“Le offese che mi sono arrivate dalla rete sono la conferma di quanto sia importante la mia candidatura in questa fase storica di forti venti xenofobi e sessisti”.
 

di Angelomauro Calza

 

Geri Ballo, 34enne albanese, si candida nelle liste del Partito democratico in sei regioni del Sud contro Salvini. La sua è una storia di emigrazione finita bene: si. colloca tra le storie di figli di emigrati che si impegnano per l’Italia diventando modello di integrazione e di sviluppo della cittadinanza attiva. All’età di 11 anni è riuscita finalmente a ricongiungersi con la madre che era emigrata, cinque anni prima, in Italia, illusa dalla promessa di un lavoro rivelatosi una bufala. E’ cresciuta con i nonni in Albania facendo volontariato dalle suore di madre Teresa di Calcutta (che l’aveva presa in simpatia) e sognando un’Europa unita che le permettesse di raggiungere la madre. In quel tempo a nessuno era possibile avere contatti con l’estero, radio e tv di altri Paesi erano vietate e di notte facevano suonare gli allarmi per terrorizzare la popolazione. Quando finalmente, a 11 anni, riesce a raggiungere la madre in Italia, inizia a dedicarsi al sociale. Adolescenza passata a costruire ponti tra gli italiani e gli albanesi seguendo la sua passione per la cultura Arbëresh. Laurea in Relazioni Internazionali, master in Politiche, Programmi e Progettazione europea, si dedica alla tutela delle minoranze linguistiche, tanto da diventare console e responsabile della cultura all’ambasciata albanese a Roma, occupandosi delle diaspore.

 

Un’albanese che si candida in 6 regioni del Sud non è certo cosa da poco, che possa passare inosservata in questo momento storico caratterizzato dalle politiche sui flussi migratori del ministro degli interni Salvini sicuramente più stringenti rispetto persino alla Bossi-Fini. E’ una sfida o una provocazione?

 

Geri Ballo

Geri Ballo

Credo che sia un bene che questa cosa non passi inosservata in questo momento storico, “deve” passare osservata, cioè devono essere osservati una presenza e il desiderio di essere parte della società e contribuire alla società che hanno gli uomini italiani, che hanno le seconde generazioni. Deve passare possibilmente osservato il fatto che questi trent’anni nei quali la comunità italo-albanese a fianco ad altre comunità è stata presente, attiva, è diventata man mano parte del tessuto sociale del paese, hanno prodotto il fatto che io come moltissime altre persone in altri livelli dell’amministrazione vogliamo partecipare anche alla politica, vogliamo dare il nostro contributo e mettere a disposizione le nostre storie per dire alle persone di non avere paura. Non è una provocazione, ma una cosa completamente naturale, che dopo trent’anni di immigrazione in Italia dovrebbe essere totalmente normale che i figli di questa immigrazione siano candidati così come sono studenti, operai, imprenditori e non dovrebbe esserci nulla di strano. Il fatto che viene vissuta come una sfida o una provocazione racconta anche i tempi che stiamo vivendo, tempi in cui sembra così innaturale che un immigrato invece di nascondersi si faccia vedere pubblicamente da suonare come una provocazione.

Ha ricevuto insulti dalla rete, sui social per questa sua candidatura…

Le offese che mi sono arrivate dalla rete mi addolorano, ma sono anche la conferma di quanto sia importante la mia candidatura in questa fase storica di forti venti xenofobi e sessisti. Ho avuto molte telefonate e messaggi di solidarietà. L’Italia è un paese di persone straordinarie, spero andranno tutti a votare per le elezioni europee perchè sono determinanti.

 

Giovanissima, diventa Console dell’Ambasciata Albanese in Italia, un incarico non da poco, ed ha così modo di vivere più da vicino le realtà europee e mettere in pratica la sua laurea in reazioni Istituzionali: quanto è importante ridurre le periferie d’Europa?

Il Parlamento Europeo a Strasburgo

Il Parlamento Europeo a Strasburgo

E’ importantissimo ridurre le periferie d’Europa, è importantissimo che nessuno venga lasciato indietro, è importantissimo mettere al centro le persone. Uno dei punti in cui seriamente c’è da riformare l’Europa è proprio quello di non lasciare indietro nessuno. In questo senso quello che io propongo per il meridione è che venga ribaltata completamente la visione che lo vede come periferia d’Europa, che invece deve essere trasformata in una visione in cui il meridione è al centro di un Mediterraneo che torna ad essere un luogo strategico per l’Italia. L’Italia si affaccia su un luogo che ha una storia, una cultura e un vissuto degni di rispetto e al quale guardare anche come punto di riferimento ed esempio che può darci delle indicazioni anche per il presente.
Il problema è come si guarda all’altro e in questo senso c’è chi ha sempre guardato a un altro luogo come periferia, purtroppo c’è chi ha guardato al sud come periferia, ad esempio la Lega Nord è uno di quei partiti che lo ha fatto e bisogna anche contrastare questo tipo di visione. Le periferie d’Europa si riducono anche dando un senso compiuto e profondo al pilastro sociale dell’Unione Europea.

