L’esponente della minoranza del Partito Democratico ne ha per tutti: “forse non conviene né a destra, né a sinistra e neanche ai Cinquestelle riconoscere il fatto che la vicenda di Masseria La Rocca, così come quella del permesso di ricerca della Shell a Pignola, riguardi norme che sono state oggetto di referendum di dieci regioni, guidate dalla Basilicata e in particolare dal sottoscritto”.

di Angelomauro Calza

Una chiacchierata di fine anno per tracciare bilanci e delineare prospettive per il futuro. Questa la sintesi dell’intervista a Piero Lacorazza, la voce della minoranza interna al Partito Democratico.

Come finirà – perché prima o poi dovrà finire – la storia di Piero Lacorazza all’interno del Partito Democratico? Ci sono appuntamenti di vita di partito importanti abbastanza vicini.

Congresso PD (Ph Angelomà)

Congresso PD (Ph Angelomà)

Non è detto che io resti iscritto ad un partito, a questo PD. Non so cosa accadrà nelle prossime settimane, sto riflettendo se andare a votare o no al congresso degli iscritti. Ci sono due livelli: votazione degli iscritti e primarie aperte il 3 marzo. Sto valutando se andare.  Tra l’altro  non ho votato al congresso cittadino di Potenza, quando si è eletto il segretario cittadino del PD. E’ stata la prima volta nella mia vita che non ho votato a un congresso di partito. Sto valutando se farlo, seppur ci troviamo di fronte a un congresso nazionale. Osservo. Osservo questo PD e questo PD lucano davvero fuori regola, fuori misura, fuori linea, fuori luogo.

Una sorta di separati in casa?

No no. Io sto fuori di casa in questo momento. Sto tra la gente. “Loro” sì, continuano a stare in casa, nel “palazzo”, ma io continuo a stare tra la gente come ho fatto in questi anni fuori casa, fuori da quel palazzo in cui il gruppo dirigente del PD non è capace di ascoltare. Non dico che loro non incontrano persone ma ormai si vive nella curva dei tifosi, poi ci sono gli elettori che il 4 marzo hanno dato al PD il peggiore risultato della sua storia, addirittura sotto la percentuale media nazionale. Gli elettori democratici ci sono, sono ancora tanti, ma c’è un gruppo dirigente che sta ancora nella curva: la parità è finita e un certo modo di intendere la politica e il governo in questi anni sono stati sconfitti.

Lacorazza

Lacorazza

Continuando nella metafora, quando ci si separa di solito quello che lascia la casa si rifugia dalla mamma, tu dove ti sei appoggiato momentaneamente?

Io continuo a riflettere e ad ascoltare perché penso che non siamo di fronte solo a scelte sbagliate del gruppo dirigente, ma anche ad un punto della storia in cui sovranismi e populismi affondano della crisi economica, sociale e culturale. Anche per capire meglio mi sono accasato nelle piazze del riscatto, un centinaio ne ho girate, in un camper: nei luoghi del lavoro, dalla Fiat fino a Matera. Credo che nel corso di quest’ultimo anno e mezzo, come visibilmente documentato dai social e dalla stampa, io non ho mai mollato un rapporto aperto e diretto con la comunità regionale. Non mi sono rinchiuso in una direzione regionale, un’assemblea, facendo prevalere logica e prepotenza dei numeri, ma sono stato sempre ad affrontare le persone a viso aperto. Per esempio, subito dopo il 4 marzo sono andato davanti ai cancelli della FCA a Melfi in un confronto anche complicato, perché quegli operai hanno prevalentemente votato Lega e M5S. Chi altri ci è andato lì? Per caso ci è andata una parte di questo gruppo dirigente del PD che sta asserragliato a casa (o nella curva) propria?

Adesso al di là della vicenda personale e giudiziaria di Marcello Pittella, questo fatto di subordinare determinate scelte di campo  ai pronunciamenti della magistratura, personalmente pare un po’ eccessivo per un fervido sostenitore dell’indipendenza della Magistratura dalla politica, ma anche della politica dalla Magistratura. Tu che ne pensi?

Marcello Pittella, Governatore della Basilicata

Marcello Pittella,

Non c’è dubbio che sia eccessivo. Infatti l’errore più grande, che poi non so se è un errore o una strategia di una parte del PD, è quello di far schiantare Marcello Pittella in una vicenda di questo tipo. Tu ricorderai che prima del 4 marzo nella direzione regionale del PD avevo proposto la candidatura di Marcello Pittella al Parlamento. Dopo il 4 marzo ho detto “Troviamo una terza figura” e non si è fatto nulla. Il 25 giugno, prima della vicenda giudiziaria, noi della minoranza non abbiamo votato per il Pittella Bis, quindi francamente chi ha messo in mano a un tribunale la vicenda politica e personale di Pittella è qualcun altro: è a questi “altri” che bisogna rivolgere la domanda. A quelli che erano sul carro e che sono scesi o stanno scendendo; non a me che su quel carro non ci sono mai stato. 

