L’esempio del fallimento delle politiche sanitarie degli ultimi anni perpetuato dalla mancanza di soluzioni da parte di chi amministra oggi la Basilicata. Anche i medici di famiglia vivono situazioni di grave difficoltà. Si attende e si spera che il Presidente Bardi e l’assessore Leone intervengano inmaniera risolutiva senza trovare la scusa del “momento di emergenza Covid”. Anche i sindaci però devono fare la loro parte.

di Angelomauro Calza

Chiaromonte (foto aerea di Marcello Bisaccia)

Dal 1° dicembre va in pensione a Chiaromonte il dr. Giuseppe Lauria, lo storico medico di famiglia del paese che per decenni è stato anche quello che una volta di chiamava “Ufficiale Sanitario”, ruolo che ha però lasciato già da qualche anno. Cosa accadrà ora nel comune che conta anche una delle più apprezzate strutture italiane di cura dei disturbi alimentari, dell’alcolismo, dell’autismo? Strutture collocate logisticamente all’interno dell’Ospedale San Giovanni, che nel tempo è stato depotenziato da opportunismi e personalismi politici prima ancora che da motivazioni legate a risparmi di spesa e a strani concetti di antieconomicità che hanno prevalso su quelli di assistenza e cura della salute pubblica territoriale. Cosa è accaduto e cosa accadrà, dicevamo? E’ accaduto che ora a Chiaromonte opererà come medico di famiglia un solo dottore, una donna, che dovrà quotidianamente arrivare dalla vicina Senise. Vabbè… almeno le abituali ricette per gli anziani sono salve, ma vuoi mettere la figura ancestrale del medico di paese che va a farsi benedire? Quel medico amico di tutti, che ancora se lo chiami perché stai male a casa viene a visitarti? Che è amico, compare, confidente… Ma tant’è… almeno sai che a orari e giorni prestabiliti il medico ci sta, a differenza di tante realtà che vivono momenti di grande affanno. Ci sono comuni, come Calvera ad esempio, con un numero di abitanti inferiore al numero minimo di assistiti per non rendere antieconomico per un medico operare in paese. Non è tollerabile una situazione del genere, e non si comprende perché la Regione non intervenga a salvaguardia del diritto alla salute sancito dalla Costituzione per supplire economicamente a tale carenza, magari integrando le sole quote degli assistiti mancanti. E ci sono anche – per esempio – frazioni di Chiaromonte vicinissime a Senise: i cittadini che abitano lì potrebbero scegliere un medico di famiglia proprio nel paese più vicino, ma ciò è precluso da quella sciagurata organizzazione dell’assistenza medica familiare che si chiama “ambito territoriale” secondo la quale puoi sceglierti il medico di famiglia solo in alcuni comuni dell’ambito di appartenenza del tuo, e Senise appartiene ad un altro ambito. Solo San Severino Lucano, nella fattispecie, fa eccezione, ma lì probabilmente si è riusciti a diventare eccezione per “ambiti politici”, e comunque non interessa indagare: interessa risolvere. Risolvere il problema di frazioni di paesi che sono più vicine a comuni appartenenti ad un altro ambito territoriale e che per ottenere l’assistenza del medico logisticamente più prossimo devono produrre domanda al Capo distretto e aspettare (alta burocrazia, mica pratichetta da niente!). In questo particolare momento emergenziale assume poi importanza fondamentale la questione legata a quelli che sono più comunemente conosciuti come “Ufficiali Sanitari”, ma che da qualche tempo (epocale riforma nell’ambito sanitario!) si chiamano “medici di igiene pubblica” (oh, cambiare la denominazione mica è cosa da poco, poi magari per il resto c’è tempo). Ce ne stava uno in ogni Comune, poi man mano sostituiti con medici condotti con funzioni di Ufficiale Sanitario.

L'ospedale di Chiaromonte

L’ospedale di Chiaromonte

Ora è da un po’ che anche molti di questi sono andati in pensione. Ebbene, non è intervenuta alcuna sostituzione, si procede con assegnazioni a scavalco, tanto che – ad esempio – il Medico di igiene pubblica di Chiaromonte, da quando è andato in pensione il dottor Lauria, ci sta, ma solo e forzatamente per qualche ora al mese: è la dottoressa Caterina Focaraccio, che svolge con estrema difficoltà tale ruolo in ben sedici Comuni (olltre l8 per cento dei comuni lucani, il 16 per cento dei comuni della provincia di Potenza!) E se per un motivo qualunque dovesse assentarsi per qualche tempo? E se la pressione del ruolo dovesse non essere più sopportabile? Ma può essere che una tale situazione non venga affrontata dal Presidente Bardi e dall’Assessore Leone? Possiamo sperare che lo facciano e non se ne vengano con la storia che ora il momento è particolare e bisogna pensare al Covid? Non se ne vengano con questa storia, non regge, perchè è proprio il Medico di Igiene Pubblica che deve certificare i contagi e svolgere una serie di altri adempimenti in relazione all’emergenza! Che deve fare – sempre come esempio – la povera dottoressa Focaraccio? Agire per telefono, o magari in videochat con Whatsapp o Messenger? In videoconferenza con Team di Windows o con Zoom? Chi è che dimentica che i Medici di Igiene Pubblica sono presidi territoriali di quella sanità che in Basilicata si sta mandando a farsi benedire? E una domanda però va posta anche all’Anci e ai sindaci lucani: siete a conoscenza di questa situazione, la vivete quotidianamente, quando deciderete di scendere in campo con azioni dure, toste, concrete per mettere la Regione di fronte alle proprie responsabilità e chiedere conto e soluzione del problema? In conclusione: vuoi vedere che la struttura ospedaliera di Chiaromonte tra qualche tempo farà pure ambulatorio per curare i cittadini che hanno il raffreddore e stilare le ricette per andare a prendere in farmacia la pillola per la pressione?No, perchè a questo punto… chiudiamo pure la farmacia, tanto le medicine possono dargliele direttamente in ospedale.

(Prima parte – continua)
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