 

Ha conosciuto Madre Teresa di Calcutta: cosa ritiene di aver praticato dei suoi progetti?

Io so di aver praticato molto meno di quanto vorrei dei suoi progetti. Per me rimane sempre come una stella polare alla quale mi ispiro ma di certo non mi avvicino. Quello che ritengo di praticare nella mia quotidianità è l’amore e il rispetto per il prossimo, la considerazione, il fatto di dare amore e creare empatia. Io credo che la maggior parte delle persone, anche le più aggressive, in realtà soffrano terribilmente di mancanza di amore, mancanza di considerazione, mancanza di cura. In questo senso la mancanza di affetto è uno dei mali peggiori, grazie a dio è un male curabile e quindi non dimentico questa lezione e cerco di metterla in pratica nella mia vita.

 

Le piace questa Europa, oppure come la vorrebbe? Qual è il suo progetto?

Non credo che questa sia l’Europa che sognavamo, non credo che sia l’Europa migliore che potremmo avere. Certamente potremmo costruire insieme molto di più e molto meglio rinunciando agli egoismi che fanno sì che l’Europa sia solo degli stati membri e che ognuno degli stati membri a seconda di ciò che fa comodo a livello di politica interna dica una cosa piuttosto che un’altra e non pensi al bene comune. Questo tipo di Europa non va bene, non è quella che era stata immaginata dai fondatori che si basavano su un sogno.
Non è che l’Europa immaginata da chi la ha fondata sia bella a prescindere, era bella perchè basata su un sogno in cui convivevano due aspetti: la fratellanza e il benessere, cose che rendono la pienezza dell’uomo, noi siamo fatti di desiderio di affetto, desiderio di sentirci vicini agli altri, dare un senso alla nostra esistenza, e siamo però fatti anche di carne, di quotidianità e quindi di bisogni anche di questo tipo. Per questo è altissimo l’ideale dei padri fondatori, oggi rischiamo di perdere quel sogno perchè siamo preda del cinismo e di un atteggiamento per cui tutto ciò che parla di ideali è da abbandonare oppure nasconde dietro chissà quali desideri di arricchimento. Questa è l’impostazione che ci stiamo dando, il discorso volendo è anche più grande dell’Europa, ma quello che vorrei è un’Europa che ripartendo e recuperando il sogno ritrovi anche quella visione e desiderio di fratellanza e benessere sociale che la ha caratterizzata.

 

Come vive il momento di crisi della sinistra in Italia e quanto ritiene di potersi identificare nel nuovo progetto socialista spagnolo? Ritiene possa essere adottato anche in Italia e in sede di Parlamento Europeo?

Geri Ballo

Geri Ballo

Il modello spagnolo è il più lampante esempio di come si possa governare – e bene – da una prospettiva di sinistra mantenendo consenso e attuando riforme importanti. Abbiamo evidentemente differenze culturali, politiche, statuali tra l’Italia e la Spagna. Credo tuttavia che si debba trarre il significato politico della straordinaria esperienza del governo Sanchez (e voglio ricordare anche gli ottimi risultati del governo Costa in Portogallo) cominciando in primo luogo dal sottolineare la cesura netta con la stagione dell’austerità.
Tutto inizia da qui: per arrivare a scrivere la finanziaria “più a sinistra della storia”, come è stato giudicato il nuovo corso economico di Pedro Sanchez, si è voluto dare un segnale di chiusura con la cieca austerity, che ha colpito in misura maggiore proprio i Paesi del Sud dell’Europa. Patrimoniale, aumento del salario minimo, lotta all’evasione, politiche per la casa, rivalutazione delle pensioni, parità di genere e riforme ambientaliste: sono queste le misure centrali. Misure che potremmo definire radicali, ma certamente non populiste né irresponsabili. Il prossimo Parlamento Europeo può fare tantissimo per estendere questa radicalità anche a una nuova visione progressista per il governo dell’Europa, e certamente è urgente adottare questa visione anche il nostro paese: sono infatti proposte in grado finalmente di ribaltare alcune delle cause strutturali della lunga crisi italiana, come la bassa produttività, gli stipendi non elevati, una povertà diffusa unita a disoccupazione molto alta.

Ritiene sia possibile recuperare quei fondi strutturali che sono stati restituiti per scadenza dei termini utili per il loro utilizzo?

Ritengo sia necessario e possibile recuperare i fondi strutturali non usati dall’Italia per indirizzarli con bandi diretti ai giovani del Sud. Come? Costituendo a Bruxelles un nucleo operativo che faccia da filo diretto per aiutare gli uffici tecnici degli enti locali e tutte le persone che vogliono accedere ai progetti europei, e farà da supporto sia per la formazione del personale.