Nell’attuale panorama politico regionale assume sempre più un ruolo determinante una terza forza necessaria a destra e a sinistra per poter vincere le prossime elezioni

di Angelomauro Calza

 

C’è movimento in Regione. Come sempre quando si tratta di pensare a come ritornare a sedere tra i banchi di via Verrastro. Un anno passa presto, anzi, a ben vedere, qualcuno pensa “cazzarola, non ci potevo pensare un anno fa a cosa fare, visto che dodici mesi sono passati in un attimo? E se non faccio in tempo? e se altri dodici non mi bastano?” Ma questi sono pensieri che agitano gli incerti, gli insicuri, quelli che in Consiglio ci sono arrivati per grazia e voti ricevuti e adesso devono necessariamente individuare qualche altro santo che gli dispensi benevolenze. E al momento due sembrano essere i Santi capaci di miracolare qualche devoto. Uno festeggia il 15 giugno, San Vito, l’altro addirittura il 16, il 17 e il 19 gennaio. Sì, ce ne stanno tre, un papa, un vescovo e un arcivescovo: tutti e tre San Marcello. Per quel che riguarda il Marcello, al secolo non Santo, ma Pittella, i giochi sono tutti ancora aperti, solo ipotesi progettuali delle più ampie, che non prevederebbero però una ricandidatura a Presidente, ma un grande impegno per costruire un soggetto politico capace di assumere il ruolo di ago della bilancia in una tenzone che non lascia affatto prefigurare, tra destra e sinistra, una forza capace di vincere senza allearsi con lui. E non sarà certo in Basilicata un “Calenda-Renzi”, soprattutto per i tanti sassolini che Pittella dovrà necessariamente togliersi dalle scarpe per poter camminare senza fastidi ai piedi. Quel che sarà sarà. Quel che invece “è” riguarda voci, sussurri, sospiri e gemiti che timidamente, ma sempre più numerosi, provengono dal Palazzo del Consiglio e che riguardano presunte ipotesi di autoproposizione di candidatura nella “Lista del Presidente”, il San Vito che al secolo di cognome fa Bardi. I nomi che circolano sono tanti, ma nessuno di questi sembra al momento riflettere e preoccuparsi che forse sono troppi, talmente tanti che rischiano di mettere in difficoltà non solo il Presidente Bardi (bisognerebbe, anche, capire fino a che punto è contento lui di questa situazione), ma anche sé stessi nel momen

Il Governatore lucano Vito Bardi (ph. Luisa Calza)

Il Governatore lucano Vito Bardi (ph. Luisa Calza)

to in cui dovessero un po’ più in là rendersi conto della impraticabilità oggettiva di questa strada per essere rieletti. in soldoni: ma se tra assessori e consiglieri uscenti arriviamo a più o meno cinque o sei aspiranti candidati nella Lista Bardi, quanti voti deve prendere la lista per poterli eleggere? La volta scorsa elesse il solo Quarto, stavolta, forte di cinque anni di mandato, potrebbe guadagnarne uno, forse due, diciamo pure tre, va’, ma gli altri? E la Lega? sì, cinque a Potenza e uno a Matera nel 2019, ma oggi? Oggi sono rimasti in due, oltre gli assessori, e tra un anno? E anche Fratelli d’Italia che oggi conta in Consiglio regionale un aumento di presenze fino a tre rappresentanti, deve mettere nel conto che sono tutti fuoriusciti da altri partiti, e che il suo unico eletto è andato via. Forza Italia invece si trova a fare i conti con alcune questioni interne da risolvere. In questo quadro è vero che assume grande rilevanza la presenza di un Lista del Presidente, garante in certo qual modo della coalizione, ma realisticamente bisogna tener conto che non potrà essere soggetto capace di attrarre in toto voti e consensi smarriti per strada dagli alleati, e nemmeno tanti da eleggere cinque o sei consiglieri (oh, poi tutto può accadere, per carità, non mi si tacci di tirapiedismo!). Ecco che allora potrebbero iniziare a vacillare le convinzioni e le certezze di chi sta pensando di scegliere la Lista del Presidente invece che quella del partito di appartenenza. Ci sono poi le vandeane pretese di parte della sinistra di presentare un candidato presidente che sia donna, anteponendo così questioni di sesso a necessità di programma, preparazione e capacità (non escludendo affatto che ci sono – come ci sono – donne capaci e che ci sono come ci sono e ci sono stati – uomini meno capaci): e il progetto politico qual è? E’ il progetto che va proposto, che poi sia un uomo, una donna, un LGBTQ a proporsi come soggetto garante della sua attuazione è cosa secondaria, altrimenti diventa impensabile un risultato elettorale premiante. Ecco, è in questo quadro che assume almeno parvenza di realistica necessità la posizione determinante di un soggetto terzo che, sic stantibus rebus, diventa indiscutibilmente ago della bilancia.

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