti ha lasciato il M5S con cui è stato eletto. Baldassarre ha lasciato prima Idea, poi Fratelli d’Italia per poi ritornare al partito con cui è stato eletto. Polese ha lasciato il PD per Italia Viva, seguito da Braia che ha preferito pure lui Renzi alla lista che lo ha portato in Consiglio regionale. Un poco ribelli sono, no, questi cinque Consiglieri? O li vogliamo definire turbolenti, discoli, irrequieti, agitati, vivaci… insomma chiamiamoli come volete, ma non rivoluzionari! Però ragionano, calcolano: le elezioni regionali arrivano subito, anche se ancora mancano mesi.

La Consigliera Dina Sileo
Meglio attrezzarsi per tempo. Sileo, Baldassarre e Giorgetti da sempre hanno dichiarato e dimostrato il loro sostegno al Presidente Bardi, e mai e poi mai accetterebbero una qualsiasi forma di compromesso con forze politiche espressione del centrosinistra, tantomeno se questo comprendesse anche i Cinquestelle. Diciamolo chiaramente: sono già proiettati a una ricandidatura con Bardi. E Polese e Braia? se fanno gruppo insieme a loro per la proprietà transitiva sicuramente anche loro escludono già una alleanza sinistrorsa, e tenuto conto però che anche se a livello romano si strizza l’occhio alla compagine governativa in Basilicata le resistenze sono di altro tipo, ecco che viene naturale ipotizzare che anche loro due sono proiettati non verso la coalizione di centrodestra, ma – sottigliezza di non poco conto – a sostenere la lista Bardi.

Il Governatore lucano Vito Bardi (ph. Luisa Calza)
Eggià, ma la Lista Bardi quanti ne eleggerebbe? Forse cinque sono troppi, come si fa? Tra questi cinque nominativi chi starebbe messo meglio è senza ombra di dubbio Braia, ma per il semplice fatto che è l’unico materano (salvo candidare qualcuno che prende poi più voti di lui). E a Potenza? Ecco che i pettegolezzi di palazzo parlano di ben due Liste del Presidente che dovrebbero ospitare i quattro. Addirittura qualcuno è andato a ripescare la maldicenza di qualche mese fa, quella che voleva Dina Sileo fresca divorziata dalla Lega flirtare con Italia Viva, per pronosticare la sua candidatura con Polese in una lista, mentre nell’altra ci sarebbero i due fedelissimi del Presidente, Baldassarre e Giorgetti. Accadrà così? Forse. Può essere. I dubbi ci sono. E sono tanti. E sono legati non tanto ai calcoli di quelli che oggi rappresentano un quarto del Consiglio regionale, no: loro stanno ragionando bene, tutto sommato e per cacchi loro, dopotutto la politica pure questo è, è legittimo che lo facciano e nessuno si scandalizza. I dubbi riguardano il Presidente Bardi e la sua ricandidatura. La Meloni pare aver messo definitivamente da parte l’idea di prendersi la candidatura a Presidente in Basilicata preferendo (“accà nisciuno è fesso!”) il Piemonte, per cui Bardi non dovrà più guardarsi da fuoco alleato, ma dopo quanto successo in Molise dove Forza Italia ha preferito candidare il sindaco di Termoli Francesco Roberti invece che ridare fiducia all’uscente Donato Toma, chi gli dà certezza di poter dormire sonni tranquilli senza doversi guardare dai suoi amici di partito? Le voci che si rincorrono, specie dopo che Berlusconi ha annunciato di voler mettere mano al Partito e alle postazioni, sono quelle di un dirottamento di Bardi a Roma, un incarico di prestigio, ministeriale, c’è chi azzarda anche a un ruolo in Finmeccanica. Insomma, Bardi non sarebbe certo messo da parte con un “grazie, è stato bello, ma tutte le cose belle prima o poi finiscono”. Ma per lasciare il posto a chi? Anche qui le voci sono tante, ma confluiscono in un’unica direzione: a un altro nome di Forza Italia, ovviamente. Come per il Molise. Mò… si sa che le elezioni sono un ossimoro: ancora lontane, seppur vicinissime; che le voci spesso servono più a bruciare i nomi che vengono fuori per primi che non a sostenerli fino alla fine e quindi le indiscrezioni riportate le lasciamo là, dove sono, a livello di mero pettegolezzo con una punta di malignità, però (e perciò) chiudiamo questa riflessione con una domanda d’obbligo: e se per caso davvero Bardi non sarà ricandidato, che faranno i cinque Consiglieri moderati “che preferiscono il sorriso all’invettiva”?
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