Paradosso: il Presidente continua a governare con una Giunta unita e con il sostegno di una coalizione che non lo vuole. Disfatta del centrodestra se, per ripicca, smettesse di lavorare senza dimettersi e senza sciogliere il Consiglio

 

di Angelomauro Calza

Noi abbiamo sempre scritto la verità, sia chiaro, anche quando – qualche volta, raramente – quel che abbiamo scritto non si è avverato. Ma come? E allora? Che verità è? E’ la verità di quel che si dice nelle crocchie, nei capannelli, nei bar, al supermercato e una volta al Main Street. Riportiamo fedelmente i pettegolezzi, le chiacchiere, gli inciuci. Poi se si rivelano inforndati e restano inciuci mica è colpa nostra, no? E il Presidente Bardi è arrabbiato con noi, non ci rilascia interviste né dichiarazioni, probabilmente risentito di qualcosa che abbiamo scritto. Non fa niente, rinunciamo, non è indispensabile sentirla. Però, Presidè, noi abbiamo scritto solo quel che di lei qualcuno o più di qualcuno ha detto, sia chiaro, noi siamo autonomi, liberi e indipendenti, (nè servi nè padroni, ricorda?). Non ne è convinto? Glielo dimostriamo subito che non siamo contro di lei: proprio con questo articolo. Sicuramente la sua rete di informatori le avrà riferito di un siparietto alla Milanese, qualche giorno fa, quando a “Michele” (no, come dice Tony Tammaro, non quello del Glen Grant) veniva chiesto se avesse presentato la domanda di pensione, metaforicamente, insieme a lei, per poi sentirsi meglio spiegare: “per andare via dalla Regione, ve ne dovete andare”! Pare abbiano sentito dire questo, da un parlamentare a “Michele”. E il caffè miracolosamente si trasformò in fiele. E “Michele” sicuramente si sarà precipitato in ufficio per chiederlo a lei: “Presidè, ma voi l’avete presentata la domanda di pensione?” “Che stai ricenn’, Michè?” “No, niente, è solo una domanda che mi hanno fatto al bar”. Mò, tornando seri e chiudendo il siparietto, dopo aver riportato ancora una volta solo voci, usciamo dal pettegolezzo e poniamoci qualche interrogativo un po’ più serio e intrigante. Sono settimane che si scrive e si legge (anche qui) che Bardi non dovrebbe essere ricandidato Presidente per i veti che vengono posti sul suo nome da Lega e Fratelli d’Italia. Ricordiamo che il centrodestra è anche la casa di Noi Moderati e che il nome del candidato si deciderà a Roma. E ricordiamo anche che Bardi deve emettere il decreto di scioglimento del Consiglio regionale due mesi prima delle elezioni. E anche che entro il 31 dicembre va approvato il Documento economico e finanziario della Regione. E che ci sono delibere e atti in attesa di approvazione in Giunta, tutta roba importante, dalla Sanità ai finanziamenti per le aree interne, dai progetti per i Comuni alla programmazione dei fondi europei e nazionali, giusto per citare i più importanti. Mò, fossi io al posto di Bardi, potrei pure pensare “ma devo lavorare con una maggioranza che dice da settimane che non mi vuole? Che non ha più fiducia in me?” E lo pensi una volta quando ti attacca la Lega, poi un’altra quando ti attacca Fratelli d’Italia, e un’altra quando ti attaccano dall’interno del tuo partito, e l’assessore minaccia le dimissini per colpa tua… oh, basta! No time to die! Non è tempo di morire! Alla fine uno avrà pure il diritto di incazzarsi, o no? E che lavora a fare? in prospettiva di una sfiducia non solo ipotizzata, ma addirittura dichiarata? E allora? E allora pure un Presidente e soprattutto un Generale a volte si incazza, e quando accade potrebbe pure accadere brutto. Perché dite di no? E’ così, potrebbe essere, potrebbe darsi. CI sono stati generali che hanno sovvertito stati per governare, vuoi che un generale che già governa non riesca a fare ancora di più? E allora in primis si caccia l’assessore che minaccia (come è accaduto). Poi non si approvano le delibere sospese, non si approva il documento finanziario nei termini e il prossimo anno si va avanti così, per dodicesimi (sì, va bene., non sarebbe una novità, ma intanto…), a gennaio non si emette il decreto di scioglimento del Consiglio regionale e non si vota più a marzo, ma a maggio (che a quel punto diventerebbe giugno, in uno con le Europee) e si continuerebbe a sopravvivere per Determine dei Direttori Generali. Evvabbè, questo amministrativamente parlando, ma politicamente? Politicamente una situazione del genere potrebbe quasi certamente rappresentare la sconfitta del centrodestra nelle urne (Meloni e Salvini accetterebbero lo smacco? Per di più da una piccola regione? Ancora Davide e Golia?) e una vendetta manco tanto sottile di Bardi (muoia Sansone con tutti i forestieri!) Come dire che per la prima volta nella storia un generale vince la sua battaglia grazie a una sconfitta. Ma sappiamo che Bardi è un “Ufficiale gentiluomo”, certe cose non le fa perché fedele a un codice d’onore che non glielo consente e se proprio dovrà uscire di scena, lo farà consapevolmente, lo farà come nel finale del film: andrà nella stanza del suo “Michele”, lo prenderà in braccio e sorreggendolo, le braccia di lui al collo per sostenersi, usciranno insieme da via Verrastro tra gli applausi dei dipendenti schierati in due file, a dstra e sinistra. E grazie all’impegno di Tajani a sostenerlo potrebbe anche accettare un ruolo nel Governo come compensazione, se gli venisse offerto come si inciucia. Magari al Ministero della Cultura, magari al posto di Vittorio Sgarbi, se solo quest’ultimo dovesse dimettersi davvero.

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