La giustizia vera sarebbe scoprire la verità e mettere in condizione i colpevoli di non nuocere più ad altri. Una richiesta al sindaco Guarente: intitoli uno spazio ai potentini morti di Covid.

Un anno. Un anno senza Antonio. Sì, Antonio Nicastro… Astronik, per gli abituali frequentatori di Facebook e Twitter.

Antonio Nicastro, Astronik, in una posa autoironica

Lui, fervido, insistente e caparbio combattente per la bandiera dell’efficienza della macchina della pubblica amministrazione di cui da buon giornalista ha sempre denunciato brutture e storture suggerendo correttivi, è stato sconfitto da un maledetto malfunzionamento della macchina del sistema sanitario. Che beffa! Antò… è andata così… dobbiamo rassegnarci, anche se non lo vogliamo; dobbiamo rassegnarci, sì, ma solo al fatto che non possiamo incontrarci: nessuno pensi che la nostra rassegnazione sia sinonimo di rinuncia al perseguimento della verità. Dobbiamo rassegnarci, sì, anche a chi sfrutta il tuo nome in maniera impropria, per scopi e visibilità personali: anzi, ci siamo già rassegnati anche in questo caso, ma la rassegnazione non significa né condivisione né partecipazione e soprattutto non vuol dire complicità.

“Ciascuno risponde alla propria coscienza” … quante volte ci hai detto questa frase? E quante volte, parlando di qualcuno, magari a tavola, in pizzeria da Claudio, esprimevi il tuo sintetico giudizio: “ottimo elemento!” o, anche, “pessimo elemento!”? Ehhh… questo eri tu: mai una parola più del necessario. E’ un anno da quel 2 aprile 2020, quando ci hai lasciato. Steso su un lettino di quel reparto di rianimazione dove eri probabilmente arrivato quando il male ti aveva già minato profondamente. Sì, lo sappiamo che gli occhi probabilmente avresti voluto chiuderli per sempre nel tuo orto che anno dopo anno hai imparato a curare sempre meglio, ma che vuoi fare? Non è accaduto. Ed ora, dopo 12 mesi, ancora si aspetta di sapere cosa e come è davvero successo. Sì, la Magistratura ancora indaga, e lasciamola fare, è il suo compito, ma noi sentiamo di praticare quel che tu hai sempre praticato: la pazienza e il non portare rancore.

La serata di bentornato da Israele a Germano Di leo con indosso le Kefiah ricvute come dono

Lo facciamo, Antò: nessun rancore, ma verità e giustizia sì, le pretendiamo. Ma non ci interessa se qualcuno andrà in galera o meno: a che servirebbe? La società dovrebbe pure mantenerlo… Ci interessa invece che chi ha sbagliato venga messo in condizione di non poter sbagliare di nuovo: “fior” di sanitari, dirigenti, amministrativi, centralinisti, politici.  Ci interessa che quelli di loro che hanno sbagliato vengano rimossi, che non svolgano più quelle funzioni, che si cercassero un alto lavoro: forse solo così saranno messi in condizioni di non poter più nuocere, forse solo così caro Antonio, la tua morte sarà davvero servita a dare un duro colpo alle disfunzioni che tu hai sempre denunciato: “pessimi elementi!”. Da cittadino e da giornalista oggi in tanti ti ricorderanno, si ricorderanno di te: embè, non avevi nemici, è bello che sia così.

Angelomauro, Getrmano e Astronik durante una delle tante serate in pizzeria da Claudio

Diglielo a chi sta ora con te che Potenza si ricorderà di te, eletto a simbolo cittadino di questa pandemia insieme con Palmiro, Donato e tanti altri. E’ giusto che sia ricordato tu, così come è giusto lo siano tutte le altre vittime del Covid, per questo sentiamo di rivolgere una proposta al sindaco di Potenza, Mario Guarente: sindaco, individui una piazza, una strada, un’opera pubblica che ricordi tutte le vittime del Covid, nessuno escluso, tutti alla pari, la intitoli a loro e apponga una targa con i nomi di tutti i potentini che questo brutto mostro si è portato via. Gliene saremo riconoscenti noi cittadini ancora in vita e anche chi pur non presente, avrà il suo nome impresso sul bronzo. Antò, a te sta bene vero? Avresti fatto così anche tu? Tutti uguali, no? Un abbraccio, statte ‘bbuon’, uagliò!

Germano e Angelomauro