Bibi Bianca, palermitano, è scrittore, autore per il teatro, regista e attore. Tra le sue opere teatrali: E fecero l’Italia; Opera buffa; il Decamerone. Tra i suoi scritti: Da papa Damaso a Clemente IX. Il godurioso regno di infallibili peccatori, santi ed eretici; Il ladro di Palermo, Briganti, Pensiero Bandito, Cartouche, Il ladro di cannoli. Vive tra Palermo e il Brasile

di Bibi Bianca

La macchina s’internò per una pista di terra battuta, girò a destra per un sentiero ciottoloso, risalì per un viottolo costeggiato da alberi.

Arrivati a una piccola spianata, prima d’inoltrarsi nel fitto della vegetazione, i tre scesero dall’auto; si caricarono addosso gli zaini militari; sistemarono i cappellini sui capelli arruffati; accesero le sigarette.

Presi dall’allegria, cantarono appassionati, lasciarono alle spalle i sentieri sterrati e s’immersero là dove la vegetazione diventava più fitta.

Delimitato lo spazio, si accamparono e iniziarono a far di conto.

– Abbiamo comprato tre succhi di frutta…

– 90 lire.

– Esatto. Tre scatole di tonno.

– Quanto?

– 270 lire.

– Addirittura – sbuffò accigliato Ino.

Il Monaco sollevò la mano e gli sventolò l’indice sotto il naso.

– Ti piace il pesce? e allora paga!

Poi, abbiamo preso 200 grammi di salame Napoli a 120 lire l’etto. Totale: 600 lire. Viene duecento lire a testa.

– Ma non dovevate offrire voi?

– La benzina! – rispose stizzito Giacomino – Vuoi pagato pure il pranzo?

– E per fortuna pane e vino li abbiamo portati da casa…- borbottò Ino e si abbracciò alla chitarra.

Il Monaco scelse l’albero giusto per fare pipì. Senza tronco contro cui mirare non trovava gusto. Giacomino trasse dallo zaino Il piccolo ranger.

– Cosa leggi?

– L’albero della morte

– Grande Blek?

– Piccolo Ranger.

– Meglio Blek!

– A me piace Piccolo Ranger.

Finita la lettura, venne il momento dei ricordi e ancora una volta rivangarono della loro prima scampagnata quando, dopo aver passato il bivio di Bolognetta, sbocciarono un coniglio che attraversava come un proiettile la strada.

Giacomino allora aveva frenato di colpo col rischio di fare un testacoda e tutti si erano precipitati a soccorrere l’animale ferito.

L’avevano caricato in auto ed erano entrati in paese alla ricerca di un veterinario. Avevano trovato solo un pediatra che categorico si era rifiutato di intervenire. Già pensavano di fare una puntata alla condotta medica di Marineo quando il coniglio era spirato tra le braccia di Ino. Il Monaco si fece subito prendere dalla paranoia perché per lui i conigli erano posseduti dagli spiriti e lo spirito poteva essergli rimasto addosso.

A quel punto si erano guardati in silenzio, prima commossi, pervasi poi da una profonda ispirazione. Erano ritornati al centro del paese, dove poco prima avevano visto una macelleria aperta.

Giacomino aveva consegnato al macellaio il coniglio, avvolto in un foglio di giornale, chiedendo il favore di averlo diviso in quattro parti.

Quel giorno, al bosco, mangiarono coniglio alla brace. E mangiò persino il Monaco che come giustificazione s’inventò che, dopo che il coniglio è arrostito, lo spirito svanisce nell’alto dei cieli… Amen.