Il Barone Fabrizio Di Giura sta allestendo al Museo di Arte Orientale di Torino una esposizione di preziosi reperti cinesi regalati al suo prozio Ludovico Nicola Di Giura dall’Imperatrice Tsu Hsi che ai primi del ‘900 gli conferì la prestigiosa onorificenza. Il nobile chiaromontese dopo quasi trent’anni in Cina si stabilì nel paesino lucano e ne fu anche Podestà. Il Comune non si è ancora deciso ad erigergli un busto

di Angelomauro Calza

“Sto organizzando con il Museo di Arte orientale di Torino una esposizione. Sono appena tornato da Salerno perché mi sono incontrato con una persona che dovrà portare tutta stà roba a Matera per farla restaurare, ma solo quella che conserviamo a Chiaromonte. Poi unita con quella di Roma vogliono fare una esposizione a Torino fra un anno circa”.

Fabrizio Di Giura

Il barone Fabrizio Di Giura

E’ il barone Fabrizio Di Giura a parlare al telefono. Lui vive tra Roma, dove ora si trova, Montecarlo e Chiaromonte, in provincia di Potenza, per lunghi periodi, e la “roba” di cui parla sono preziosi oggetti cinesi. Mi ritrovo ad avere in anteprima l’annuncio di una importante esposizione quasi per caso: se penso che lo avevo chiamato per farmi dire qualcosa  di un suo prozio… Volevo saperne di più su Ludovico Nicola Di Giura, Ufficiale medico della Marina Militare Italiana, diventato famoso ad inizio ‘900 come medico, come uomo di cultura, ma soprattutto perché fu nominato Mandarino dall’Imperatore cinese.

Mandarino di Prima Classe”, mi precisa il Barone.

Ma la carica di Mandarino di suo prozio si è tramandata?

Non si tramanda. E’ una cosa che si dà rarissimamente ai cinesi e assolutamente mai ai non cinesi. Il caso del mio prozio è un unicum

Quindi tutto è finito con la morte di suo zio?

Certamente. La carica fu conferita dall’Imperatrice. Per meglio chiarire: se in Italia uno è Commendatore non è che muore e il figlio resta Commendatore.

Non è quindi un titolo nobiliare (chiedo io che di queste cose non sono esperto)

No. Era un titolo di altissima nobiltà nella Cina Imperiale di allora, ma adesso no, a parte che non ci sono più né l’Imperatrice né l’Imperatore. Era una cosa data ad hoc, come uno che in Italia viene nominato Grande Ufficiale, Cavaliere, Commendatore.

Mi dica qualcosa di più su questa esposizione torinese

fabrizio di giura

Nel foyer del teatro di Montecarlo,Maria Bologna, la Principessa Elettra Marconi, l’ex presidente della Dante Alighieri del Principato, Fabrizio di Giura (al centro), l’imprenditore Garzelli e l’Ambasciatore di Monaco in Giappone Henry Fissore

Tramite il sindaco di Chiaromonte mi hanno contattato dal Museo dell’Arte Orientale di Torino. Lì c’è una persona, il dottor Guglielminotti, che insieme a sua moglie, esperta anche lei, orientale, è già venuto un paio di volte a Chiaromonte a vedere i reperti della mia famiglia. Sono venuti nel Palazzo, ora in ristrutturazione, e hanno visionato i pezzi che dovrebbero essere esposti. D’accordo con la Sovrintendenza di Potenza ora questi oggetti saranno imballati e portati a Matera, dove saranno sottoposti a restauro e poi trasferiti a Torino insieme con quello che sceglieranno nella mia residenza di Roma, perchè molte cose le ho a Roma.

torre di giura

Il Palazzo di Giura a Chiaromonte con la sua Torre

 

I tempi dell’esposizione?

Credo che si riuscirà ad allestirla per il prossimo anno. Non so quanto durerà l’esposizione, credo qualche mese, ma poi da Torino i reperti in mostra verranno a Chiaromonte e anche qui sarà allestito uno spazio espositivo. Io metterò a disposizione la Torre ed una stanza del Palazzo con comodato gratuito. Stiamo anche pensando a un biglietto unico che comprenda la visita al “Museo Ludovico Di Giura”, aperto lo scorso anno, e anche l’esposizione dei reperti cinesi nella Torre del Palazzo.

