Un lavoro tecnicamente perfetto, ma anacronistico rispetto alla realtà delle dinamiche politiche e alle trattative in essere che viaggiano più velocemente. Sondaggio autoprodotto, sì, ma perché e per chi è stato realizzato?

 

 di Angelomauro Calza

 

CATI, CAWI, CAPI: e che vor dì? Mò, direte voi, tu inizi così un articolo? Con una parafrasi di Don Abbondio? A prima mattina? Essì. Io, cittadino qualunque, mi ci sono scervellato tutta stanotte sul significato di queste tre parole. E chissà quanti, dopo aver letto stamattina i giornali locali e ieri i whatsapp che arrivavano a raffica se lo sono chiesto. Cati, Cawi, Capi è il metodo che la società SWG ha utilizzato per realizzare il sondaggio, tra i tanti che circolano, solo l’ultimo in ordine di tempo, finalizzato a dare una rappresentazione ipotetica e credibile delle intenzioni di voto dei lucani alle prossime elezioni regionali. Ma ritorniamo alle tre misteriose parole spiegando molto sinteticamente. CATI altro non è che un sondaggio realizzato telefonicamente (figuriamoci che rottura di scatole alzarsi dalla pennichella appena iniziata per rispondere: quando accade a me dico “pronto” e appena sentito chi c’è dall’altro capo scatta il “vaffa”! e riattacco), CAWI invece utilizza lo strumento della posta elettronica: mail che contengono un link che riporta a un questionario vengono inviate al campione prescelto. La persona contattata compila online il questionario che poi viene analizzato (ma quanti hanno il tempo per rispondere?). CAPI invece è il metodo che si utilizza intervistando di persona i soggetti (che spesso rispondono proprio per togliersi davanti l’intervistatore), magari per strada mentre si corre alla ricerca di un bar dove poter fare la pipì che proprio non riesci più a trattenere. Bene, il sondaggio in questione è stato realizzato utilizzando tutti e tre i metodi (sai quanti improperi sono stati collezionati?) e campionando 1.000 soggetti maggiorenni residenti in Basilicata tra il 12 e il 18 ottobre 2023. Importante sottolineare il dato riportato dalla stessa società: 4.361 soggetti non rispondenti (lo vedete che ho ragione a dire che la gente non vuole rotture di scatole?). Come a dire che sono stati interpellati 5.361 soggetti, ma solo 1.000 hanno risposto, pari al 18,6%! Cioè ben l’81,4% dei lucani contattati ha preferito non rispondere (e tra questi ovviamente ci sono tutte le correnti di pensiero). Vero è che queste percentuali siano fisiologiche, ricorrenti, però di fronte a questo dato nell’uomo di strada non esperto l’allarme scatta alto: riportando i dati la società ci dice che il 30 per cento degli intervistati si è detto indeciso, e questi vanno ad aggiungersi a quell’altissima percentuale che non ha voluto rispondere. Sì, è specificato che il margine di errore è del 3,1% e il livello di confidenza, cioè di attendibilità, del 95%, ma vuoi che la gente pettegolissima non si soffermi solo su quell’81 e rotti per cento che non risponde perché “se poi si reca alle urne potrebbe capovolgere qualunque previsione”? La domanda che sorge preliminarmente spontanea, allora, è: perché tanto fragore intorno all’indagine, sia pur realizzata con tutti i crismi della correttezza statistica? E poichè la SWG specifica che si tratta di “un sondaggio autoprodotto”, uno si chiede: a che pro realizzarlo? E allora ecco che il secondo dubbio si affaccia: “Sondaggio autoprodotto”, va bene, ma chi c’è dietro? Centrodestra o centrosinistra o loro “pezzi”? E’ strumentale ad uno dei due contendenti o a qualche misterioso guastatore di destra o di sinistra che agisce dietro le quinte, che però potrebbe aver fatto un clamoroso autogol nel tentativo di discreditare l’uno, l’altro o l’altro ancora? Dopo il sondaggio di EMG dello scorso 5 ottobre, che magnificava il grande vantaggio che Bardi aveva sugli altri, ecco che anche la SWG scende in campo e dice la sua. Sì, in entrambi