Nella coalizione di maggioranza continuano sul territorio le diatribe sui nomi da candidare a Presidente, ma la realtà è che deciderà Roma dopo aver stabilito “a chi” tra i partiti spetterà la postazione

di Angelomauro Calza

 

“Confusione. Mi dispiace se sei figlia della solita illusione e se fai confusione”. Oh, che pure Lucio Battisti è stato più volte accostato alla destra nel passato e oggi, se così fosse davvero, la canzone il centrodestra lucano avrebbe potuto ispirarla. E anche “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi” potrebbe essere stata scritta allegoricamente, e probabilmente alla domanda “come può uno scoglio arginare il mare” avrebbe risposto dall’altra sponda dell’emiciclo Pierluigi Bersani: “vabbè, tu prova ad asciugarlo”, visto che anche là la confusione regna sovrana. Ci si ostina, si continua a non voler prendere atto che la vittoria del centrodestra alle scorse Regionali non è una vera vittoria: è stata determinata dalla frantumazione degli schieramenti avversari. Hanno perso loro, non vinto il centrodestra. Ci si ostina a parlare della vittoria del centrodestra quando la realtà è che si è solo giovato della disfatta del centrosinistra: il centrodestra non ha mai avuto alcuna maggioranza assoluta, anzi. E anche i dati degli ultimi sondaggi, per quanto discutibili, altro non fanno che confermare che l’attuale maggioranza senza Italia Viva e Azione alle prossime Regionali non va da nessuna parte, e questo senza voler tener conto di fibrillazioni e animosità interne alla stessa coalizione che potrebbero portare anche a fuoriuscite di pezzi dell’attuale maggioranza che potrebbero approdare ad altre sponde. Ecco che allora per il centrodestra nasce spontanea e prepotente l’esigenza, se non l’imperativo, di non guardare ai nomi da candidare a Presidente prima ancora di aver stabilito “a chi” spetterà il candidato. E questo lo deciderà Roma, lo decideranno Salvini, Tajani e Meloni, non Quarto, Pepe e Taddei.

Quando accadrà? E anche questo spetterà a loro deciderlo, tutto il resto, quel che scriviamo e che voi leggete, è puro gossip politico, appassionante quanto vogliamo, morboso, indiscreto, eccitante, ma sempre gossip resta: pettegolezzo, pateracchio, pastrocchio, pastetta. Inciucio. Tutto qua. Ve lo ricordate Enzo Salvi? Massì, quello che cantava “quella macchina qua devi metterla là, quella macchina là devi metterla qua”? Ecco, così ci siamo ridotti noi pettegoli: a parcheggiatori non di auto, ma di personaggi politici da spostare di continuo per non intasare il parcheggio.

E però se vogliamo leggere sempre gli stessi dati degli ultimi sondaggi applicati alla realtà dei fatti, non possiamo non notare per esempio che il centrodestra vincerebbe sicuramente non se Italia Viva scegliesse di schierarsi a destra: ma quando mai?

Non se Azione si schierasse a destra: ma quando mai? Vincerebbe probabilmente solo se entrambi i soggetti si schierassero ufficialmente a destra. Essì, perché in tutti e due i partiti si registrerebbero defezioni importanti, emorragie di elettori e simpatizzanti fidelizzati al centrosinistra più che al partito in sè, poco propensi ad essere sostenitori del centrodestra. Maldisposti ad essere indirettamente determinanti per la vittoria di un Presidente di centrodestra sostenendo un candidato da sempre schierato sull’opposta sponda. Essì, di sicuro ci vorrebbero almeno due partiti per portare i voti di uno solo dal centrosinistra al centrodestra. Sì, la Basilicata è stata filomonarchica al Referendum del 2 giugno 1946, ma poi?

La fedeltà al centrosinistra è quella che ha determinato la definizione del “partito-regione”, sia pur oggi anacronistico e fuorigioco. E non dimentichiamo che anche diversi esponenti del centrodestra sono approdati nella rada di Tajani, Meloni e Salvini, dopo aver navigato altrove, più in cerca di sostegno che non per rifornire di risorse e novità la coalizione, che equivale a dire che come sono arrivati potrebbero andare via: con le navi e le persone arrivano anche le allergie e le intolleranze. Ecco che allora per il centrodestra diventano indispensabili pontieri e mediatori, alcuni già all’opera, per tentare di tenere coesa la coalizione e nel contempo acquisire nuovi consensi che possano rinsaldare la presenza tra la gente e nell’elettorato. Resta inteso che chi determinerà le sorti del centrodestra restano sempre gli avversari. a loro decidere se presentarsi uniti e incamminarsi verso una quasi certa vittoria o disuniti e iniziare già da ora a pensare alle giustificazioni da addurre per una sconfitta dietro l’angolo.

 

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