Ritorna alla ribalta il “bandito” siciliano con le dichiarazioni ad Angelomà di un infermiere di Castelvetrano che ha assistito fino in punto di morte Gregorio Di Maria, “l’Avvocaticchio” legale di Giuliano. Uno scenario in cui agirono politica, mafia e poteri forti in risposta all’avanzare della sinistra che in Sicilia stava soppiantando la Democrazia Cristiana.

 

di Angelomauro Calza

Angelomà è stato contattato da Giosi Zito, un infermiere di Castelvetrano, che ha assistito fino in punto di morte l’avvocato Gregorio Di Maria, legale di Salvatore Giuliano.

Giosi Zito

Giosi Zito

Zito mi dice al telefono che ha delle cose da dire in merito alla storia del cosiddetto bandito, nuovi elementi che potrebbero accendere una nuova luce sugli avvenimenti reali di Portella della Ginestra. Accettiamo allora di raccogliere la sua versione dei fatti legati all’eccidio che il 1° maggio 1947 si consumò ai danni di una folla di persone che stava celebrando la Festa del lavoro e che provocò undici morti e un numero imprecisato di feriti. Della strage fu accusato proprio Salvatore Giuliano, ma Giosi Zito riporta una versione che lo scagionerebbe in quanto “il bandito” non avrebbe sparato in quella occasione nemmeno un colpo.

Ti chiederei di riassumere tutte le tue scoperte, i frutti delle tue ricerche e delle confidenze che hai raccolto rispetto a quella che è la versione ufficiale della storia del bandito Giuliano.

l'avvocato Gregorio Di Maria

l’avvocato Gregorio Di Maria

Io faccio l’infermiere. La storia ci dice che Salvatore Giuliano 70 anni fa fu ucciso nel cortile dell’Avvocato Di Maria che era colui che lo ospitò negli ultimi tre mesi di vita. L’Avvocato Di Maria è stato ricoverato nel 2010 nel mio reparto, all’epoca io lavoravo in medicina all’Ospedale di Castelvetrano. Durante questo ricovero lui ha incominciato a avvicinarmi e a raccontarmi delle storie. Io all’inizio non ero assolutamente interessato, ma poi, man mano che mi venivano raccontate, capivo che potevano essere storie molto importanti. Ho così incominciato ad ascoltarle con più attenzione.

Cosa le disse in particolare?
In particolare mi ha raccontato che non fu ucciso Salvatore Giuliano, ma un’altra persona che gli assomigliava.

Giosi Zito

Giosi Zito intanto ha intrapreso anche la carriera di attore: ha recitato in “Storia di un boss”, nei due documentari su Salvatore Giuliano, ne “La metamorfosi della camorra”, fino al mio ultimo respiro..destinato a morire (nella foto), “Vite deviate”, “Il sorriso mancato”

Tutto qui? Nient’altro?
Di lì a qualche settimana l’Avvocato è morto. Io e un altro mio collega, che come me aveva ascoltato le storie dell’Avvocato, non abbiamo subito capito la reale importanza di quanto appreso, quindi ci siamo trattenuti e non lo abbiamo raccontato a nessuno. Dopo sei o sette mesi poi, accendendo la televisione, ho visto al telegiornale la notizia della riesumazione del cadavere di Giuliano perché si pensava non fosse realmente lui. A questo punto io ho contattato un giornalista di Castelvetrano che in passato aveva anche intervistato l’Avvocato Di Maria, e gli ho raccontato tutto. Dopo il mio racconto il giornalista non era sicuro della mia attendibilità, cosi mi chiese di scrivere una frase che mi aveva detto l’Avvocato in modo da poter valutare se fossi in grado di esprimere il modo di parlare dell’Avvocato Di Maria. Così io ho scritto una frase e lui da quel momento mi ha creduto.

Cosa accadde dopo?
Un mese dopo sono stato chiamato dai magistrati di Palermo che si occupavano della riesumazione e sono stato interrogato per due volte. Io gli ho raccontato tutto ciò che ricordavo. Quando sono stato interrogato per la seconda volta io gli dissi che la persona che fu uccisa al posto di Salvatore Giuliano era un giovane di nome Antonino Scianna.

E i magistrati ti diedero credito?

L’invito dei giudici a presentarsi per essere ascoltato come persona informata dei fatti

Allora i magistrati di Palermo sono andati a prendere tutte le denunce di scomparsa del 1950 relative a quella zona e questo Antonino Scianna era veramente scomparso, non se ne era saputo più niente. In questo modo io sono stato subito accreditato perché queste cose le potevo sapere solo se me le avesse raccontate una persona che era presente nel 1950.

Quindi sai anche come andarono le cose?

L’Avvocato Di Maria mi ha raccontato che quella notte, parte deviata della Polizia portò questo ragazzo già morto a casa sua. Lo portarono al primo piano e c’erano presenti sia Salvatore Giuliano che il cugino Gaspare Pisciotta. La leggenda narra che fu proprio il cugino a tradirlo, ma i fatti sono ben diversi, infatti Pisciotta era lì con lui quella notte. In quella casa a fare parte di questa farsa c’era anche un ispettore di polizia che era d’accordo con Salvatore Giuliano.

