Federico Valicenti

Federico Valicenti

Nel 1887 il governo italiano, proprio per valorizzare e legalizzare  la specificità dell’uva italica, mise dei paletti e specificò la produzione dell’uva da tavola e l’uva da vino nella “Nuova rassegna di viticoltura della Regia Scuola di Conegliano”, vista anche la concorrenza straniera, dove veniva auspicato che “concorsi banditi dal Ministero dell’agricoltura, per l’uva da tavola, facciano conoscere cosa possediamo e le nostre potenzialità“. Nel nostro paese, fra i primi nel mondo, dopo l’unità d’Italia si cominciano a distinguere le uve da vino rispetto a quelle da mensa. Ma è dall’antichità che l’uva viene  rappresentata come status symbol. Nelle civiltà egizie e greche i grappoli di uva vengono usate come corone per ninfe, dei ed eroi, soprattutto nella mitologia greca. Presente sempre sulle tavole aristocratiche ha ottenuto un posto da privilegio nelle ispirazioni di artisti e pittori in tutti i secoli. Nera o bianca la troviamo rappresentata nelle tele e sui muri, nei libri e papiri. A volte si porta dietro il sospetto che, l’uva, nell’antichità, fosse considerata quasi come una piacevole droga leggera, la troviamo come frutto del piacere sui banchetti di nobili e principi, in ricette afrodisiache dove nettare e ambrosia erano in buona parte composti da succo d’uva. Anche per questo  Polifemo si entusiasma del dono di Ulisse e viene ingannato. Se poi vogliamo retrodatare ancora di più il piacere che l’uva riusciva a dare attraverso i suoi frutti, è d’obbligo citare  la grande “cassa” che si prese Noè alla fine del diluvio universale, oppure che il vino, derivato dell’uva, rappresenta niente meno che il sangue di Cristo. E che dire del culto di Dioniso seguito da greci e romani, simbolo dell’esuberanza, della passione, del piacere e del disordine, contrapposto alla razionalità, all’equilibrio e al dominio dei sentimenti del mondo apollineo. Nel Rinascimento  Lorenzo de Medici (1449- 1492) scrive il famoso “Trionfo di Bacco e Arianna” e il Boccaccio distingue il vino buono dall’ acqua dell’Arno . L’uva da tavola inizia ad affermarsi come tale dopo la prima guerra mondiale, va alla ricerca del caldo sole del sud per maturare e a diventare economia del meridione.

… ed ora la ricetta

Braciolette di maiale all’uva

Ingredienti:

4 costolette di maiale
40 acini di uva bianca
200 cc bicchiere di vino bianco secco
2 cucchiai di olio di oliva
farina di castagne
sale,
pepe

Procedimento:

Battete leggermente la carne e infarinatela. Lavate gli acini di uva, pelateli, divideteli a metà ed eliminate i semi. In una padella antiaderente fate scaldare l’olio e fatevi rosolare la carne uniformemente.
Bagnate con il vino e fatelo sfumare. Unite gli acini di uva e insaporite con il pepe. Lasciate cuocere per un paio di minuti, aggiustate di sale. Servite immediatamente.