Bibi Bianca, palermitano, è scrittore, autore per il teatro, regista e attore. Tra le sue opere teatrali: E fecero l’Italia; Opera buffa; il Decamerone. Tra i suoi scritti: Da papa Damaso a Clemente IX. Il godurioso regno di infallibili peccatori, santi ed eretici; Il ladro di Palermo, Briganti, Pensiero Bandito, Cartouche, Il ladro di cannoli. Vive tra Palermo e il Brasile

di Bibi Bianca

Geronimo abitava in una traversa di via Villa Florio, una strada stretta e colorata dove la sera i gatti si strusciavano per i muri mentre bisbigli eccitati s’incrociavano con risate da un balcone all’altro. Di giorno, dalle finestre aperte, arrivavano le voci chiare e squillanti dei bambini. Motivi napoletani si alternavano all’ultima dei Camaleonti e i cani abbaiavano in uno sventolio di sottane.

Tre isolati più avanti abitava Giacomino, quello degli spiriti. Aveva fatto scuola con le sue storie, ma siccome esiste sempre un allievo che supera il maestro, Ino, il chitarrista, era riuscito a essere considerato un luminare sull’argomento. In realtà, Ino con gli spiriti dei trapassati ci giocava e basta, ma alla grande. Organizzava sedute spiritiche fasulle dove entrava in trance, mentre la sorella, nascosta nella stanza accanto, batteva una scarpa contro la parete.

Per otto mesi tenne in soggezione una famiglia di vicini di casa, obbligandoli a inginocchiarsi, cantare e pregare quando lo diceva lui: Garcilaso de La Vega, spadaccino pentito del ‘500, detto Zorro. Spirito vagante, temporaneamente posteggiato nello stabile di via Vito D’Anna.

Ino si divertiva a stupire, ma la sue vere passioni erano le donne e la chitarra. Le ragazze le aspettava fuori dalla scuola o le andava a trovare sul posto di lavoro. Restava immobile a guardarle con uno sguardo mieloso da cane bastonato sino a quando riusciva a imbarazzarle.

– Me le lavoro con gli occhi… – raccontava tutto arzillo, – sino a quando cedono.

Molto spesso gli andava bene e allora dava sfoggio a tutto il repertorio delle frasi ad effetto del bravo ragazzo innamorato.

Si metteva d’accordo con la madre che gli lasciava casa libera per un’ora e si portava la ragazza sin dentro la camera da letto.

Quando la fidanzata se ne andava, Ino apriva la finestra e la madre, che bazzicava nei paraggi, scorto il segnale, rientrava a casa con la borsa della spesa piena.

– Cosa non si fa per i figli!

Poi, rivolgendosi alla vicina di casa:

– I figli sono pezzi di cuore – ripeteva contenta.

-È i padri che sono pezzi di merda! – rispondeva acida l’altra ché era stata abbandonata dal marito, sola con tre figli.

Solitamente prima di cena, Ino suonava la chitarra nel sottoscala  perché la tromba delle scale amplificava la musica. Lasciava la porta di casa aperta e sulla soglia, sopra uno sgabello di legno, teneva il registratore a bobine Geloso con il tasto rosso pressato affinché il microfono quadrato bianco registrasse la sua performance.

La madre si affacciava sulla ringhiera e dondolava la testa tutta fiera, poi usciva in balcone e scorgendo Geronimo che passava lì davanti gli strillava compiaciuta.

– Lo sente, signor Geronimo, mio figlio ? Sembra un cantante vero!

Quello calava la testa e andava via, le mani inchiodate in tasca con un sorriso tra le labbra, mentre Ino restava nell’androne, occhi chiusi, tutto ispirato, ad arrampicarsi sulle tonalità altissime dei New Trolls:

– Il mattino avrà

la luce che tu avrai

nei tuoi occhi,

il mio cielo avrà

la tua serenità, amore…