A questo punto le sorti del centrosinistra sono inevitabilmente legate a questa vicenda, o sbaglio?

mario polese_usb

Qualcuno le ha volute legare, perciò parlo di errore politico o di una certa perfidia in questa insistenza sul Pittella Bis. Non si riesce a capire perché da sei mesi si spinga per forza questa cosa. Perché? Si voleva far decidere a un tribunale che non ci doveva essere un Pittella Bis? Grande errore. Oppure vi era la necessità per alcuni del PD di ricandidare Marcello perché senza i suoi voti non sarebbero entrati in consiglio regionale? Questo è un punto delicato.

Mi pare sia questa davvero una questione delicata.

Certamente, un punto da chiarire, ma ne aggiungo un altro. Se il gruppo dirigente del PD avesse voluto ragionare sull’ipotesi di Marcello Pittella candidato Presidente, avrebbe dovuto, in questi sei mesi, difendere l’operato della Giunta Regionale, cosa che non è stata fatta. Leggi le dichiarazioni del segretario Polese in questi mesi: prima fiducia nell’operato della Magistratura, poi dice che è stato meglio il silenzio, poi esulta quando vengono tolti i domiciliari e a seguito della sentenza della Cassazione, si incazza e si attaccano i magistrati dopo la decisione del Tribunale del Riesame. Quindi chi ha regolato gli umori e la linea politica ad una ordinanza o ad una sentenza non siamo noi. Lo stesso Matteo Orfini, renziano ortodosso, ha sconfessato la linea del gruppo dirigente lucano ribadendo fiducia nella magistratura e solidarietà a Marcello Pittella. Al contrario il gruppo dirigente del PD se avesse voluto perseguire davvero il Pittella Bis avrebbe dovuto da un lato rivendicare l’azione di governo e dall’altro riconoscere limiti ed errori prospettando una strada per superarli aprendosi alla critica, ed umilmente aprendo il campo alle forze sociali e politiche, alla società lucana. E, aggiungo, anche trovando la forza per ripensare il modello lucano, mettere in campo un progetto per la Basilicata da qui ai prossimi dieci anni.  Risulta tutto questo? No. Quindi mi pare proprio che siano stati loro stessi a mettere Pittella sul crinale giustizialismo/garantismo. 

Invece adesso tu continui nel tuo peregrinare?

Il camper con cui Lacorazza sta visitando il territorio lucano

Il camper con cui Lacorazza sta visitando il territorio lucano

Certo. E non solo: accelererò e darò forza a questo ragionamento. Proprio in queste ore sto assistendo al dibattito sul permesso di ricerca di petrolio a Masseria La Rocca/Montegrosso tra Brindisi di Montagna e Potenza; trovo particolare che questa vicenda sia in qualche modo silenziata, ma perché? Forse non conviene né a destra, né a sinistra e neanche ai Cinquestelle riconoscere il fatto che questa storia, così come quella del permesso di ricerca della Shell a Pignola, riguardi norme che sono state oggetto di referendum di dieci regioni, guidate dalla Basilicata? Come mai di questa vicenda, seria, forte, storica, unica nel panorama italiano, nessuno ne vuol parlare più? Io mi sono dato una risposta: evidentemente a pochi mesi dalle elezioni non si vuol dare atto del valore del lavoro fatto da alcuni, non da tutti. Aggiungo che non si vuol fare perché è proprio lì che si è indebolito il rapporto tra i cittadini e il PD. Ci sono fatti che ci si porta avanti da molto tempo, con un enorme peso, e la questione petrolio e ambiente sta creando uno spartiacque profondo tra questo PD e la comunità lucana. La iniziativa referendaria aveva in parte ricomposto questa frattura. Ma il dopo lo ricordiamo tutti.

Tu attribuisci quindi al petrolio la mancanza di intese e di politiche unitarie in tal senso?

