L’azienda nasce come azienda viticola a conduzione biologica seguendo la tradizione familiare, dai nonni passa all’Agronomo Donato Mastrodomenico, oggi coadiuvato da Emanuela e Giuseppe.
I Mastrodomenico hanno in un primo periodo venduto la loro uva Aglianico alle grandi realtà vinicole locali, con il crollo dei prezzi delle uve però hanno deciso per una necessaria trasformazione in azienda vitivinicola cominciando a lavorare personalmente le proprie uve.
Ad oggi Vigne Mastrodomenico è presente sul mercato con 4 etichette Likos, Mòs, Shekar e Fonte del Ceraso.
La sera dell’Aglianicanicawinefestival 2018, siamo andati ad assaggiare le nuove annate in commercio.
La mia attenzione si è soffermata sul Likos 2015, nome che deriva dall’antica popolazione che colonizzò il Vulture (i Liki per l’appunto) e che contribuì alla diffusione della coltura dell’aglianico.
Un vino senza fronzoli, di buona fattura, in cui gli interventi antropici sono ridotti all’essenziale, infatti aderisce alla FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti che raggruppa viticoltori che soddisfano i seguenti criteri:
Il vignaiolo che coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta.
Il vignaiolo rinuncia all’acquisto dell’uva o del vino a fini commerciali. Comprerà uva soltanto per estreme esigenze di vinificazione, o nel caso di viticoltura di montagna per salvaguardare il proprio territorio agricolo, in conformità con le leggi in vigore.
Il vignaiolo rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi inutili e costosi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
Le macerazioni che non superano i 15 giorni, passaggio in contenitori di legno di secondo e terzo passaggio, sei mesi di bottiglia prima di uscire in commercio.
Alla vista si presenta con un rosso rubino intenso con lievi riflessi granati.
All’olfatto si apre con una raffica di sentori terziari, noce moscata, chiodi di garofano si alternano al naso con tabacco, miele e cuoio ed una bella trama balsamica, in seconda battuta non potevano mancare i frutti a bacca rossa, marasca, ciliegia in primis e confettura di mirtilli.
All’esame gustativo compare una freschezza ben determinata, i 14° si fanno sentire e sono supportati da corpo e struttura , sapido e minerale, compaiono note terrose, tannini presenti ma non ancora del tutto risolti, presenta un buon equilibrio, una buona lunghezza e persistenza.
Un vino sincero come chi lo produce, non esasperato dalla spasmodica ricerca della morbidezza, quasi un vino di un tempo che fù, che ricorda la tradizione degli Aglianici del Vulture del passato.
In questa occasione lo abbiamo abbinato con del Caciocavallo Podolico fatto all’impiccato e Strazzata con pepe di Avigliano farcita con mortadella e pesto di pistacchio di Stigliano.