di Angelomauro Calza

Otto anni fa moriva Francesco Cossiga,democristiano, che fu parlamentare, ministro e Presidente della  Repubblica Italiana. Io l’ho conosciuto di persona. Sono stato a casa sua tre o quattro volte al secondo piano di un palazzo nella traversa vicino l’Hotel Cicerone di Roma, quartiere Prati: tre stanze, ingressino, bagno e cucina. Niente di che. Ricordo però il gran via vai, con la scorta sempre presente in casa e il gran numero di apparecchiature elettroniche, soprattutto telefonini, sprasi un po’ dovunque nel tinello: aveva una predisposizone naturale per l’elettronica, li utilizzava in maniera intutitiva e qualche casa produttrice prima di immettere un uovo apparecchio sul mercato chiedeva il suo parere inviandogli il prototipo. L’ultima volta che ci andai fu pochi mesi prima della sua morte. Mi ricevette nella toilette: “Devi sentirti onorato” – mi disse – “vuol dire che ti considero uno di casa”. In realtà la casa era piena zeppa di agenti e carabinieri che microfonavano gli ambienti in vista di una visita che gli aveva preannunciato un alto funzionario dell’OLP. Da ricordare, per me, un suo intervento al congresso della BDI, la Bundesverband der Deutschen Industri, equivalente della nostra Confindustria: Iniziò leggendo in tedesco alcuni fogli, poi li mise da parte e continuò il suo intervento parlando a braccio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Conservo ancora gelosamente una sua statuetta in ceramica pregiata che raffigura un carabiniere in alta uniforme. E ricordo ancora il suo divertirsi a spese di altri: amava raccontare come l’avvocato Giovanni Agnelli una volta parlando con lui, sentendo che si svegliava molto presto, gli disse che anche lui era solito alzarsi non più tardi delle 4 e mezzo di mattina. Il giorno dopo Cossiga, che si alzava davvero prestissimo tutti i giorni, alle 5 lo chiamò al telefono con una scusa. Agnelli aveva la voce impastata dal sonno: dormiva nella grossa, ma gli disse che era già sveglio da un pezzo. La cosa continuò per altre due o tre volte, con il Presidente Cossiga che si divertiva ogni volta a inventare una scusa diversa a motivazione della sua chiamata. Poi raccontava lo scherzo precisando che sapeva benissimo che gli aveva detto una balla e che sapeva che in realtà si alzava molto tardi la mattina. Segnò gran parte della storia d’Italia sin dagli anni ’70. Lo ricordo così, con simpatia e con grande rispetto, anche per via di vicende molto personali e delicate, cui anche lui ha partecipato in maniera emotiva non facendo mai venir meno il suo sostegno, soprattutto morale.