Alfonso Pecoraro Scanio e Piero Lacorazza

Alfonso Pecoraro Scanio e Piero Lacorazza

Quella vicenda è stata senza dubbio uno spartiacque politico. Non ho mica alzano la voce per posti e poltrone, come taluni in maggioranza hanno fatto, fino a far mancare il voto in momenti delicati delle scelte consiliari. Come sul petrolio, anche sulla sanità ho avuto posizione nel merito difformi e distanti. Sulla vicenda petrolio si è consumata una rottura vera, alcuni giornali hanno parlato di epurazione; una scelta di Renzi con la convergenza del gruppo dirigente lucano, all’indomani del referendum, molto cruenta nei confronti di chi aveva sostenuto un’iniziativa giusta: oggi se ne vedono gli effetti. Quando si parla di Masseria La Rocca o di Shell si parla esattamente di chi come me ha combattuto quando Renzi era forte, cioè di chi ha avuto il coraggio di far capire che la Basilicata sarebbe andata esattamente dove si trova oggi, eppure Renzi scelse di rompere con la comunità lucana. Questa è una regione che ha raggiunto il quorum in quella circostanza, quindi perché mai si arrivò a quella scelta così forte? A chi voleva dare una lezione? A me? A qualcuno che rappresentavo? O addirittura all’idea che la Basilicata aveva portato avanti? Sono questi i temi su cui ci vorrebbe l’umiltà di ammettere i propri errori. 

Facciamo vestire a Piero Lacorazza i panni di “Piero Fox”:  come vedi questo 2019, cose prevedi?

Innanzitutto vedo che quest’anno la Basilicata sarà al centro dell’attenzione in Italia e nel mondo grazie a Matera 2019, sarà un anno unico e fondamentale. La seconda cosa che vedo è che il 2019 sarebbe stato un anno di difficoltà per la FCA a Melfi, invece ci troviamo di fronte al fatto che questo grande stabilimento investirà sull’auto ibrida, avendo scongiurato in parte la questione dell’ecotassa concepita originariamente dal governo Lega M5S. Quindi abbiamo dalla nostra parte un grande passo avanti nel campo del turismo e una novità altrettanto importante nel settore industriale. Aggiungo che la Regione avrà anche da incassare molte risorse dalle royalties del petrolio visto che nessuno può più tornare, se non per rivederli, sugli accordi fatti con ENI e TOTAL.

Questi due fattori positivi rappresentano larga parte del tessuto socioeconomico e produttivo della regione, quale politica li gestirà?

Bisogna dire innanzitutto che questi due fattori non esauriscono da soli la prospettiva della nostra regione. Ho letto il dossier del movimento Generazione Lucana che mi ha sollecitato, partendo dalla loro proposta di Zona Economica Giovanile, a ridefinire, con politiche mirate di sistema, un patto con i giovani lucani. Inoltre c’è un elemento che per me rappresenta veramente nei prossimi anni la differenza per chi avrà la capacità politica di gestire la regione. Il tema fondamentale nei prossimi dieci anni riguarda in particolare l’organizzazione dei servizi pubblici, sanità, scuola e mobilità. Ma l’altro grande punto riguarda una possibilità di investimento sulle infrastrutture per un miliardo e mezzo di euro. Chi gestirà tutto questo? Penso che ancora ci sia una possibilità per il centrosinistra che non ha più le percentuali di una volta, ma che intorno a un aggregatore possa trovare unità, spirito di aggregazione e armi per giocare una buona partita. 

Quindi per Piero Lacorazza il centrosinistra è ancora competitivo in Basilicata?

Secondo me è del tutto evidente che siamo di fronte ad una crisi di progetto, e anche di rigetto, “di questo” PD. Abbiamo alcune possibilità. Innanzitutto cambiare politica e politiche, per unire il Centrosinistra e il PD, come ho provato a dire in questa intervista. Poi Lega e M5S sono il blocco maggioritario ma alle elezioni regionali si presentano divisi e la legge elettorale, soprattutto col la espressione di preferenza, aiuta il radicamento sul territorio. Aggiungo un elemento che potrebbe esplodere e che si manifesterà nel Sud e in Basilicata nelle prossime settimane, allorquando, come annunciato da Salvini, l’autonomia del Veneto e della Lombardia (diverse dal tipo di regionalismo differenziato che chiedo io) sarà impostata sull’intento di trattenere tutte le risorse al Nord. Vedo anche una difficoltà crescente del M5S: dopo Caiata anche De Bonis fuori, a Rospi chiedono il perché era assente durante le votazioni della legge di stabilità alla Camera e alla Liuzzi non fanno passare l’emendamento sulla maggiore tassazione ai petrolieri. I Cinquestelle quindi, poiché non sono in grado di reggere la forza di Salvini, cominciano a manifestare contraddizioni: sono contro TAV e TAP, ma comunque si procede, soffocano il no-profit e poi dicono di voler rivedere la norma, dicono di voler abbattere le liste di attesa in sanità, ma non sbloccano il turn over per l’assunzione del personale e addirittura per l’Università lo bloccano per il 2019. Siamo in una evidente fase di improvvisazione comunicativa a dispetto di fatti concreti.