i casi Bardi e il centrodestra sono quelli da battere, ma così come abbiamo sollevato interrogativi su alcuni aspetti del primo sondaggio (leggi qua https://www.angeloma.it/politica/so-ndaggi-o-so-rapimenti-chi-ha-fatto-sparire-lorenzo-bochicchio/), andiamo avanti, ora, con il terzo elemento. Diciamo subito che nella intestazione delle tabelle si legge in premessa una breve sintesi del risultato: “Allo stato attuale la coalizione di centrodestra sembra prevalere su quella di centrosinistra, distanziandola di 6 punti. Il ruolo di principale partito in regione è conteso tra Fratelli d’Italia e Partito Democratico. Si segnala inoltre un elevato numero di indecisi, 3 elettori lucani su 10”. Detto già che gli indecisi sono 3 su 10 solo tra quelli che hanno risposto e non sul totale dei contattati, ci chiediamo – per esempio – perché Italia Viva figura nella coalizione di centrodestra. No, diciamo questo perché sarebbe un fatto davvero clamoroso riuscire a prevedere addirittura che al momento del voto i renziani siano schierati con il centrodestra dopo che il segretario regionale, Fausto De Maria, ha ufficialmente dichiarato in sede congressuale giorni fa di perseguire “discontinuità” e di “essere contro Bardi”. Ma allora siamo di fronte a un chiaro e acclarato caso di veggenza, più che di previsione? Ma no, dai, che non si tratta di un pessimo tentativo di emulazione dei casi di Trevignano, semplicemente qualcuno ha fornito lo schema su cui effettuare la rilevazione. E poi ancora un’altra similitudine con il precedente sondaggio: si riporta tra le liste del centrosinistra la “Lista Chiorazzo”. Beh, un osservatore attento non può non constatare come di Chiorazzo parlino sempre persone e soggetti terzi. Ma a qualcuno risulta che abbia ufficializzato la sua discesa in campo? Che abbia mai tenuto incontri pubblici? Che abbia mai rilasciato dichiarazioni? E allora, se Caturano non è convocato in Nazionale, possono mai gli scommettitori incalliti darlo tra i marcatori dell’incontro contro l’Ucraina? Ma possono il centrodestra e Bardi, come Don Chisciotte, combattere contro quello che per il momento è un mulino a vento? E il centrosinistra? Vuoi vedere che pure lui è rimasto interdetto dal sondaggio e (anche) per questo ha rinviato la sua Direzione? Onestamente i dati riportati, sia pur frutto di metodo ineccepibile, lasciano perplessi, le sensazioni sono diverse, soprattutto l’aumento di ben 6 punti percentuali del PD rispetto all’altro sondaggio: ma come? In 10 giorni? E se passano un altro paio di mesi che succede?  E il M5S che perde l’1,5%? E’ credibile? E Bardi? Con tutti quelli che gli stanno remando contro, davvero può essere gradito, da solo, al 7 per cento dei lucani intervistati? E in coalizione al 46,5%? Che equivarrebbe a dire o che il 46,5% del centrodestra (praticamente tutto) sta con lui incondizionatamente (ma in gradimento agli alleati i fatti degli ultimi giorni vanno in direzione opposta) o che Bardi, pur non candidato Presidente, presenta una sua lista e consegue il 7%, ma – a questo punto – al di fuori del centrodestra? Inverosimile come previsione: giusto nel metodo e nei calcoli, il sondaggio, ma cozza con la situazione politica reale. Fatte queste piccole riflessioni, la domanda sorge spontanea: CUI PRODEST? A chi servono e a cosa servono in genere siffatti sondaggi? Chissà, forse se davvero qualcuno organizza un pellegrinaggio a Trevignano tanti misteri potrebbero essere svelati, ma fate attenzione che là si piange! In ogni caso la rilevazione – della cui onestà e veridicità non dubitiamo –  ha un punto debole: viene resa pubblica a quasi una settimana dalla sua conclusione. Tempi tecnici, sicuramente, ma sette giorni sono una eternità quando la dinamica degli avvenimenti politici viaggia alla velocità della luce e non in auto sulla Sinnica degli ultimi mesi.

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