Perché Bardi non ha più il gradimento dell’intero centrodestra? L’invito di Angelomà a Pittella e Chiorazzo: “Parlatevi”. La gente – di destra e di sinistra – ha bisogno di chiarezza per ritornare a votare. Consapevolmente

di Angelomauro Calza

Lo abbiamo scritto qualche giorno fa: una strana similitudine sta legando in questi giorni il centrodestra lucano ai suoi oppositori, Centrodestra e Centrosinistra sono reciprocamente contro o pensano che “il nemico” da combattere sia al loro interno? (LEGGI QUA L’ARTICOLO https://www.angeloma.it/politica/ma-centrodestra-e-centrosinistra-hanno-compreso-chi-e-il-rispettivo-avversario/). Di sicuro, lo ribadiamo, la situazione è tale da creare non poca confusione nell’elettorato, alimentando il numero di chi decide di non recarsi alle urne. E’ un fenomeno che va contro ogni più elementare diritto-dovere di partecipazione democratica, contro ogni espressione di compartecipazione alle dinamiche politiche.

Vito Bardi

Il Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi

E bisogna allora agire, a destra e a sinistra, soprattutto per recuperare non un cittadino alle urne, ma un cittadino alla fiducia nella democrazia, nelle istituzioni, nella politica. Ma come si fa se da destra e da sinistra a tutti i livelli non si dà almeno l’impressione di unità, compattezza, concordia di una coalizione o addirittura di uno stesso partito? Beh, si può fare, si può fare… o almeno tentare. Ottimismo ci vuole. Soprattutto quello della volontà. A destra, per esempio, è ormai palese l’accentuata avversione verso la ricandidatura di Vito Bardi a Presidente della Regione non solo da parte degli alleati, ma anche da una frangia di iscritti a Forza Italia. Verrebbe da chiedersi allora “perché” il Presidente non ha più quel gradimento che a fine 2018 lo fece “candidato ideale” della coalizione, tant’è che riuscì nell’impresa pressoché impossibile di scalzare il centrosinistra, da sempre al governo in Basilicata? Le voci sono tante, ma sembra, dicitur, che il culmine sia stato qualche nomina effettuata (pare) d’imperio, senza aver concordato con gli alleati, che si sono sentiti traditi tanto che qualche nome che conta a Roma pare sia stato udito borbottare che “se vince il secondo mandato non ci saluta nemmeno”. E Va bene, ma viene prima Bardi o la coalizione? Sicuramente la coalizione, ma bisogna sbrigarsi, le scadenze incombono e i 60 giorni termine massimo per presentare nomi e simboli sono vicini e le dimissioni di Donatella Merra concorrono solo a rendere ancora meno chiare le acque del centrodestra impegnandolo a dare priorità alla risoluzione della imprevista questione-Giunta. Pare però che a Roma Fd’I, Lega, FI e Noi con l’Italia si stiano muovendo e a giorni dovrebbe sciogliere tutti i nodi all’insegna dell’intesa forte e della coesione indissolubile. Chi invece continua a titubare è l’altra sponda del Gallitello con i punti interrogativi di Basilicata Possibile, Sinistra Italiana e Verdi, e le primarie vanamente invocate e sostenute dai socialisti: sono gli avversari del Centrodestra che continuano a non trovare la quadra. O forse da venerdì sera, dopo la determinazione finale della Direzione regionale del PD, iniziano a trovarla?

Marcello Pittella (ph. G.Silvano)

Da settimane si facevano nomi senza invece tentare di riuscire a centrare il bersaglio della discussione condivisa, ampia e partecipata. La sensazione è che un indirizzo verso la proposta di Basilicata Casa Comune regge, ma avrebbe bisogno di maggiore impulso, ancora non ha convinto l’intero mondo “no-cdx” che solo per comodità e sintesi chiamiamo centrosinistra. Dopo le elezioni politiche, alla lettura dei risultati, sembrava che Marcello Pittella potesse essere regista delle future dinamiche che dovevano accompagnare la Basilicata anti-Bardi al voto. Invece il centrosinistra (inteso come sopra) è sembrato recitare a soggetto, in cerca di una trama che potesse reggere e condurre ad un finale che appassionasse lo spettatore. La scena per il momento vede al centro Basilicata Casa Comune e un nome frequentemente pronunciato da terzi, come già più volte sottolineato, che è quello di Angelo Chiorazzo.

Angelo Chiorazzo

Sembra essere (ed è) al momento incentrata tutta su questo la discussione di Cinquestelle, Partito Democratico, Verdi, Italia Viva, e Azione, ma ciascuno si riunisce nel segreto delle sue stanze, non ci si parla. Ecco che allora dopo qualche spazio perso Marcello Pittella potrebbe ritornare prepotente padrone della scena. Come? Beh mettendo responsabilmente da parte le sue sacrosante ragioni per lasciare spazio e protagonismo alla sua indiscussa capacità politica di mediazione, negli esclusivi interessi dei lucani, e chiedere – lui – al centrosinistra intero di aggregarsi in unico soggetto, coeso e tonico, ponendo sul tavolo esperienza e passione al servizio di tutti. Chi nel centrosinistra a fronte di un atto forte di umiltà e di servizio, arriverebbe a dire di no? Di sicuro la mossa prenderebbe in contropiede i suoi detrattori e nel contempo rappresenterebbe quell’elemento di novità indispensabile per rimuovere la situazione di stallo attuale. E il primo passo potrebbe essere quello di incontrare Chiorazzo e parlare con lui (se solo fosse davvero ufficiale la sua discesa in campo) proprio come auspicato qualche giorno fa (leggi qua la dichiarazione) da Francesco Mollica: “Bisognerebbe parlarsi, il dialogo fa miracoli” ci disse a specifica domanda sui rapporti tra Chiorazzo e Pittella. Beh, allora lo facciamo questo esperimento? Lo tentiamo? Massì, dai, ma seriamente, però: da questa pagine lanciamo formalmente l’invito a incontrarsi, messaggiarsi, telefonarsi, videochiamarsi. Che scelgano Pittella e Chiorazzo (o chi per lui) la forma che più gli aggrada per dialogare, parlarsi, proporsi. Noi siamo qua, disposti ad ospitarli e raccogliere il loro dire.  Ma solo perchè siamo per l’unità del centrosinistra e per quella del centrodestra e vogliamo favorirle queste unità: oh, siamo dalla parte dei cittadini, se vogliamo dirla più chiaramente, e siamo tra quelli che pretendono chiarezza per poter finalmente ritornare con serenità ad esercitare il nostro diritto-dovere al voto. E allora, visto che il 26 ottobre del 1860 (come fosse tre giorni fa, solo 163 anni dopo) Garibaldi a Teano consegnò l’Italia Unita al Re Vittorio Emanuele, ci auguriamo che magari in Basilicata, a Teana (che è più vicina e il cui nome salvaguarda pure la quota rosa), Centrodestra e Centrosinistra ciascuno per parte sua si consegnino uniti ai cittadini lucani.

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