Manca un capitolo di budget specifico. La quasi totalità dei trattamenti vengono effettuati dai centri di fisiokinesiterapia. Michele Cannizzaro, Presidente del Cicas Basilicata tira le orecchie alla Regione e sollecita i pagamenti in sospeso

di Angelomauro Calza

 

La situazione delle Aziende sanitarie lucane relativamente alla carenza di specialisti, in particolare Diabetologi, Gastroenterologi e Fisiatri, che abbiamo raccontato qualche giorno fa non può che portare come conseguenza ad una conclusione: il sistema sanitario in Basilicata non può prescindere dalle prestazioni erogate da soggetti privati convenzionati. Lunghi mesi di attesa per una TAC in ospedale e tempi brevissimi nel sistema privato convenzionato, altrettanto per un esame cardiaco, due anni per una visita diabetologica nel pubblico ma immediata se si va presso uno studio convenzionato e… e addirittura nessuna possibilità o quasi se si parla di logopedia.

L’ambulatorio Madre Teresa di Calcutta a Potenza

E abbiamo anche accennato – e lo ripetiamo senza calcare la mano, ma con fermezza – a complicità poco nobili di qualche medico di famiglia che pur di venire incontro ai propri pazienti non esita a prescrivere esami di urgenza o prime visite importanti per consentire la pratica del nuovo sport della sanità: il salto della fila. Insomma, è il sistema ad essere malato e la scienza nulla può di fronte all’endemico male della politica che poco si interessa e male a quello che è il settore primario di una società che vuole a tutti i corsi definirsi ed essere definita “civile”. Non è questo l’elogio del privato, sia chiaro: piuttosto è l’orazione funebre del pubblico: “Oh viandante, che ti affretti a piangere, qui non è permesso alzare lamenti sulla brevità della sua vita: più crudele della morte è stato il genere di morte”. Beh. sì, Marziale forse è esagerato, ma l’allegoria ci sta, la metafora regge, basta sostituire qualche parola. Ma dicevamo del privato. Quel privato che ancora non ha visto riconoscersi dalla Regione Basilicata il ruolo, prima ancora che i compensi che spettano.

Michele Cannizzaro

Il dr. Michele Cannizzaro, Presidente Cicas di Basilicata

Ed è stato Michele Cannizzaro, il Presidente lucano del Cicas Sanità Privata, la Confederazione Italiana Piccoli Centri Accreditati Sanitari, a reiterare richieste e osservazioni al Direttore generale del Dipartimento Salute della Regione con una comunicazione ufficiale inviata anche al Presidente Bardi e all’Assessore Fanelli. Tra le altre cose Cannizzaro rimarca “l’imbarazzante mala gestio del settore, ormai da molti anni preda di improbabili determinazioni così frequentemente riformate dagli organi di giustizia amministrativa, tanto da rappresentare un evidente inaccettabile vulnus alla necessaria imparzialità e linearità dell’azione di governo, purtroppo più e più volte adombrata da portentose campagne di lobbing ad opera dei soliti, persino fisicamente quasi “annessi” ai palazzi di Regione”, ma è ancora ottimista, nonostante il blocco del dialogo: “auspichiamo una decisa azione di concreta discontinuità e piena consapevolezza”. Nella missiva auspica il pagamento del dovuto da parte di via Anzio, 4 milioni di euro per il 2022 e cinque per il 2023: somme che “dovranno essere utilizzate per la remunerazione delle prestazioni eseguite in favore dei pazienti residenti in Regione Basilicata (perchè parrebbe che si voglia in qualche modo destinare un paio di milioni di euro a strutture lucane che hanno erogato prestazioni a pazienti di fuori regione ndr).

Vito Bardi

Il Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi

In alternativa, perché non ritenuto o comunque non subitamente possibile quanto sopra indicato, ben considerata la pendenza degli (ennesimi) ricorsi innanzi al Tribunale Amministrativo della Basilicata in relazione ai criteri per l’attribuzione dei tetti 2023, così come stabiliti con DGR n. 189/2023, si chiede, in uno alla revoca in autotutela di quest’ultima, di prorogare l’efficacia della DGR 482/2022, unica superstite alle innumerevoli pronunce di legittimità della giustizia amministrativa, dovendosi poi comunque cercare miglior soluzione in ordine all’attribuzione delle necessarie maggiori somme”. Insomma, la situazione non è certo rosea e di sicuro bene non fa all’immagine del Presidente Bardi e del suo quadriennio in chiave ricandidatura: la Sanità è il suo tallone di Achille, e forse pure il resto del piede, della caviglia, degli stinchi e delle cosce destra e sinistra: gli arti inferiori sono ormai danneggiati e potrebbero compromettere il cammino politico futuro dell’ex generale. Ma in tutto questo, con tutti i problemi di cui si parla da mesi, è sfuggita una branca importante della Sanità: la logopedia. E’ una situazione davvero drammatica da cui tutti gli interpellati si rifugiano dietro un “no comment”: nel sistema pubblico non c’è nulla! il 95 per cento delle prestazioni vengono rese presso centri privati e il restante 5 per cento non è detto che vengano rese nel pubblico. In Basilicata abbiamo un gran numero di bambini dislessici che non vengono curati. I trattamenti vengono effettuati tutti presso centri privati da oltre 15 anni e i costi gravano tutti sul budget per la fisioterapia mentre sarebbe opportuno creare un capitolo apposito, visto che tali trattamenti assorbono oltre il 35 per cento dei costi complessivi rimborsati alle strutture non pubbliche. Non è certo tollerabile che il sistema sanitario non eroghi tali prestazioni a livello ospedaliero e territoriale. In più bisogna tener presente che anche il privato è allo stremo: una terapia completa dura almeno tre anni, per cui le liste di attesa sono lunghe e tre anni di terapia equivalgono a tre anni di attesa per chi non è ancora riuscito a essere inserito nel programma terapeutico e un bambino non può aspettare tre anni per iniziare a essere curato! Ecco allora che ci si rivolge a trattamenti non in convenzione, effettuati da logopedisti che operano a domicilio con costi altissimi per le famiglie: si parla di circa 40 euro a trattamento. Per una cura efficace ne servono almeno due a settimana. E tutto per tre anni. Fate voi il calcolo se volete, ma parliamo di circa 10.000 euro che le famiglie interessate devono sborsare causa un deficit della Regione nel curarli.

 

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