« … andai apposta a Tricàrico, con Rocco Scotellaro. Il paese era svegliato, a notte ancora fonda, da un rumore arcaico, di battiti di strumenti cavi di legno, come campane fessurate: un rumore di foresta primitiva che entrava nelle viscere come un richiamo infinitamente remoto; e tutti salivano sul monte, uomini e animali, fino alla Cappella alta sulla cima …. Qui venivano portati gli animali, che giravano tre volte attorno al luogo sacro, e vi entravano, e venivano benedetti nella messa, con una totale coincidenza del rituale arcaico e magico con quello cattolico assimilante.. » cosi Carlo Levi (1902 – 1975) descrive la festa di Sant’Antonio Abate in uno dei tanti, forse tutti, paesi della Basilicata che dà inizio il  17 gennaio al  carnevale “

Federico Valicenti

Federico Valicenti

Il Carnevale non è una festa donata al popolo, ma è una festa che il popolo ha donato a se stesso.”

Questa è una festa dove le istituzioni non fanno spese, non preparano luminarie o fuochi d’artificio. Questa è una festa che non dispensa panettoni o colombe o spumante, non classifica i buoni e i cattivi, non elargisce doni e regali. Durante questo breve periodo il libro delle leggi morali viene sovvertito da un solo pensiero “Semel in anno licet insanire”, una volta all’anno è lecito fare pazzie cosi scrive nel De Senectute  Lucio Anneo Seneca (4 a.C.–65 a.C.). Durante il periodo di carnevale “dove ogni scherzo vale”, inizia lo scambio dei ruoli sociali, i ricchi si travestono da poveri e i poveri da ricchi, i prelati vengono raffigurati con rosari di salsicce al collo.

Il primo carnevale, inteso come momento di aggregazione e di festa, dove i ruoli delle persone vengono codificate con maschere e travestimenti, risale ai tempi degli Egiziani. All’epoca dei faraoni, accompagnati al ritmo di canti e danze di donne mascherate seminude, il popolo egiziano sacrificava al dio Nilo i buoi portati in sfilata. Gli antichi greci si dedicavano per lo più a ringraziare il dio del vino Dionisio, bevendo e cantando. Mentre il popolo dell’antica Roma si lasciava prendere dall’euforia della festa durante i Baccanali, festeggiamenti in onore del dio Bacco, che si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano l’uso di maschere, tra fiumi di vino, danze e donzelle. Famosa la festa di Cerere e Proserpina che si svolgeva di notte dove giovani e vecchi, nobili e plebei si univano in orge di cibo e sesso nell’entusiasmo dei festeggiamenti.

… ed ora le ricette

Polpette di Carnevale

Polpette di carnevale

Polpette di carnevale

Ingredienti:

-500 g di carne mista (manzo e maiale) macinata 2 volte
-5 uova
-200 gr pane raffermo grattugiato fine, senza corteccia
-100 g di formaggio pecorino grattugiato fine
-1 spicchio d’aglio triturato finemente
-1 trito di prezzemolo
-un pò di vino bianco
-olio per friggere

Procedimento:

In una capiente scodella versate il pane, aggiungete tutti gli ingredienti e amalgamate bene.

Se risulta un po’ molliccio il composto aggiungete altro pane.

Dopo aver impastato tutti gli ingredienti, con le mani bagnate fate delle palline dalla grandezza desiderata.

Portate a fuoco medio la padella con l’olio di frittura  e versate le polpette facendo attenzione che non si sovrastino l’una sull’altra. Quando sono belle dorate , con una schiumarola toglietele e adagiatele su carta assorbente. Fate attenzione a non far fare il filo di fumo all’olio, altrimenti si anneriscono esternamente e diventano amarognole, oltre che dannose.