La collezione è composta da cosa?

Ci sta un po’ di tutto: vasi, strumenti, ceramiche, armi… un po’ di tutto. Molti sono regali fatti al mio prozio Ludovico dall’Imperatrice dell’epoca.

Ludovico Nicola Di Giura

Ludovico Nicola Di Giura

Ma perché l’Imperatrice avrebbe dovuto fare dei preziosi regali a Ludovico Nicola Di Giura? E perché mai avrebbe dovuto conferirgli il titolo di Mandarino di Prima Classe? Per avere risposta necessita ricordare sinteticamente chi è stato Ludovico Nicola Di Giura, nato a Casoria da nobile famiglia chiaromontese. E a Napoli studiò fino a laurearsi in Medicina a ventitré anni.  Era il 1891 e si arruolò subito dopo nella Marina Militare come Ufficiale medico. E’ a bordo del torpediniere Ettore Fieramosca quando la nave attracca nel 1900 a Tianjin, poco distante da Pechino. E’ l’epoca della rivolta dei Boxer contro giapponesi ed occidentali che sfruttavano le genti cinesi dando filo da torcere all’imperatrice Cixi, vedova e perciò ritenuta “debole”. La rivolta ebbe come base sociale molte scuole di kung fu, che i missionari nei loro racconti chiamarono semplicemente  «boxer»,  e oltre 15.000 soldati stranieri furono inviati in Cina per sedare la rivolta: tra questi pure un migliaio di militari italiani, tra cui Ludovico Nicola Di Giura, che giunse insieme agli altri a Pechino anche per “contrattare” la pace con Cixi.

Di Giura, affascinato dalla Cina, decide di restare, ma allo scoppio della Prima Guerra Mondiale  fece richiesta di rientrare in Italia, ma non gli fu concesso: il suo soggiorno cinese durò quasi trent’anni. Col tempo la sua attività gli fece acquistare fama e credibilità, tanto da essere nominato medico personale dell’Imperatrice Tzu Hsi, e, alla sua morte, del figlio Pu Yi.  Caduto l’impero, continuò la sua attività di medico e consigliere di fiducia del primo presidente della repubblica cinese Sun Yat-Sen e qualche mese dopo del suo successore Yuan Shikai.

Ricevette anche le onorificenze del Gran Cordone e del Doppio Dragone, ma la carica più importante, quella che maggiormente valeva sia amministrativamente che economicamente, fu senza ombra di dubbio la nomina da parte dell’imperatrice Tzu Hsi a Mandarino di Prima classe.

Superfluo parlare della spiccata propensione allo studio delle  lingue, del suo essere poliglotta, dei suoi saperi: per queste sue conoscenze, per la sua grande cultura, unitamente alle frequentazioni con le maggiori espressioni del potere cinese, acquistò credito anche come giornalista: era corrispondente sia della Stampa di Torino che del Giornale d’Italia di Roma. Ritornò nel 1930 in Italia, a Chiaromonte, il paese d’origine della sua famiglia. Lì portò con sé innumerevoli cimeli, oggetti artistici di gran valore, documenti, libri, armi e vari strumenti. Nel periodo chiaromontese ha continuato a scrivere. Molto. E tutte le sue opere sono state pubblicate e ripubblicate dalla Arnoldo Mondadori.

A Chiaromonte volle bene, e i chiaromontesi gliene volevano. Fu anche Podestà del Paese durante il fascismo. Come dire che Chiaromonte è l’unico Comune italiano (forse anche europeo) ad avere avuto come sindaco un Mandarino Cinese di Prima Classe. …e Chiaromonte, dove morì il 19 maggio del 1947, però ancora non si è deciso ad erigergli un busto che ne ricordi la memoria ai posteri. Angelomà ne approfitta per sollecitare in tal senso l’attuale Sindaco.