E cosa accadde?
Praticamente presero questo cadavere, in un primo momento lo misero sul letto di Salvatore Giuliano, ma poi decisero di portarlo in cortile. Durante la discesa dalle scale l’avvocato Di Maria mi disse che il cadavere cadde e gli si ruppe il femore.

E Giuliano?

Salvatore Giuliano rimase nascosto nella sua stanza sicuro che non lo avrebbe cercato nessuno.
Come disse l’Avvocato Di Maria: “Tanto era già morto lì fuori, chi lo doveva cercare in casa?”

Il corpo di quello che il 5 luglio 1950 fu identificato come Salvatore Giuliano. Era davvero lui, o un suo sosia?

E quanto tempo restò in quella casa Giuliano?
L’indomani mattina Giuliano andò via lasciando un memoriale in cui accusava tutti i politici e le persone coinvolte negli omicidi, molti dei quali commissionati, e soprattutto si discolpava della strage di Portella della Ginestra che non aveva fatto assolutamente lui, ma gliela avevano accollata.

E perché di questo memoriale non si è saputo nulla per tanto tempo?
Solamente l’avvocato Di Maria era a conoscenza e custodiva questo memoriale, ma siccome era una persona che si spaventava di tutto fu subito creduto quando disse che non ne sapeva nulla.
L’Ispettore infedele, che era amico di Giuliano, aveva chiesto di scrivere un memoriale che non contenesse accuse su nessun politico, quindi la polizia aveva questo falso memoriale che poi hanno anche prodotto agli inquirenti, in cui risultavano tutti gli omicidi fatti da Giuliano, mentre il vero memoriale lo aveva, appunto, l’avvocato Di Maria.

Ma perché Giuliano si rifugiò proprio a casa dell’avvocato Di Maria? Non poteva trovare nascondiglio in luoghi più sicuri?
L’avvocato era stato scelto per ospitare Salvatore Giuliano in casa perché era solo ed era una persona facilmente influenzabile e sotto minaccia di morte, quindi, non si era potuto esimere dalla cosa.

Alcune foto dell’epoca tratte dalla rete che ritraggono Salvatore giuliano e parte della sua banda

E come mai Giuliano decise di scrivere un memoriale?
La strage di Portella della Ginestra non l’ha fatta Salvatore Giuliano, lui era presente sulle montagne ma non aveva mai sparato, infatti fu lui stesso a minacciare di uccidere tutti perché si vedeva attribuita una strage non compiuta da lui. L’avvocato Di Maria mi aveva dato una lettera scritta da Salvatore Giuliano di suo pugno in cui si lamentava del fatto che gli avessero accollato la strage di Portella della Ginestra.

Ma materialmente, secondo il memoriale, chi è stato a fare questa strage?

Secondo il memoriale è stata la politica per incutere timore ai contadini perché volevano che votassero un partito piuttosto che un altro.

Ritornerebbe quindi l’ipotesi che si sarebbe trattato di una rivalsa  sull’esito delle elezioni regionali del ’47, quando il “Blocco del popolo” riscosse un clamoroso successo. Ma per politica si intende anche la mafia?

Si per politica si intende anche la mafia, soprattutto quella deviata dallo stato.

Ma Giuliano… perché diventò un bandito? In cosa credeva?

Ho un aneddoto. Salvatore Giuliano dormiva a Castelvetrano e una notte arrivò Gaspare Pisciotta. In un colloquio con Giuliano gli disse lamentandosi: “Ma scusa, quel carabiniere perché lo hai ammazzato, aveva 20 anni”. Salvatore Giuliano rispose: “20 anni o 60 anni che cosa cambia… la vogliamo cambiare questa minchia di Sicilia o no? Le cose per farle crescere le devi adacquare”.
Allora Pisciotta disse: “Ma che c’entra l’acqua col sangue?” La risposta di Giuliano fu: “Acqua o sangue, sempre la terra se lo assorbe”.

Raccontami anche della lettera…

Questa lettera io l’ho lasciata nell’armadietto dell’ospedale, ma è andata persa, nel tempo sono riuscito a ricordare e ricostruire al 95% ciò che c’era scritto.

La lettera affidata da Salavatore giuliano al suo avvocato riscritta da Giosi Zito, fedele quasi al 100 per cento

Ma dopo più di 50 anni vengono fuori queste cose? Come mai?
L’avvocato Di Maria per tutti questi anni si è tenuto questo rospo dentro perché era spaventato, la mafia continuava a dirgli di non parlare.

