Ha suscitato interesse l’intervento del professor Gaetano Fierro che abbiamo ospitato in cui ha esposto la sua idea circa le necessità di ricostituire la “Grande Lucania” nel tentativo di arginare lo spopolamento della regione. Oggi ospitiamo la utile nota che in proposito ci ha inviato il dr. Michele Lavella, dottorando in Storia, culture e saperi delle Europa mediterranea dall’antichità all’età contemporanea nell’Università della Basilicata.

 

 

di Michele Lavella

Gentile Direttore,

mi sembra doveroso evidenziare, rispetto all’articolo titolato Lucania mutilata? Tutta colpa di Miòt e di Francesco Napoleone, un davvero disinvolto, ed errato, uso della Storia, che è una Scienza e, dunque, da non poter distorcere ad uso e consumo di iniziative politiche.

Da decenni risultano chiaramente evidenziate in numerose pubblicazioni scientifiche, accompagnate da eloquenti rappresentazioni cartografiche, utili anche per i non addetti, le conoscenze di base sul profilo storico-territoriale della nostra regione, dall’antica Lucania alla Basilicata.

Da queste emerge indiscutibilmente:

  1. 1.L’antica Lucania

    L’antica Lucania, riconducibile all’antica provincia romana, era territorialmente compresa tra il Sele ed il Lao, ad ovest, e Metaponto ad est. Pur più estesa dell’attuale Basilicata non comprendeva, nel periodo della sua massima espansione, né Matera ed il suo territorio, né larga parte del Vulture-Melfese (cfr. cartina n.1);

  2. La città di Matera è in Basilicata dal 1663, allorquando fu distaccata da Terra d’Otranto per farne la sede definitiva della Regia Udienza della provincia di Basilicata, dopo un ventennio di peregrinazioni del Preside e del Tribunale (della Regia Udienza) in vari altri luoghi, perché i vari feudatari non erano stati disposti ad accogliere nei loro feudi un alto magistrato che avrebbe potuto condizionare l’esercizio del loro potere;
  3. 2. La provincia di Basilicata agli inizi del Seicento

    Già secoli prima dell’Età napoleonica, disinvoltamente ed in modo errato richiamata nell’articolo, la provincia di Basilicata era territorialmente quella che risulta dall’allegata cartina (n. 2).

  4. Durante il Decennio napoleonico (1806-1815) nell’ambito del riassetto istituzionale-amministrativo del Regno di Napoli, la provincia di Basilicata, con capoluogo Potenza dal 1806, fu definita nei suoi confini territoriali, quale peraltro risulta ancora oggi, includendo, sul versante occidentale, gli ambiti territoriali dei comuni di Balvano, Brienza, Marsico, Salvia, Sant’Angelo Le Fratte, Vietri e Saponara di Grumento, precedentemente ricadenti nel Principato Citra, Bollita (Nova Siri) su quello meridionale, ma contemporaneamente perdendo Rocca Imperiale (passata in Calabria Citra) e, nella parte nord-orientale, Spinazzola (passata in Terra di Bari) (cfr. cartina n. 3). Diversamente, dunque, rispetto a quanto si legge nell’articolo pubblicato;
  5. 3. La Basilicata nel Decennio napoleonico

    È, altresì, da tener ben presente che in Età napoleonica l’antica Lucania era ormai da secoli lontana, non solo territorialmente, perché lo stesso nome Basilicata, è bene ricordarlo, è solidamente documentato già a partire dal XII secolo.

L’auspicio, gentile Direttore, è che, oltre alla presa d’atto di questi basilari chiarimenti storico-geografici, chi si cimenta in iniziative politiche quale quella presente nel predetto articolo persegua programmi e progetti di reale sviluppo per la nostra regione. In tale prospettiva sarebbe, ovviamente, un dato certamente positivo se comunità di alcune regioni limitrofe, attraverso i percorsi costituzionali previsti, volessero aggregarsi alla Basilicata.

In ogni caso, necessita tanta, tanta, attenzione per “disegni e sogni” che, vagheggiando l’antica Lucania, potrebbero di fatto finire per rendere ancora più fragile ed addirittura “disgregabile” l’attuale Basilicata, così alimentando riaggregazioni inverse, non solo da parte di realtà e popolazioni di Basilicata che non erano presenti nell’antica Lucania, ma di fatto concorrendo a “dissolvere” la stessa attuale Basilicata, come risulta da progetti di ridisegni territoriali regionali che di tanto in tanto vanno emergendo in studi e proposte d’ambito nazionale.