di Angelomauro Calza

Era il 2 marzo quando Giuseppe Spera, Direttore generale dell’Ospedale San Carlo di Potenza, mi dichiarava e mi faceva annunciare che dai primi di aprile i pasti ai degenti non sarebbero più stati serviti in stoviglie di plastica, ma in ceramica.

Giuseppe Spera, Commissario AOR San Carlo

Giuseppe Spera, DG San Carlo

Gli abbiamo dato credito, perché non avremmo dovuto? E ancora oggi, però, caro Direttore, quando dai primi del mese si è già passati ai secondi (!) non ci risulta che siano cambiate le stoviglie. Ciononostante, consci che qualche intoppo ci può sempre essere quando si tratta di cambiamenti sostanziali e anche complessi, ci permettiamo solo di dirle che ancora si aspetta e che speriamo che la ditta incaricata del servizio mensa termini al più presto tutte le operazioni che possano consentire di ritornare alle origini, quando il servizio funzionava bene, ormai tanti anni fa, e utilizzare i classici piatti in ceramica, magari pure quelli “fessi”, quelli che i baresi vendono al mercato di Viale del Basento il primo sabato del mese: sempre meglio e più salutari della plastica. E visto che ci siamo, ci chiediamo e le chiediamo perché in Cardiologia non riescono a regolamentare il flusso dei pazienti da sottoporre a visita di controllo in maniera ottimale e agevole per tutti: pazienti, infermieri, medici e operatori. Mi spiego. Lo scorso 11 aprile al quarto piano del Padiglione C, dove si effettuano tra le altre cose anche le visite di controllo ai pazienti che sono stati sottoposti ad intervento, già dalle quattro del pomeriggio ci stava un sacco di gente in attesa. Essì, perché a tutti i pazienti è stato prescritto di recarsi a visita di controllo l’11 aprile alle 16.40. Ci stavano anziani già mezzo debilitati dalla loro situazione di salute che hanno atteso ore per essere sottoposti a visita: in quella seduta erano previsti tra esterni e ricoverati ben 27 visite, e tutte alle 16.40!!! Ovvio che ricevuta la segnalazione ho fatto delle indagini e ho accertato che è stato così – per esempio – anche il 28 marzo, quando i pazienti erano addirittura più numerosi, e convocati tutti con lo stesso appuntamento, per cui, salvo non mi sia imbattuto giusto in questi due lunedì “eccezionali”, e se così è mi scuso, mi pare che tale organizzazione sia piuttosto… stabile. Ora, se così è, mi immedesimo in chi gestisce il flusso degli appuntamenti e lo compatisco e comprendo: quanto è complicato tenere in ordine un registro dove le visite siano cadenzate, a intervalli regolari, evitando di far arrivare tutti alla stessa ora salvo poi costringere a lunghe attese pazienti che avrebbero invece bisogno di riposo e non certo di stress, seduti su dure panche di ambulatorio o stipati, in piedi, nel corridoio! E che brutta mansione inserire sempre lo stesso orario sul foglio di dimissioni dei pazienti dopo un intervento! Ma ci pensate? scrivere sempre lo stesso orario per giorni e da chissà quanto tempo! Io voglio sperare che a nessuno venga in mente di far intervenire l’Inail, perché è stressante e ripetitivo, vi rendete conto? Peraltro un affollamento di soggetti fragili insieme ai loro accompagnatori (indispensabili nella maggior parte dei casi) di certo non giova alle misure di contenimento dei contagi da Covid che diligentemente sono state poste in essere e vengono fatte osservare dal personale della Cardiologia. E’ un peccato che per questione di mera organizzazione vengano intaccate nei giudizi dell’immaginario collettivo professionalità, etica, valori, dedizione e sacrifici di medici, infermieri e operatori sanitari che noinon abbiamo mai messo in discussione e che sono l’anima viva del reparto e dell’Ospedale. Vabbè, chiudo ironicamente con un appuntamento: degenti dimessi dal reparto, ci vediamo tutti un lunedì, quello che più vi piace, alle 16.40 al Quarto Piano per una allegra chiacchierata comune sui nostri malanni, ma mi raccomando, portate la mascherina, un panino, e avvisate a casa che probabilmente rincaserete tardi, ma passeremo un pomeriggio in piacevole compagnia.

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