E però poi ha parlato… Ha trovato il coraggio di raccontare, o cosa? E perchè proprio con te e con il tuo collega?
Alla fine dei suoi giorni ha voluto raccontare queste cose a me proprio perché ero un estraneo per lui, era sicuro che io l’avrei raccontata in quanto libero da vincoli di segreto mafiosi e cose del genere. Lui di giorno “era udito”, quasi controllato, da certe persone che gli giravano intorno, però di notte non c’era nessuno, quindi poteva parlare liberamente con me. Lui mi diceva appunto che ha tenuto questo segreto per decenni, per tutta una vita, perché si spaventava, infatti veniva chiamato “Avvocaticchio” proprio per questo suo tipo di carattere che ha fatto gioco a Giuliano e a chi aveva interesse nel non far uscire certe notizie.

Ma il cadavere di Salvatore Giuliano fu anche riesumato per essere sottoposto ad una serie di esami…
La prima volta che il cadavere è stato riesumato hanno effettuato il test del DNA: prima hanno detto che era lui, poi sono stati interessati altri medici legali dal nord Italia, e alla fine il risultato è stato che il cadavere poteva essere quello di Salvatore Giuliano al 90%.

Che significherebbe questo?

la locandina del recentissimo documentario di Nunzio Giangrande su Salvatore Giuliano

Il professore Giuseppe Cassarubea, di Partinico, a cui Salvatore Giuliano aveva ammazzato il padre quando era piccolo, promosse la riesumazione del cadavere e dedicò tutta la vita alla storia del bandito Giuliano raccogliendo documenti anche in America. Questo professore alla fine delle operazioni sul DNA si interrogava su come sia possibile analizzare il DNA di un dinosauro di milioni di anni fa e non poter dare il 100% di attendibilità ad un’analisi estremamente recente come quella in questione. La motivazione dell’attendibilità al 90% sta nel fatto che in questi piccoli paesi e lontani dalle città, nel tempo, ci si sposava tra parenti, e quindi non era possibile stabilire se il DNA appartenesse al 100% a Salvatore Giuliano. Subito dopo il caso è stato chiuso.

Ma tu sei tra quelli convinti che il cadavere non sia quello di salvatore Giuliano, perché?

È uscito un documentario, in forma privata, del criminologo palermitano Nunzio Giangrande, mi hanno cercato e gli ho concesso l’ennesima intervista inserita nel documentario.  Loro sono andati a trovare una persona che ha 96 anni e che faceva parte della banda di Salvatore Giuliano, che ha confermato di essere stato con Salvatore Giuliano l’indomani della sua inscenata morte.  Sulla vicenda, negli ultimi anni,
è stato scritto un libro, un film, eppure dopo 70 anni sui fatti vige ancora il segreto di stato.  Perché?

Salvatore Giuliano, a questo punto, che fine ha fatto?

Emigrò in America aiutato dai servizi segreti e da quelli che avevano avuto vantaggi dalla sua persona. Gaspare Pisciotta doveva fare la stessa fine, ma, una volta che Giuliano è andato via, Pisciotta è stato arrestato e ha avuto l’ergastolo. Nel film di Francesco Rosi si vede che Pisciotta durante il processo avvenuto a Viterbo dice: “Ve li dico io i mandanti della strage di Portella della Ginestra”, perché lui si sentiva tradito dalla promessa di un aiuto a emigrare in America tramutata poi in un arresto con ergastolo. Una volta che lui ha iniziato a parlare poi è morto avvelenato in carcere.

I mandanti di Portella della Ginestra avevano obiettivi elettorali legati alla sinistra, al Partito Socialista e a quello  Comunista e alla CGIL?

Si, questioni elettorali.

La paura che il PSI e PCI potessero far presa su un elettorato legato alla Democrazia Cristiana e alla mafia?

Si.

Invece oggi, secondo te, per quale motivo c’è ancora il segreto di Stato?

C’è il segreto di Stato perché evidentemente è una cosa molto delicata.

Fin qui il racconto di Giosi Zito. Quanto di vero c’è, se c’è? Oggi le fonti che cita non ci sono più: l’avvocato Di Maria è morto, ma nelle cronache di 47 anni fa si leggeva che una fonte giornalistica era a conoscenza di un nome, un uomo molto in vista che faceva parte de ”L’Anello della Repubblica”, un servizio ultra segreto americano parallelo della CIA che probabilmente si occupava di fatti particolari che riguardavano l’Italia, giudicato attendibile anche dagli ambienti giudiziari, che ha sempre avuto notizie dirette sull’affaire Giuliano.

Salvatore Giuliano con la madre Maria Lombardo

Salvatore Giuliano con la madre Maria Lombardo

Avrebbe rivelato di essere stato il numero 2 dell’ Anello e di aver avuto la responsabilità di prendere in consegna Salvatore Giuliano, ritornato in Italia con un volo proveniente dagli Stati Uniti atterrato a Catania nel Gennaio del 1971. Da qui ha accompagnato il bandito allora quarantottenne a Montelepre, per assistere ai funerali della madre, Maria Lombardo, per poi farlo rientrare negli Stati Uniti. Conseguentemente avrebbe rivelato la fuga di Turiddu in America per opera della CIA e che la messinscena del cortile della casa dell’avvocato Di Maria a Castelvetrano fu coperta da poteri forti dello Stato.